
Raymond Carver fece durante tutta la sua vita una cosa molto particolare...scrisse racconti...ma racconti brevi a volte anche brevissimi...in realtà le sue erano fotografie...o se volete pensare alla vita come ad un nastro, tagliava dei piccoli segmenti di questo nastro e li appiccicava sulla carta...li imprimeva...in questo è stato forse il più grande di tutti...
La vita che lui lasciava scorrere e ogni tanto tagliuzzava, era la sua vita, ma era al tempo stesso la vita di noi tutti e in genere il suo era uno sguardo da polaroid...da istantanea che inchiodava...impietosa...uno sguardo freddo e feroce e sgradevole...aveva dalla sua questo ghiaccio e non si commuoveva mai molto...
In uno dei suoi racconti ci sono un uomo e una donna sposati in un angolo qualunque dell'America e succede che un giorno arriva un vecchio amico della moglie...ed è sempre imbarazzante quando arriva il vecchio amico della moglie che tu non conosci...e questo è cieco...proprio cieco dice Carver...non dice non vedente o robe del genere...cieco...e questo era anche il suo modo di scattare fotografie...inchiodare le cose con il loro nome...chiamarle...e questo racconto dall'inizio alla fine è proprio lì per fotografare quello che di orrendo (nella sua assoluta banalità)o di stupefacente...può succedere in noi...
"Qesto cieco, un vecchio amico di mia moglie, stava arrivando da noi per trascorrere la notte. Sua moglie era morta e lui era in visita ai parenti della defunta...aveva telefonato a mia moglie dalla casa dei suoceri, avevano preso accordi, sarebbe arrivato in treno, un viaggio di cinque ore e mia moglie sarebbe andato a prenderlo alla stazione. Non lo vedeva da quando aveva lavorato per lui un'estate a Seattle, lei e il cieco si erano poi tenuti in contatto, avevano inciso dei nastri e se li scambiavano per posta...io non ero entusiasta di quella visita, quella persona non la conoscevo e il fatto che fosse cieco mi infastidiva...l'idea che avevo io della cecità proveniva dal cinema, nel film i ciechi si muovono sempre lentamente, senza mai ridere e a volte sono guidati dai cani..un cieco in casa non era il mio ideale..."
Va la moglie da sola a prendere il cieco alla stazione, lo porta a casa, il marito li aspetta sulla porta, i due scendono dalla macchina, il marito vede questo qui che arriva e la prima cosa che nota, che pensa e dice dentro di sè...ma guarda questo cieco...ha la barba...che ci fa un cieco con la barba, non è che al mattino davanti allo specchio se la guarda e se la sistema...che ci fa un cieco con la barba e mentre pensa a queste cose il cieco è lì...davanti a lui e lui deve dire qualcosa nell'imbarazzo più totale e la prima cosa che dice è "salve" e la seconda "com'era la vista dal treno? bella eh?"...e per la miseria...poi cerca di recuperare e dice "...no perchè...in quella ferrovia se uno è seduto a destra vede il fiume Hudson...no...a sinistra...no...vabbè..."...la moglie lo inchioda con gli occhi...si gira ed entra in casa...
"...non avevo mai incontrato e conosciuto personalmente uno che fosse cieco, questo qui era vicino ai 50, di corporatura pesante, avviato verso la calvizie, aveva le spalle curve come se ci portasse sopra un grande peso e indossava calzoni marroni, scarpe marroni,una camicia marrone chiaro, cravatta e una giacca sportiva, chic, aveva anche il suo bel barbone, ma non usava il bastone e non aveva occhiali scuri...io avevo sempre pensato che gli occhiali scuri fossero di prammatica per i ciechi, ma a ben guardare c'era qualcosa di diverso in lui...troppo bianco nell'iride tanto per cominciare e le pupille sembravano muoversi nelle occhiaie senza che lui riuscisse a fermarle, era una cosa da brividi e mentre fissavo la sua faccia vidi la pupilla sinistra voltarsi verso il naso, mentre l'altra si sforzava di tenersi ferma, ma era solo uno sforzo giacchè quell'occhio stava andandosene a spasso senza che lo sapesse o lo volesse..."
E' sera e bevono e mangiano e durante la cena parlano soprattutto la moglie e il vecchio amico, il marito è imbarazzato, non ha storie da raccontare e per tutta la cena guarda il cieco che taglia la carne...perfetta...ma non è una bella cena per lui e appena può si alza e dice...vabbè...magari accendo un pò la tv...bell'idea...e la moglie lo odia anche se affettuosamente e mentre si alzano per andare verso il divano la moglie sale un attimo al piano di sopra a cambiarsi...e la situazione è: un marito seduto sul sofà accanto ad un vecchio amico della moglie, cieco, da soli, davanti ad una tv accesa...una situazione assurda...e allora il marito dice...senti potremmo farci uno spinello...e il cieco non ha mai fatto spinelli in vita sua e dice veramente non ho mai provato...bè c'è sempre una prima volta...ma si dai si spinello e via...
Torna la moglie e si siede tra i due sul divano...e di nuovo la situazione è: un divano qualunque in un pezzo di America qualunque con seduti un marito, una moglie addormentata e un vecchio amico della moglie, cieco, con i resti di uno spinello, davanti alla tv accesa e alla tv danno un documentario sulle cattedrali...
"La telecamera si spostò su una cattedrale ale porte di Lisbona, la differenza tra la cattedrale portoghese e quella francese o italiana non era poi così grande, soprattutto riguardava gli interni, al che mi ricordai una cosa e dissi al cieco, mi sono ricordato di una cosa, hai idea di cosa sia una cattedrale? cioè mi spiego, se qualcuno ti dice cattedrale hai un'idea di cosa stia dicendo? la conosci per esempio la differenza tra una cattedrale e una chiesa battista?
Il cieco lasciò che il fumo gli defluisse lentamente dalla bocca so che per le cattedrali sono stati necessari centinaia di operai e cinquanta o cento anni di costruzione, ho appena sentito quell'uomo che lo diceva alla tv; so che generazioni di una stessa famiglia hanno lavorato ad un unica cattedrale e che gli uomini che hanno cominciato all'inizio della loro vita a costruire la cattedrale non l'hanno mai vista completata...in questo senso amico...non sono certo diversi da tutti noi...e poi si mise a ridere e poi di nuovo le palpebre gli si abbassarono, la testa gli andava su e giù...sembrò essersi assopito...cattedrali disse il cieco...si tirò su e scosse la testa avanti e indietro...se vuoi che ti dica la verità vecchio, è tutto quello che so, quello che ho appena detto, quello che gli ho sentito dire, ma forse tu potresti descrivermene una...magari lo facessi...mi piacerebbe...se proprio vuoi saperlo non ho un'idea molto chiara di cosa siano...
Io fissai a lungo la cattedrale sullo schermo...come cominciare a descriverla...ma poniamo che ne andasse della mia vita, poniamo che la mia vita fosse minacciata da qualche pazzo il quale mi avesse ingiunto di descriverla pena la morte...fissai ancora per qualche attimo la cattedrale ma era inutile...mi voltai verso il cieco e dissi...tanto per cominciare sono alte...e poi ci prova a spiegare e parla di viadotti, di statue, di molti crocifissi e di cose che è come se si buttassero giù dal viadotto, in parte statue e in parte mostri, e poi archi e vetrate...ma non riesce veramente a dirgli com'è fatta e alla fine...senti...sai cosa ti dico...le cattedrali sono una cosa che si vede ogni tanto alla televisione la notte tardi...
Fu in quel momento che il cieco si schiarì la gola...capisco amico...va bene così...succede...non ti preoccupare...sta a sentire me lo faresti un piacere? mi è venuta un'idea...perchè non tiri fuori un foglio di carta pesante e una penna...voglio che facciamo una cosa...dipingeremo una cattedrale insieme...dai amico...vai a prenderli...così io andai di sopra, nella stanza di mia moglie mi guardai attorno e trovai delle biro in un cestino che aveva sul tavolo e poi provai a pensare dove avrei potuto trovare il tipo di carta che voleva lui...dabbasso in cucina trovai una sporta con in fondo della carta lucida...svuotai la sporta...la scossi...portai la carta in salotto e mi sedetti...spostai degli oggetti...spiegai la carta tutta spiegazzata e la misi sul tavolino...il cieco si accomodò sul tappeto accanto a me e passò le dita sulla carta...va bene disse...facciamolo...e trovò la mia mano, quella in cui tenevo la biro e sopra ci chiuse la sua...dai vecchio...disegna...disse...io ti verrò dietro...funzionerà...così io cominciai per prima cosa disegnai un quadrato che sembrava una casa, poi ci misi sopra un tetto e ai lati del tetto ci misi dei campanili...roba da matti...benissimo...magnifico...stai andando proprio bene disse lui...hai mai pensato che una cosa del genere potesse capitarti nella vita, vero amico?...bè...la vita è strana lo sappiamo tutti...dai continua...io ci misi dentro le finestre con gli archi, disegnai i contrafforti, ci appiccicai dei grandi portoni...non riuscivo a smettere...la tv cessò anche i programmi...io posai la penna lui aprì le dita e poi tastò la carta, passò le mani su tutto quanto aveva disegnato e annuiva...vai benissimo mi disse...io ripresi la penna e lui mi ritrovò la mano e continuai...ma certo...adesso la vedo...adesso capisco...e adesso mettici della gente...cosa vuoi che sia una cattedrale senza gente...e adesso chiudi gli occhi mi disse il cieco e io lo feci...sono chiusi disse...non fingere...sono chiusi dissi...tienili così e poi non smettere...era una cosa come nessun'altra in vita mia fino a quel momento...poi mi disse penso che vada bene così...secondo me ci sei riuscito disse...dà un'occhiata, come ti pare?ma io avevo gli occhi chiusi e pensai fosse giusto tenerli così ancora per un pò...bè disse lui...stai guardando? io gli occhi li tenevo ancora chiusi...è bellissimo...dissi..."
...chissà perchè alla fine mi ritrovo sempre a pensare che una fondamentale accuratezza d'espressione sia il solo ed unico principio della scrittura...niente trucchi...punto e basta...
1 commento:
Chi sei, Daniela Rossi?
Ho già sentito parlare di Carver in questi termini...
Attendo risposta.
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