martedì 7 ottobre 2008

...l'inverno del nostro scontento...

...il pessimismo è un pleonasmo...anticipazione di quello che accadrà...



...del crollo degli dèi una cosa si può dire con certezza...non è un crollo da poco... si frantumano fracassandosi o affondano giù in una melma verdastra...è una noia doverli ricostruire...non tornano più a brillare...

giovedì 2 ottobre 2008

...il supremo pericolo della volontà...

arte...soltanto essa può spiegare quei pensieri nauseati per l'orrore o l'assurdità dell'esistenza in rappresentazioni con cui si possa vivere...il sublime come addomesticamento artistico dell'orrore e il comico come sfogo artistico del disgusto per l'assurdo...



Chi mi dice ti amo
chi mi dice ti amo
ma togli il cane
escluso il cane
tutti gli altri son cattivi
pressoché poco disponibili
miscredenti e ortodossi
di aforismi perduti nel nulla

chi mi dice ti amo
chi mi dice ti amo
se togli il cane
escluso il cane
non rimane che gente assurda
con le loro facili soluzioni
nei loro occhi c'è un cannone
e un elisir di riflessione

e tu non torni qui da me eh eh
perché non torni più da me
...
Chi mi dice ti amo
chi mi dice ti amo
ma togli il cane
escluso il cane
paranoia e dispersione
inerzia grigia e films d'azione
allestite anche le unioni
dalle ditte di canzoni

e tu non torni più da me eh eh
perché non torni più da me

e tu non torni qui da me eh eh
perché non torni più da me
...

...che cos'è parola...

...uno stimolo nervoso trasferito in un'immagine...prima metafora...l'immagine poi plasmata in un suono...seconda metafora...ogni volta un cambiamento completo...cambiamento...passaggio...sovvertimento...è la musica...la sonorità...il grido...il cuore del coro da cui nasce la tragedia...



...il coro...il luogo della disposizione musicale...la spazialità dell'incanto sonoro...

E' vero, siamo tutti greci...veniamo tutti di lì...ma poi di fronte a certi linguaggi ci prendono i brividi...le tragedie sono un mistero di cui abbiamo completamente perso la memoria...memoria di come le usassero...memoria di come si divertissero a sentirsene coinvolti e poi ancora...all'interno...il coro...un lavoro da crittografi per decifrare déi strani dei quali si è persa la memoria...chi fossero...cosa facessero...poi un coro è un coro perchè si canta...strano...noi abbiamo soltanto le parole non conserviamo memoria della musica...una limitazione ma anche una libertà che traguarda gli spazi...il dentro...il fuori...i caratteri...

Eschilo...Sette contro Tebe

...due fratelli...Eteocle e Polinice...nemici...sono ancora ragazzi, principi...lottano per il possesso di Tebe dopo la morte di Edipo...Eteocle tiene la città...Polinice la assedia con un esercito enorme pericoloso...l'assedio dura ormai da diverse settimane...dentro la città i tebani che cercano di difendersi...l'emotività è lasciata all'espressività e all'impeto di un gruppo di fanciulle...non vecchi...non donne...un coro di fanciulle che non avendo compiti in questa contingenza può quantomeno osservare...

CORO
Ululo orrore abisso d'angoscia:
dilaga l'armata.
Straripa dal campo marea vasta fulminea di gente al galoppo.
La vedo! È spia quel volo di polvere in cielo:
non ha voce ma parla sicuro non mente.
La mia terra è preda di zoccoli cupi.
S'insinua il rombo s'impenna rugge:
un'acqua a schiantare la rupe diresti
trionfante.
Dèi oh dee sperdete quest'alba di male.
Urlio varca la cinta. Barbaglio di scudi.
Il nemico si muove schierato ritma il passo su Tebe.
Chi farà scudo? Chi potrà arginare
un dio una dea?
Che altro mi resta se non adorare prostrata i Potenti?
O Maestà benedette
culmina l'ora d'abbracciare le sante effigi.
Pianto su pianto: vano l'indugio.
Vi giunge o non vi giunge battito di scudi?
Se non oggi quando intrecceremo suppliche fatte di veli e ghirlande?
Ho negli occhi il tumulto: non è cozzo di lancia solitaria!
Che decidi? Rinneghi vecchio dio del paese
o Ares la tua Tebe?
O potente Elmo d'Oro volgi gli occhi alla terra che un tempo legasti al tuo affetto.

...il dentro...il fuori...la contrapposizione...il campo esterno è enorme mentre il gruppo dapprima spavaldo all'interno si fa sempre più stretto...

Celesti patroni di Tebe apparite guardate quest'ala di donne che fa voti per non essere schiava.
Rigurgita accerchia la cinta
marea di eroi.
Spumeggiare di creste ai soffi rabbiosi di Morte.
O cosmica Potenza Zeus padre sbarra senza spiragli l'assalto predone.
E gli Argivi attanagliano la fortezza di Cadmo: orrore
lame nemiche!
In bocca ai cavalli le briglie battono ritmo omicida.
Sette eroi - gemme in mezzo all'armata - corazze irte di picche ai sette varchi si schierano: ciascuno al suo posto fatale.

Figlia di Zeus Potenza che nel sangue hai la lotta fa' barriera al paese o Atena!
E tu o Santo che cavalchi e reggi l'abisso con l'arma che arpiona
Posidone sciogli sciogli noi dall'angoscia!
E tu Ares veglia sul borgo che ha Cadmo nel nome: fa' capire ch'è tuo che l'ami! Tu Cipride radice materna del sangue storna ogni male: da te noi siamo sorti e a te ricorriamo col canto in cui vibra il tuo nome divino.
E tu dio del Lupo fatti sterminatore del lupo armato nemico...
E tu figliuola di Leto arma il tuo arco.

Fragore di ruote accerchia la rocca lo sento!
O Maestosa Era ululavano i perni per lo sforzo degli assi:
Artemide mia l'aria pulsa folle squarciata di dardi.
Che accadrà della patria? Che ne sarà?
Fin dove dio sospinge il limite estremo?

Sassaiola bersaglia gli spalti lassù: o Apollo mio!
Rombo di piastre metalliche ai varchi.
Esaudisci tu che al cenno di Zeus risolvi con fine solenne la guerra
sul campo.
E tu santa benedetta Onca fuori le mura salva il tuo sacrario dalle sette porte!

Dèi dèe cosmiche Forze Potenze estreme scolte ai baluardi della patria non tradite il paese segnato dal ferro all'armata che parla straniero.
Esaudite - come è santo e giusto - queste donne in preghiera con le palme protese.
Oh mie Potenze divine curvatevi su Tebe salvatrici splendete di luce d'amore. Prendetevi a cuore il popolo devoto e se il cuore vi spinge lo porrete in salvo. Fate mente vi prego ai riti solenni in cui si consuma l'amore di Tebe.


...aspettativa comune di morte...sempre più stringente...sempre più imminente...i cardini delle porte di Tebe stanno cedendo all'impeto ed Eschilo mette in atto l'astuzia più sottile...l'astuzia ultima...o Zeus potenza divina difendimi dalle forze contrarie...strani tipi questi greci antichi...partono per descriverti una battaglia e tu stai lì e pensi di esservi nel mezzo e poi invece finisce che ti raccontano come abbiamo imparato a pregare...

mercoledì 24 settembre 2008

...non era la mia giornata...nè la mia settimana...nè il mio mese...nè il mio anno...nè la mia vita...accidenti...



...nell'ultimo sogno che avevo fatto ero disteso sotto un elefante, non riuscivo a muovermi e lui stava mollando uno degli stronzi più grandi che avete mai visto, stava proprio per cadere quando il mio gatto, Hamburger, mi aveva camminato sulla testa e mi ero svegliato...se raccontate un sogno simile a uno strizzacervelli lui ne cava fuori qualcosa di terribile. Dato che lo pagate troppo, vuole assicurarsi che vi sentiate male. Vi dirà che lo stronzo è un pene e che voi o ne avete paura o lo desiderate, qualche cavolata del genere...quello che intende davvero è che lui ha paura del pene o lo desidera...è solo un sogno a proposito di un grande stronzo di elefante, niente più...a volte le cose sono proprio come sembrano, ecco tutto. Tenetevi in tasca i soldi...o puntateli su un buon cavallo...in fin dei conti non ero ancora morto...solo in uno stato di rapido decadimento...

C. Bukowski "Pulp"

...ossessione come irragionevolezza strutturale...insomma...un buon inizio...

lunedì 11 agosto 2008

...consiglieri...




Solitario può essere paradossalmente indistinguibile da solidale...tenacemente al fianco della propria morte...al fine contrapposizione tra essere accessibile e essere altro...quel pensiero diverso che vorremmo ricacciare nel profondo...sorpresi...spaventati da quanto gli abbiamo sentito suggerirci...

"...mi sentivo profondamente avvilito e non lo vidi chinarsi su di me finchè non mi sussurrò qualcosa all'orecchio. All'inizio non capii, allora lo ripetè. Mi disse di voltarmi facendo finta di nulla e di guardare verso un masso che stava alla mia sinistra. Disse che la mia morte mi stava osservando e che se mi fossi girato al suo segnale forse sarei riuscito a vederla. Mi fece segno con gli occhi. Mi voltai e mi sembrò di cogliere un guizzo sulla roccia. Sentii un brivido, i muscoli addominali mi si contrassero involontariamente e avvertii uno spasmo. Dopo un momento mi ricomposi e cercai di darmi una spiegazione razionale: quel movimento guizzante era stato un'illusione ottica provocata dal fatto che mi ero voltato all'improvviso. La morte è la nostra eterna compagna, disse Don Juan molto seriamente. E' sempre alla nostra sinistra, alla distanza di un braccio. Ti stava osservando...ti ha sussurrato nelle orecchie e tu hai sentito un brivido...ti ha sempre osservato e lo farà sempre fino al giorno in cui busserà alla tua porta. Tese il braccio a sfiorarmi leggermente la spalla e nello stesso tempo produsse un profondo schiocco con la lingua...l'effetto fu devastante, fui quasi sul punto di vomitare. Si...disse dopo una lunga pausa...uno di noi qui deve cambiare e in fretta...uno di noi deve imparare di nuovo che la morte è il cacciatore e che sta sempre alla nostra sinistra..."

C. Castaneda "Viaggio a Ixtlan" 1972

sarkasmos...tagliare un pezzo di carne da qualcuno...volontariamente beffardo...




...bitter...


Altare: Luogo sul quale anticamente il sacerdote interrogava le viscere della vittima sacrificale per trarne gli auspici e ne cuoceva le carni per gli dei. Parola oggi poco usata, se non in riferimento al volontario sacrificio della libertà e della pace compiuto da due stolti individui di sesso diverso.

Amicizia: Una nave abbastanza grande per portare due persone quando si naviga in buone acque, ma riservata a una sola quando le acque si fanno difficili.

Ammirazione: La nostra cortese ammissione che un'altra persona ci somiglia.

Ammirevole: Quello che faccio bene io, da non confondere con quello fai bene tu.

Ammissione: Confessare. L'ammissione delle altrui colpe è uno dei più nobili doveri imposti dall'amore per la verità.

Amore: Parola inventata dai poeti per far rima con cuore.

Angoscia: Malattia che si contrae davanti allo spettacolo continuato della prosperità di un amico.

Anno: Una serie di trecentosessantacinque delusioni.

Antipatia: L'ispira l'amico dell'amico.

Applauso: L'eco di un luogo comune.

Astinente: Dicesi di persona debole che non sa resistere alla tentazione di negarsi un piacere.

Audacia: Una delle più notevoli qualità dell'uomo quando è in una posizione inattaccabile.

Bellezza: Il mezzo con cui una donna conquista l'amante e terrorizza il marito.

Bruttezza: Dono che gli dei fanno a certe donne, e che rende possibile la virtù senza l'esercizio dell'umiltà.

Calamità: Le calamità sono di due tipi: la nostra sfortuna e la fortuna degli altri.

Cannone: Strumento impiegato per la rettifica dei confini nazionali.

Catechismo: Una scelta di indovinelli teologici in cui dubbi universali ed eterni vengono risolti con risposte limitate ed evasive.

Cavolo: Ortaggio familiare ai nostri orti e alle nostre cucine, grosso e saggio all'incirca quanto la testa di un uomo.

Cervello: Organo con cui pensiamo di pensare.

Cinico: Mascalzone che, a causa di un difetto alla vista, vede le cose come realmente sono e non come dovrebbero essere.

Compromesso: La composizione di un conflitto di interessi che dà a entrambi i contendenti la soddisfazione di pensare di aver ottenuto qualcosa di insperato, e di perdere soltanto entro i limiti del dovuto.

Confessione: Sacramento per cui il sacerdote si dispone a perdonare i peccati grossi in cambio del piacere di sentirsi raccontare quelli piccoli.

Confine: In politica, la linea immaginaria fra due nazioni che separa gli immaginari diritti dell'una dagli immaginari diritti dell'altra.

Consultare: Consiste nel richiedere l'approvazione altrui in merito a una decisione già adottata.

Convento. Luogo di ritiro per signore che desiderano poter meditare a loro agio sugli effetti letali dell'ozio.

Cristiano: Seguace degli insegnamenti di Cristo finché questi non contraddicano i peccati cui indulge più volentieri.

Dentista: Un prestigiatore che, dopo aver messo del metallo nella tua bocca, tira fuori monete dalle tue tasche.

Destino: Misteriosa entità che dovrebbe controllare tutte le sorti umane e che viene invocata soprattutto da chi sbaglia per scusare il proprio insuccesso e dai tiranni per giustificare i propri crimini.

Diagnosi: Talento molto sviluppato fra i medici che consiste nell'intuire l'entità del conto in banca del paziente in modo da poter stabilire quanto a lungo debba essere ammalato.

Dilettante: Pubblica calamità che scambia il gusto con il talento e confonde la sua ambizione con le sue capacità effettive.

Diplomazia: L'arte e il dovere di mentire per il proprio paese.

Discussione: Uno dei tanti metodi per confermare gli altri nei loro errori.

Dottore: Un gentiluomo che prospera con le malattie e muore con la buona salute. (

Egocentrico: Persona dai gusti volgari, più interessata a se stessa che a me.

Egoista: Persona priva di considerazione per l'egoismo altrui.

Epidemia: Malattia a tendenza sociale e assolutamente sgombra da pregiudizi.

Epitaffio: Iscrizione tombale che dimostra chiaramente come le virtù acquisite con la morte abbiano effetto retroattivo.

Età avanzata: Momento della vita in cui si chiude un occhio sui vizi che ci si possono ancora concedere e si scagliano fulmini su quelli che non si è più in grado di commettere.

Fedeltà: Virtù particolare che contraddistingue coloro che stanno per essere traditi.

Felicità: Gradevole sensazione suscitata dalla contemplazione delle miserie altrui.

Gentile: Esperto nell'arte e nella pratica della dissimulazione.

Gratitudine: Un sentimento che sta a metà strada fra il beneficio ricevuto e quello previsto o atteso.

Intelligenza: Nella nostra civiltà, e nella nostra forma di governo repubblicano, l'intelligenza è tenuta in così alta considerazione che la si esonera automaticamente dal peso di qualsiasi pubblico ufficio.

Interprete: Chi mette due persone di lingua diversa in grado di capirsi, ripetendo all'uno e all'altro quello che gli fa comodo abbiano detto.

Istruzione: Quella dote che spiega al saggio e nasconde allo stolto i motivi della loro incapacità di capire.

Matrimonio: Lo stato o condizione di una piccola comunità, costituita da un padrone, una padrona, e due schiavi: in tutto due persone.

Mendicità: La condizione di chi ha fatto affidamento sulla solidarietà degli amici.

Moglie: Una donna con uno splendido avvenire dietro le spalle.

Mortalità: La faccia dell'immortalità che noi conosciamo.

Nozze: Cerimonia nella quale due persone si impegnano a diventarne una, una persona si riduce al nulla, e il nulla da allora sarà più sopportabile.

Omeopata: L'umorista della professione medica.

Ozio: Intervalli di lucidità nei disordini della vita.

Pace: Nel diritto internazionale, si definissce così un periodo di inganni reciproci compreso fra due fasi di combattimento aperto.

Pazienza: Forma minore di disperazione, travestita da nobile virtù.

Politica: Conflitto di interessi mascherato da lotta fra opposte fazioni. Conduzione di affari pubblici per interessi privati.

Pregare: Pretendere che le leggi dell'universo vengano annullate a favore di un singolo postulante, il quale se ne confessa del tutto indegno.

Prete: Gentiluomo che sostiene di conoscere la giusta direzione per raggiungere il Paradiso, e pretende di estorcerci un pedaggio per quel tratto di strada.

Profezia: L'arte di vendere la propria credibilità impegnandosi a consegnarla a domicilio più avanti.

Realtà: Il sogno di un filosofo impazzito.

Riconsiderare: Cercare una giustificazione per una decisione già presa.

Rifiuto: Ci sono vari tipi di rifiuto, graduati secondo una scala discendente di finalità: il rifiuto assoluto, il rifiuto condizionale, il rifiuto probabile o ipotetico e il rifiuto femminile. Quest'ultimo tipo viene anche chiamato da alcuni studiosi il rifiuto affermativo.

Seccatore: Persona che parla quando tu vorresti che ascoltasse.

Storia: Resoconto per lo più falso di eventi per lo più irrilevanti provocati da sovrani per lo più mascalzoni e da soldati per lo più folli.

Telefono: Infernale invenzione che elimina purtroppo parte dei vantaggi inerenti alla saggia abitudine di tenere a distanza le persone sgradevoli.

Ultimatum: In diplomazia, è l'ultima richiesta prima di passare alle concessioni.

Vigliacco: Chi, nell'emergenza del pericolo, pensa con le proprie gambe.

Zelo: Malattia nervosa che colpisce talvolta i giovani e gli inesperti.


[Satana] "Vorrei chiedere un unico favore" egli disse. [Dio] "Di' pure". "Mi risulta che sta per essere creato l'uomo. Avrà bisogno di leggi". "Miserabile! Tu, destinato ad essere il suo avversario, tu, che dall'alba dell'eternità sei stato riempito d'odio per l'anima sua, tu chiedi il diritto di fargli le leggi?". "Chiedo perdono; ciò che domando è che gli sia permesso di farsele da solo". E così fu ordinato.

A. Bierce "Dizionario del diavolo" 1909

venerdì 1 agosto 2008

Leonia della seconda era NaziFascista


Leonia, la città seppellita dai rifiuti
di Italo Calvino
La città di Leonia rifà se stessa tutti i giorni: ogni mattina la popolazione si risveglia tra
lenzuola fresche, si lava con saponette appena sgusciate dall’involucro, indossa vestaglie
nuove fiammanti, estrae dal più perfezionato frigorifero barattoli di latta ancora intonsi,
ascoltando le ultime filastrocche dall’ultimo modello d’apparecchio.
Sui marciapiedi, avviluppati in tersi sacchi di plastica, i resti della Leonia d’ieri
aspettano il carro dello spazzaturaio. Non solo tubi di dentifricio schiacciati, lampadine
fulminate, giornali, contenitori, materiali d’imballaggio, ma anche scaldabagni,
enciclopedie, pianoforti, servizi di porcellana: più che dalle cose che ogni giorno
vengono fabbricate vendute comprate, l’opulenza di Leonia si misura dalle cose che ogni
giorno vengono buttate via per far posto alle nuove. Tanto che ci si chiede se la vera
passione di Leonia sia davvero come dicono il godere delle cose nuove e diverse, o non
piuttosto l’espellere, l’allontanare da sé, il mondarsi d’una ricorrente impurità. Certo è
che gli spazzaturai sono accolti come angeli, e il loro compito di rimuovere il resto
dell’esistenza di ieri è circondato da un rispetto silenzioso, come un rito che ispira
devozione, o forse solo perché una volta portata via la roba nessuno vuole più averci da
pensare.
Dove portino ogni giorno il loro carico gli spazzaturai nessuno se lo chiede: fuori della
città, certo; ma ogni anno la città s’espande, e gli immondezzai devono arretrare più
lontano; l’imponenza del gettito aumenta e le cataste s’innalzano, si stratificano, si
dispiegano su un perimetro più vasto. Aggiungi che più l’arte di Leonia eccelle nel
fabbricare nuovi materiali, più la spazzatura migliora la sua sostanza, resiste al tempo,
alle intemperie, a fermentazioni e combustioni. E’ una fortezza di rimasugli
indistruttibili che circonda Leonia, la sovrasta da ogni lato come un acrocoro di
montagne.
Il risultato è questo: che più Leonia espelle roba più ne accumula; le squame del suo
passato si saldano in una corazza che non si può togliere; rinnovandosi ogni giorno la
città conserva tutta se stessa nella sola forma definitiva: quella delle spazzature d’ieri
che s’ammucchiano sulle spazzature dell’altro ieri e di tutti i suoi giorni e anni e lustri.
Il pattume di Leonia a poco a poco invaderebbe il mondo, se sullo sterminato
immondezzaio non stessero premendo, al di là dell’estremo crinale, immondezzai
d’altre città, che anch’esse respingono lontano da sè montagne di rifiuti. Forse il mondo
intero, oltre i confini di Leonia, è ricoperto da crateri di spazzatura, ognuno con al
centro una metropoli in eruzione ininterrotta. I confini tra le città estranee e nemiche
sono bastioni infetti in cui i detriti dell’una e dell’altra si puntellano a vicenda, si
sovrastano, si mescolano.
Più ne cresce l’altezza, più incombe il pericolo delle frane: basta che un barattolo, un
vecchio pneumatico, un fiasco spagliato rotoli dalla parte di Leonia e una valanga di
scarpe spaiate, calendari d’anni trascorsi, fiori secchi sommergerà la città nel proprio
passato che invano tentava di respingere, mescolato con quello delle città limitrofe,
finalmente monde: un cataclisma spianerà la sordida catena montuosa, cancellerà ogni
traccia della metropoli sempre vestita a nuovo. Già dalle città vicine sono pronti coi rulli
compressori: per spianare il suolo, estendersi nel nuovo territorio, ingrandire se stesse,
allontanare i nuovi immondezzai.
Da Italo Calvino, Le città invisibili, Torino, Einaudi, 1972, p. 119