lunedì 5 novembre 2007

...del leggere e dello scrivere...



...allora...riprendiamo il discorso...
...si parlava di ferite...di sopravvivenza al caos del mondo...
...mi è sopraggiunta l'idea...la possibilità...che la letteratura nasca da una sorta di risentimento...

Lo scrittore è l'uomo contro, che si ribella...l'uomo offeso che non ci sta...è un mito?una bella favola che raccontiamo e che ci raccontiamo??

Tutto sommato può essere vero all'origine...molto probabilmente chi scrive, dipinge, compone, interpreta quel no che tutti gli uomini dicono alla morte...questo enorme enigma che ci attanaglia, che ci aspetta...quindi l'arte è un risentimento nei confronti dell'essere condannati...poi c'è anche il risentimento oggettivo, nei confronti dell'ingiustizia del reale, del caos del mondo.

La stessa costruzione della lingua o del linguaggio pittorico o musicale, è veramente un contrapporre al disordine del mondo un ordine, un'armonia perfetta, o al contrario è un contrapporre ad un finto ordine del mondo, un modo basso, volgare, volutamente esploso...
L'idea della morte nella vita di tutti è la ferita...forse è questa che viene interpretata come prima cosa...
ferita...presenza della morte...evasione...il dire no...l'assurdità celebrata nell'arte come dissenso...

La letteratura come parodia per dire no all'assurdità della vita...mah...potrebbe essere...oppure la figura dell'eroe perdente...l'eroe che combatte e viene sconfitto...anche...
L'ultima rappresentazione di questo eroe è il personaggio delle comiche del muto, visione parodistica e comica dell'eroe tragico perdente...

Ma ecco la vera domanda...alla luce di quanto detto...per un popolo che si ribella, può funzionare la figura dello scrittore come guida? insomma...con i libri si può fare la rivoluzione? o la rivoluzione attuata perde ogni possibilità di essere nutrita dagli scrittori?
...forse chi non sa dire di si, non può partecipare, ma solo preparare....

...complicazione...

Nessun commento: