
Ascesi senza mano che valida
mi sorreggesse, né orme ch’abili
io nuovo seguissi
su l’orlo d’esanimi abissi.
Ascesi il monte senza lo strepito
delle compagne grida. Silenzio.
Né cupi sconforti
Non voce, che voci di morti.
Da me, da solo, solo con l’anima,
con la piccozza d’acciar ceruleo,
su lento, su anelo,
su sempre; spezzandoti, o gelo!
E salgo ancora, da me, facendomi
da me la scala, tacito, assiduo;
nel gelo che spezzo,
scavandomi il fine ed il mezzo.
...da G. Pascoli "La piccozza"
Nessun commento:
Posta un commento