martedì 22 luglio 2008

...vagolare...frequentativo di vagare...




...e correvo...come se fosse una pista...sul tappeto della mia stanza...voltandomi di nuovo...infastidita dalla visione della strada illuminata e trovavo in fondo alla camera una meta...un perchè nuovi nella profondità dello specchio...e le parole...convulse...solo per udirle...alle quali nulla risponde e nulla toglie forza e salgono senza peso alcuno e non possono finire neppure quando ammutoliscono...

Ignudi fra i nudisti



Partirò, partirò.

Ogni estate c’è un dilemma estivo:
Se andare al mare o andare ai monti.
Dobbiamo decidere.

Io ad esempio voglio andare al mare:
Fare il bagno con le arselle alle Seychelles.
Io ad esempio voglio andare ai monti:
Là sulla vetta insieme all’orso.
A me in montagna
Mi prende la voglia di andare al mare.
Mi butto dal monte,
Tu sorridi, io m’angoscio.
Io e te nell’eremo.
Sono scettico:
Il decoder lì non va.
Vai con gli asceti
Ma sono ascetici

Noi ignudi fra i nudisti
Noi ignudi fra i nudisti
"Mi brucerò i seni"
Non dir cagate
"Mi entra la sabbia"
Quante cagate.

Partirò, partirò.

Ah in montagna ci si rompe il cazzo
Al mare c’è l’afa, ai monti il puma feroce
Che vuole ucciderci;
Sì l’ho visto ieri a Quark.
“Ah, sono scettica”
Sono scettico

Noi ignudi fra i nudisti
Noi ignudi fra i nudisti
“Mi brucerò i seni”
Quante cagate
“Mi entra la sabbia”
Tutte cagate
“Ho la pelle secca”
Ti spalmo l’olio.

Partirò, partirò.

Poi andiamo un po’ in disco,
O in steakhouse.
Sarà bello stare ignudi al mare:
Sul bagnasciuga
Fare il sudoku.

lunedì 21 luglio 2008

...deve essere stato come prendere d'assalto il cielo...




Ascesi senza mano che valida

mi sorreggesse, né orme ch’abili

io nuovo seguissi

su l’orlo d’esanimi abissi.



Ascesi il monte senza lo strepito

delle compagne grida. Silenzio.

Né cupi sconforti

Non voce, che voci di morti.



Da me, da solo, solo con l’anima,

con la piccozza d’acciar ceruleo,

su lento, su anelo,

su sempre; spezzandoti, o gelo!



E salgo ancora, da me, facendomi

da me la scala, tacito, assiduo;

nel gelo che spezzo,

scavandomi il fine ed il mezzo.


...da G. Pascoli "La piccozza"

venerdì 18 luglio 2008

Ineluttabilità...




...il primo sorso è gioia...il secondo letizia...il terzo serenità...il quarto follia...il quinto estasi...

...soggezione...



Rinunciare...ecco si...credo si tratti di questo...essenzialmente il significato recondito è saper rinunciare...quando ci si trova davanti ad una pagina priva di punteggiatura la sensazione è di procedere a fari spenti nel buio...si sa dove si è...si controlla più o meno quello che ci si trova immediatamente davanti...ma poi più nulla...ci si perde facilmente e quando si legge è facile che ad un certo punto si debba rinunciare a capire il vero significato delle parole...se ne colgono alcune nella moltitudine...ma il piacere vero diventa trovarsi in questo luogo ricolmo di ritmo...suono...spazio...e idea di un mondo che non vivremo mai...poi qua e là parole e significati...piccoli frammenti di storie...ma più di ogni altra cosa spazio e ritmo...

"...e poi una bella piantina in mezzo alla tavola si trova a minor prezzo da un momento dove le ho viste non è mica molto i fiori mi piacciono vorrei che la casa traboccasse di rose Dio del cielo non c'è niente come la natura le montagne selvagge poi il mare e le onde galoppanti poi la bella campagna con i campi d'avena e di grano e ogni specie di cose e tutti quei begli animali in giro ti farebbe bene al cuore veder fiumi e laghi e fiori ogni specie di forme e odori e colori che spuntano anche dai fossi primule e violette è questa la natura e quelli che dicono che non c'è un Dio non darei un soldo bucato di tutta la loro sapienza perchè non provano loro a creare qualcosa gliel'ho chiesto spesso gli atei o come diavolo si chiamano vadano e si lavino un pò prima e poi strillano per avere il prete quando stanno per morire e perchè perchè perchè han paura dell'inferno per via della loro cattiva coscienza ah sì li conosco bene chi è stato il primo nell'universo prima che ci fosse qualcun altro che ha fatto tutto chi ah non lo sanno e nemmeno io eccoci tanto vale che cerchino di impedire che domani sorga il sole il sole splende per te disse lui quel giorno che eravamo stesi tra i rododendri sul promontorio di Howth con quel suo vestito di tweed grigio e la paglietta il giorno che gli feci fare la dichiarazione sì prima gli passai in bocca quel pezzetto di biscotto all'anice e era un anno bisestile come ora sì 16 anni fa Dio mio dopo quel bacio così lungo non avevo più fiato sì disse che ero un fior di montagna sì siamo tutti fiori allora un corpo di donna sì è stata una delle poche cose giuste che ha detto in vita sua e il sole splende per te oggi sì perciò mi piacque sì perchè vidi che capiva o almeno sentiva cos'è una donna e io sapevo che me lo sarei rigirato come volevo e gli detti quanto più piacere potevo per portarlo a quel punto finchè non mi chiese di dir di sì e io dapprincipio non volevo rispondere guardavo il cielo e il mare pensavo a tante cose che lui non sapeva di Mulvey e Mr Stanhope e Hester e papà e il vecchio capitano Groves e i marinai che giocavano al piattello e alla cavallina come dicevan loro sul molo e la sentinella davanti alla casa del governatore con quella cosa attorno all'elmetto bianco povero diavolo mezzo arrostito e le ragazze spagnole che ridevano nei loro scialli e quei pettini alti e le aste la mattina i greci e gli ebrei e gli arabi e il diavolo chi sa altro da tutte le parti d'Europa e Duke street e il mercato del pollame un gran pigolio davanti a Larby Sharon e i poveri ciuchini che inciampavano mezzi addormentati e gli uomini avvolti nei loro mantelli addormentati all'ombra sugli scalini e le grandi ruote dei carri dei tori e il vecchio castello vecchio di mill'anni sì e quei bei Mori tutti in bianco e turbanti come re che ti chiedevano di metterti a sedere in quei loro buchi di botteghe e Ronda con le vecchie finestre delle posadas 2 fulgidi occhi celava l'inferriata perchè il suo amante baciasse le sbarre e le gargotte mezzo aperte la notte e le nacchere e la notte che perdemmo il battello ad Algesiras il sereno che faceva il suo giro con la sua lampada e Oh quel pauroso torrente laggiù in fondo Oh e il mare il mare qualche volta cremisi come il fuoco e gli splendidi tramonti e i fichi nei giardini dell'Alameda sì e tutte quelle stradine curiose e le case rosa e azzurre e gialle e i roseti e i gelsomini e i gerani e i cactus e Gibilterra da ragazza dov'ero un Fior di montagna sì quando mi misi la rosa nei capelli come facevano le ragazze andaluse o ne porterò una rossa sì e come mi baciò sotto il muro moresco e io pensavo bè lui ne vale un altro e poi gli chiesi con gli occhi di chiedere ancora sì e allora mi chiese se io volevo sì dire di sì mio fior di montagna e per prima cosa gli misi le braccia intorno sì e me lo tirai addosso in modo che mi potesse sentire il petto tutto profumato sì e il suo cuore batteva come impazzito e sì dissi sì voglio sì..."

J. Joyce "Ulisse" 1921