lunedì 29 ottobre 2007

Il sole nero




"Era un vecchio che pescava da solo su una barca a vela nella corrente del golfo, ed erano ottantaquattro giorni ormai che non prendeva un pesce..."
E' l'inizio de Il Vecchio e il Mare, uno dei libri più famosi di Hemingway...racconta una storia molto semplice...Santiago, il vecchio pescatore, sono 84 giorni che non pesca nulla, per lui significa fame, miseria, la pesca è il suo lavoro non certo un hobby...parte con la sua barca da povero pescatore e gli accade una cosa insieme molto bella ma anche molto brutta, molto fortunata e anche molto sfortunata, abbocca ad uno dei suoi ami un pesce...ma non un pesce normale...un pesce enorme, uno dei più grandi della sua vita...ha così inizio il duello tra il vecchio e il pesce, duello che dura un giorno una notte e un giorno...il pesce appena abbocca reagisce fuggendo, non esce dall'acqua, rimane sotto e fugge trascinando con sè la barca...un lungo duello...

Insomma...una storia di pesca...scritta tra l'altro con uno stile scarno, secco, volutamente antiretorico...ma per chi legge è ovvio che questa storia non è solo la storia di un pesce e di un pescatore e se racconta un duello, non è semplicemente quello che c'è tra un cacciatore e la sua preda...
c'è un momento in cui ci si accorge che non è solo quello e che il libro in realtà racconta qualcosa di diverso...qualcosa di più...

"...poi si guardò alle spalle e vide che la terraferma era scomparsa...(ed è qui in questo momento...in questo luogo...che la storia diventa qualcosa di più...lasciati ormai tutti i riferimenti certi...) non importa pensò, posso ancora rientrare con le luci dell'Havana...ci sono ancora due ore prima che tramonti il sole e forse verrà fuori prima...sennò forse verrà fuori con la luna...sennò forse verrà fuori con l'alba...non ho crampi e mi sento forte, è lui che ha l'amo in bocca...che pesce però, per tirare così...mi piacerebbe vederlo...mi piacerebbe vederlo un momento solo per sapere contro che cosa devo combattere...

eccolo lì...
e uno pensa...ma questa frase io l'ho già sentita...è mia...mi appartiene...viene da un mondo in cui sono stato...
allora...da dove viene questa frase? perchè ci fa scattare questa sensazione?

forse perchè appartiene ad un angolo della nostra esperienza che ha a che fare con un certo tipo di dolore, anzi con una certa lotta contro un certo tipo di dolore...ci sono dolori che non si vedono, che corrono sotto e ci portano via...proprio come il pesce...dolori a cui è difficile anche solo dare un nome...

azzardiamo...proviamone uno fra tanti...disagio di vivere...di fronte a questo disagio, a questo dolore, il pensiero è sempre...va bene...io combatto...giorno...notte...sempre...ma mi piacerebbe vederlo...almeno una volta...

Hemingway l'ha nominato...molti altri l'hanno fatto...i libri che parlano di quel dolore sono moltissimi e non a caso...perchè i libri ci difendono dalle cose che più temiamo...e forse raccontandole ci salvano anche un pò...
Esiste una grande letteratura che racconta di questo...e c'è un grande scrittore che più di ogni altro forse, si è spinto in fondo nella disamina di questo disagio...Italo Svevo...che non solo nel suo capolavoro La coscienza di Zeno, ma in tutti i suoi scritti, scopre che la vita fa male, che la vita è una malattia e che l'unica cosa da fare è cercare di ignorare questa verità, cercare di aggirare la vita come malattia e riderne...

ecco quindi che Svevo parla dell'inettitudine a vivere come condizione...ma questa che all'inizio sembra una cosa negativa, alla fine diventa una paradossale salvezza...dall'inettitudine si trae una sorta di selvaggia libertà...la forza di ridere di questo disagio...e scrivere dirà Svevo assomiglia molto all'inettitudine, perchè è un modo di essere fuori dalla vita...scrivere anzichè vivere...

Il protagonista della Coscienza di Zeno dirà ad un certo punto..."io non sono mai stato malato...infatti non sono mai guarito..." e in questa frase c'è tutto il paradosso della vita come malattia...

ma la soluzione per essere completamente dentro la vita...può essere davvero esserne fuori?
...vagheggiando la salvezza...

(continua)

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