mercoledì 30 gennaio 2008

Quale strada devo prendere, per favore?...dipende in genere da dove si vuole andare...



...se un gatto decide di adottarvi, non c'è nient'altro da fare se non prendere atto della situazione e aspettare che il vento cambi...

T.S.Eliot

domenica 27 gennaio 2008

...anche nei tempi bui si canterà?...anche si canterà...dei tempi bui...




...quando inizierà...forse i vostri fratelli si trasformeranno...e i loro volti saranno irriconoscibili...

Era bagnato fradicio e coperto di fango e aveva fame e freddo ed era lontano cinquantamila anni-luce da casa.
Un sole straniero dava una gelida luce azzurra e la gravità, doppia di quella cui era abituato, faceva d'ogni movimento un'agonia di fatica.
Ma dopo decine di migliaia d'anni quest'angolo di guerra non era cambiato. Era comodo per quelli dell'aviazione, con le loro astronavi tirate a lucido e le loro super-armi; ma quando si arrivava al dunque, toccava ancora al soldato di terra, alla fanteria, prendere la posizione e tenerla, col sangue, palmo a palmo. Come questo fottuto pianeta di una stella mai sentita nominare finchè non ce lo avevano sbarcato. E adesso era suolo sacro perchè c'era arrivato anche il nemico. Il nemico, l'unica altra razza intelligente della Galassia...crudeli, schifosi, ripugnanti mostri.
Il primo contatto era avvenuto vicino al centro della Galassia, dopo la lenta e difficile colonizzazione di qualche migliaio di pianeti; ed era stata la guerra, subito; quelli avevano cominciato a sparare senza nemmeno tentare un accordo, una soluzione pacifica.
E adesso, pianeta per pianeta, bisognava combattere, coi denti e con le unghie.
Era bagnato fradicio e coperto di fango e aveva fame e freddo, e il giorno era livido e spazzato da un vento violento che gli faceva male agli occhi. Ma i nemici tentavano d'infiltrarsi e ogni avamposto era vitale.
Stava all'erta, il fucile pronto.
Lontano cinquantamila anni-luce dalla patria, a combattere su un mondo straniero e a chiedersi se ce l'avrebbe mai fatta a riportare a casa la pelle.
E allora vide uno di loro strisciare verso di lui. Prese la mira e fece fuoco. Il nemico emise quel verso strano, agghiacciante, che tutti loro facevano, poi non si mosse più.
Il verso e la vista del cadavere lo fecero rabbrividire. Molti, col passare del tempo, s'erano abituati, non ci facevano più caso; ma lui no. Erano creature troppo schifose, con solo due braccia e due gambe, quella pelle d'un bianco nauseante e senza squame.

F. Brown "Sentinella"

giovedì 24 gennaio 2008

...per...



per l'emozione...
per il silenzio...
per la lievità...
per la magia...ineffabile...
per Yubaba...
per l'uomo delle caldaie...
per le palline di fuliggine...
per le tre teste...
per l'espressività...la mimica...l'intensità...
per il senso...assolutamente compiuto...delle parole favola incantata...

lunedì 21 gennaio 2008

...viaggio nel tempo...




"(...) Invocato dunque il S.mo nome di N. S.re Gesù Cristo e della sua gloriosissima Madre sempre Vergine Maria; per questa nostra diffinitiva sentenza, qual sedendo pro tribunali, di consiglio e parere de' RR Maestri di Sacra Teologia e Dottori dell'una e dell'altra legge, nostri consultori, proferimo in questi scritti nella causa e nelle cause vertenti avanti di noi tra il M.co Carlo Sinceri, dell'una e dell'altra legge Dottore, Procuratore fiscale di questo S.o Off.o, per una parte, a te Galileo Galilei antedetto, reo qua presente, inquisito, processato e confesso come sopra, dall'altra;
Diciamo, pronunziamo, sentenziamo e dichiaramo che tu, Galileo sudetto, per le cose dedotte in processo e da te confessate come sopra, ti sei reso a questo S.o Off.o veementemente sospetto d'eresia, cioè d'aver tenuto e creduto dottrina falsa e contraria alle Sacre e divine Scritture, ch'il sole sia centro della terra e che non si muova da oriente ad occidente, e che la terra si muova e non sia centro del mondo, e che si possa tener e difendere per probabile un'opinione dopo esser stata dichiarata e diffinita per contraria alla Sacra Scrittura; e conseguentemente sei incorso in tutte le censure e pene dai sacri canoni e altre constituzioni generali e particolari contro simili delinquenti imposte e promulgate. Dalle quali siamo contenti sii assoluto, pur che prima, con cuor sincero e fede non finta, avanti di noi abiuri, maledichi e detesti li sudetti errori e eresie, e qualunque altro errore e eresia contraria alla Cattolica e Apostolica Chiesa, nel modo e forma da noi ti sarà data.
E acciocché questo tuo grave e pernicioso errore e transgressione non resti del tutto impunito, e sii più cauto nell'avvenire e essempio all'altri che si astenghino da simili delitti. Ordiniamo che per publico editto sia proibito il libro de' Dialoghi di Galileo Galilei.
Ti condaniamo al carcere formale in questo S.o Off.o ad arbitrio nostro; e per penitenze salutari t'imponiamo che per tre anni a venire dichi una volta la settimana li sette Salmi penitenziali: riservando a noi facoltà di moderare, mutare o levar in tutto o parte, le sodette pene e penitenze.
E così diciamo, pronunziamo, sentenziamo, dichiariamo, ordiniamo e reservamo in questo e in ogni altro meglior modo e forma che di ragione potemo e dovemo (...)».

1633 - Processo a Galileo Galilei


«La Chiesa dell'epoca di Galileo si attenne alla ragione più che lo stesso Galileo, e prese in considerazione anche le conseguenze etiche e sociali della dottrina galileiana. La sua sentenza contro Galileo fu razionale e giusta, e solo per motivi di opportunità politica se ne può legittimare la revisione».

15 marzo 1990 - discorso del cardinale Joseph Ratzinger nella città di Parma, a proposito della crisi della fede nella scienza


"Desidero innanzitutto salutare i giovani universitari. Come professore, per così dire, emerito, che ha incontrato tanti studenti nella sua vita, vi incoraggio tutti, cari universitari, ad essere sempre rispettosi delle opinioni altrui e a ricercare, con spirito libero e responsabile, la verità e il bene. Grazie a voi tutti, buona settimana, e andiamo avanti in questo spirito di fraternità e amore per libertà e verità, e impegno comune per una società fraterna e tollerante".

20 gennaio 2008 - discorso all'Angelus domenicale di Papa Benedetto XVI (al secolo Joseph Ratzinger)dopo l'annullamento della sua visita all'Università La Sapienza

...sorge spontaneo un epiteto...

IPOCRITA: chi per reo fine di ingannare altrui, si studia di comparire onesto e religioso, mentre tutti i doveri conculca di onestà e religione...

...e sorge altrettanto spontanea una vaga reminiscenza letteraria...

(...)

Là giù trovammo una gente dipinta
che giva intorno assai con lenti passi,
piangendo e nel sembiante stanca e vinta.

Elli avean cappe con cappucci bassi
dinanzi a li occhi, fatte de la taglia
che in Clugnì per li monaci fassi.

Di fuor dorate son, sì ch'elli abbaglia;
ma dentro tutte piombo, e gravi tanto,
che Federigo le mettea di paglia.

Oh in etterno faticoso manto!
Noi ci volgemmo ancor pur a man manca
con loro insieme, intenti al tristo pianto;

ma per lo peso quella gente stanca
venìa sì pian, che noi eravam nuovi
di compagnia ad ogne mover d'anca.

Per ch'io al duca mio: "Fa che tu trovi
alcun ch'al fatto o al nome si conosca,
e li occhi, sì andando, intorno movi".

E un che 'ntese la parola tosca,
di retro a noi gridò: "Tenete i piedi,
voi che correte sì per l'aura fosca!

Forse ch'avrai da me quel che tu chiedi".
Onde 'l duca si volse e disse: "Aspetta,
e poi secondo il suo passo procedi".

Ristetti, e vidi due mostrar gran fretta
de l'animo, col viso, d'esser meco;
ma tardavali 'l carco e la via stretta.

Quando fuor giunti, assai con l'occhio bieco
mi rimiraron sanza far parola;
poi si volsero in sé, e dicean seco:

"Costui par vivo a l'atto de la gola;
e s'e' son morti, per qual privilegio
vanno scoperti de la grave stola?".

Poi disser me: "O Tosco, ch'al collegio
de l'ipocriti tristi se' venuto,
dir chi tu se' non avere in dispregio".

E io a loro: "I' fui nato e cresciuto
sovra 'l bel fiume d'Arno a la gran villa,
e son col corpo ch'i' ho sempre avuto.

Ma voi chi siete, a cui tanto distilla
quant'i' veggio dolor giù per le guance?
e che pena è in voi che sì sfavilla?".

E l'un rispuose a me: "Le cappe rance
son di piombo sì grosse, che li pesi
fan così cigolar le lor bilance.

Frati godenti fummo, e bolognesi;
io Catalano e questi Loderingo
nomati, e da tua terra insieme presi

come suole esser tolto un uom solingo,
per conservar sua pace; e fummo tali,
ch'ancor si pare intorno dal Gardingo".

Io cominciai: "O frati, i vostri mali...";
ma più non dissi, ch'a l'occhio mi corse
un, crucifisso in terra con tre pali.

Quando mi vide, tutto si distorse,
soffiando ne la barba con sospiri;
e 'l frate Catalan, ch'a ciò s'accorse,

mi disse: "Quel confitto che tu miri,
consigliò i Farisei che convenia
porre un uom per lo popolo a' martìri.

Attraversato è, nudo, ne la via,
come tu vedi, ed è mestier ch'el senta
qualunque passa, come pesa, pria.

E a tal modo il socero si stenta
in questa fossa, e li altri dal concilio
che fu per li Giudei mala sementa".

Allor vid'io maravigliar Virgilio
sovra colui ch'era disteso in croce
tanto vilmente ne l'etterno essilio.

Dante, Inferno canto XXIII

Nell'VIII cerchio...Malebolge...la sesta bolgia è dedicata agli ipocriti...essi procedono lentissimi, in atteggiamento stanco e lacrimevole, oppressi da pesantissime cappe di piombo che esternamente si presentano come fastosi mantelli dorati...la cappa monastica...gli occhi bassi...l'incedere come in processione dei dannati mettono in rilievo la categoria di persone contro cui si appunta satiricamente la polemica di Dante in questo canto...egli vuol colpire la lunga tradizione di ipocrisia degli ordini monastici e degli ecclesiastici in genere, esaminata non tanto in rapporto alle singole coscienze...bensì ancor più tragicamente nelle sue manifestazioni esterne, nel campo sociale e politico...

...passati quanti anni dalla stesura della Commedia dantesca??!!...direi a occhio e croce più o meno 700...

sabato 19 gennaio 2008

...caparbio...che in tutto e sempre vuol far di suo capo...





DE GUICHE: Signore, una domanda. Avete letto il Don Chisciotte?

CIRANO: Per intero, e mi ritrovo in lui, bizzarro e venturiero.

DE GUICHE: Vogliate meditare, di quel libro medesimo, sul capitolo dei mulini...

CIRANO: ...il tredicesimo...

DE GUICHE: ...poiché se li si attacca, capita nel cimento...

CIRANO: Io attacco dunque tizi che girano col vento?

DE GUICHE: ...che i grandi bracci, in vortice con impeto ribelle, vi scaglino nel fango...

CIRANO: Oppure tra le stelle...

LE BRET: Infine converrai...

CIRANO: Così son combinato. Spiacere è il mio piacere. Amo essere odiato.

LE BRET: Se tu lasciassi indietro l'anima moschettiera, la fortuna e la gloria...

CIRANO: Orsù che dovrei fare? Cercarmi un protettore? Eleggermi un Signore? e come l'edera che dell'olmo tutore accarezza il gran tronco e ne lecca la scorza...
arrampicarmi...invece di salire con forza?
No...grazie...

Dedicare...com'usa tradizione dei versi a dei ricconi...far l'arte del buffone?
Pur di veder al fin le labbra di un potente, schiudersi ad un sorriso, benigno e promettente?
No...grazie...

Saziarsi di rospi...digerire lo stomaco per forza...dell'andare e venire consumar le ginocchia...misurar le altrui scale e far continui prodigi di agilità dorsale?
No...grazie...

Ahh...accarezzare con mano abile e scaltra la capra...e intanto il cavolo innaffiare con l'altra...ed aver sempre il turibolo sotto dell'altrui mento...per la divina gioia del muto incensamento?
No...grazie...

Progredire di girone in girone...diventare un grand'uomo tra cinquanta persone? e navigar con remi di madrigali e aver per buon vento i sospiri di vecchie fattucchiere?
No...Grazie...

Pubblicare presso un buon editore...pagando i propri versi?
No...grazie dell'onore...

Brigar per farsi eleggere Papa nei concistori...che per entro le bettole tengono i ciurmatori? sudar per farsi un nome su di un piccol sonetto...anzichè scriverne altri...scoprir ingegno eletto? agli incapaci...ai grulli...alle talpe dare ali...lasciarsi sbigottir dal rumor dei giornali...e sospirare e pregare a mani tese...purchè il mio nome appaia su un giornale francese?
No...grazie...

Calcolare? tremar tutta la vita? far piuttosto una visita che una strofa tornita? e scrivere suppliche e farsi qua e là presentare?
Grazie...no...grazie...no...grazie...no...

Ma cantare...sognare e ridere...libero e indipendente...aver l'occhio sicuro e la voce possente.
Mettersi quando piace il feltro di traverso...per un sì per un no battersi o fare un verso.
Lavorar senza cura di gloria o di fortuna...a qual sia più gradito viaggio nella luna...nulla che sia farina d'altrui scrivere e poi... modestamente dirsi "ragazzo mio...tu puoi".
Tenerti pago al frutto...pago al fiore...alla foglia...purchè nel tuo giardino...nel tuo...tu li raccoglia...poi se venga il trionfo per fortuna o per arte...non dover darne a Cesare la più piccola parte.
Aver tutta la palma della meta compita...e disdegnando d'esser l'edera parassita...pur non la quercia essendo o il gran tiglio fronzuto...salir...anche non alto...ma salir...senza aiuto...

E. Rostand 1897 "Cyrano de Bergerac"

meravigliosa...orgogliosa caparbietà...

...e adesso?...adesso si combatte...




...sul muro c'era scritto col gesso
vogliono la guerra
chi l'ha scritto
è già caduto...

B. Brecht

...non è la prima...prima ce ne sono state altre...alla fine dell'ultima c'erano vincitori e vinti...ma è ora...

mercoledì 16 gennaio 2008

Maledetti




Ci state rubando la vita

martedì 8 gennaio 2008

...espiazione...




"...Domani, poi domani, poi domani: così, da un giorno all'altro, a piccoli passi, ogni domani striscia via fino all'ultima sillaba del tempo prescritto; e tutti i nostri ieri hanno rischiarato, a degli stolti, la via che conduce alla polvere della morte. Spengiti, spengiti, breve candela! La vita non è che un'ombra che cammina, un povero commediante che si pavoneggia e si agita, sulla scena del mondo, per la sua ora, e poi non se ne parla più; una favola raccontata da un idiota, piena di rumore e di furore, che non significa nulla..."


W. Shakespeare "Macbeth"



giovedì 3 gennaio 2008

La musica della normalità...




E' possibile leggerla la musica della normalità?


" Verso la metà del XVI secolo, viveva sulle rive della Havel, un mercante di cavalli di nome Michael Kohlhaas; figlio di un maestro di scuola, uno degli uomini più giusti e insieme più terribili del suo tempo. Uomo fuor dell'ordinario, che fino alla trentina avrebbe potuto esser citato come modello del buon cittadino. Possedeva, in un paese che porta ancora il suo nome, una fattoria, la quale grazie alla sua attività bastava ad assicurargli una vita tranquilla; educava nel timore di Dio, nell'amore al lavoro e nel rispetto alla parola data, i figli che la moglie gli aveva donato e non c'era nessuno tra i suoi vicini che non avesse avuto prova della sua generosità o del suo senso della giustizia..."


in questo incipit di racconto, ci viene presentato un personaggio la cui vita apparentemente si dà rappacificata, compiuta, completa, non manca nulla, un destino limpido ed intoccabile...

Kohlhaas è ricco...

Kohlhaas ha una famiglia...

Kohlhaas è un uomo giusto...

Kohlhaas è un uomo pio...

...non manca nulla...cè forse solo un'incrinatura...uno degli uomini più giusti e insieme più terribili del suo tempo...qualcosa che disturba appena...in realtà è come un tuono lontano che annuncia un terribile temporale...


...la stessa aura di serenità, la stessa musica, la troviamo anche in una piccola stazione ai confini dell'impero austroungarico, dove vive un capostazione che si chiama Adam Fallmerayer...Fallmerayer vive con una donna, sua moglie, una donna brava un pò ottusa non più giovanissima e due figlie gemelle...la sua vita scorre sempre uguale, il telegrafo ticchetta nel suo ufficio, si fermano alcuni treni...pochi...due volte al giorno arrivano i grandi treni che da Vienna portano la gente al sud...non si fermano...passano velocissimi...sempre alla stessa ora...treni che vanno al sud, non vede nemmeno le facce, sono un mito per lui, per Fallmerayer il sud è il posto della felicità, della libertà...la sua vita invece è il posto di un'assoluta ordinaria tranquillità...sembra una vita messa lì per sempre...


...una vita così...è anche quella di Bartleby lo scrivano...in questo racconto di Melville la voce narrante è quella di un avvocato di Wall Street, il quale mette un annuncio sul giornale per cercare un copista..." in risposta all'inserzione, un immobile giovanotto comparve un bel mattino sulla soglia del mio ufficio, essendo la porta aperta perchè si era d'estate...rivedo ancora quella figura scialba nella sua dignità, pietosa nella sua rispettabilità...incurabilmente perduta...era Bartleby..."

l'avvocato lo assume subito perchè vede in lui un uomo assolutamente tranquillo...il lavoro che fa Bartleby...il copista...è il grado zero dell'emozione, lui lo fa con cura maniacale, giorno e notte copia e basta, senza mai alzare la testa dal foglio, senza parlare con nessuno...copia e basta...


Questo gesto del copiare, che non smuove nulla...ha la stessa musica della vita degli altri due personaggi...l'infinita normalità...quanto di più lontano dall'emotività...ma in queste vite tranquille, un giorno arriva il destino...deraglia improvvisamente e devasta tutto quello che è stato prima...


...c'è da dire che il destino quando arriva e ti devasta la vita, non lo fa sempre in maniera eclatante, in modo che te ne accorgi...spesso lo fa in modo silenzioso...è quello che accade a Kohlhaas che un giorno è costretto a lasciare in pegno ad un barone due dei suoi cavalli, perchè il barone gli chiede un lasciapassare...quando Kohlhaas ritorna con il lasciapassare, trova i due cavalli smagriti, sofferenti, quasi irriconoscibili, si informa e gli dicono che li hanno fatti lavorare nei campi in quei giorni...gli uomini del barone si giustificano che erano lì, nelle scuderie, mangiavano...Kohlhaas pensa...per capire se è stato vittima di un'ingiustizia o no e alla fine decide che lui ha diritto ad avere i due cavalli com'erano prima...ed è qui a questo punto che si inceppa tutta la vicenda di Kohlhaas...


...anche il destino di Fallmerayer deraglia...ma lo fa in modo più eclatante...in un giorno di marzo, per uno scambio sbagliato, il direttissimo proveniente dal nord piomba su un convoglio merci fermo in galleria...è la catastrofe...Fallmerayer dirà di non essersi mai sentito così superfluo...non riesce a fare nulla, è bloccato dalla paura, si guarda intorno e gli occhi gli cadono su una barella dove è distesa una donna...immobile...grandi occhi scuri...una pelliccia a mò di coperta...sulla pelliccia le mani...bianche...bellissime...a Fallmerayer in tutto quell'enorme pasticcio, la visione di questa donna sembra faccia esplodere una bolla di silenzio bianco...un'apparizione...si avvicina, le parla, la aiuta ad alzarsi, la fa visitare da un medico che le consiglia qualche giorno di riposo prima di riprendere il viaggio...Fallmerayer si offre di ospitarla...e così questa donna, una contessa russa, vive nella sua casa per sei giorni e quando se ne va lascia dietro di sè due cose che non spariranno mai più dalla vita di Fallmerayer...un vago profumo di valigie di cuoio bulgaro ed uno strano e intrigante profumo di donna come Fallmerayer mai aveva sentito...


nella storia di Bartleby il deragliamento è microscopico...un giorno l'avvocato chiede a Bartleby di fare un lavoro che non aveva mai fatto, gli chiede di controllare un foglio copiato da un altro e Bartleby risponde con voce mite e priva di qualsiasi turbamento "preferirei di no..." che non è una risposta...non è si...ma non è neppure no...una piccola bolla è scoppiata dentro a quest'uomo...preferirei di no...


...il destino per tutti ha fatto la sua mossa....


...il duello più duro con il destino lo ingaggia Kohlhaas che decide per prima cosa di presentare una denuncia alle autorità, passano mesi e tutto viene insabbiato...allora presenta una supplica diretta al sovrano e già la moglie lo segue meno, ha capito che è la strada che lo porterà alla rovina e chiede di andare lei dal sovrano per convincerlo ad esaminare la vicenda...lei va e in un incidente le guardie del sovrano la feriscono, torna a casa e muore tra la braccia di Kohlhaas...Kohlhaas organizza il funerale più solenne che si fosse mai visto da quelle parti, seppellisce la moglie...poi raduna tutti i suoi servi...parte...va al castello del barone...dà fuoco al castello e uccide tutti quelli che incontra...il barone riesce a fuggire a Lipsia e allora Kohlhaas raduna un piccolo esercito e assedia Lipsia...l'uomo giusto che per ottenere giustizia diventa il bandito più temuto...


...più romantico è il duello di Fallmerayer...la contessa è ripartita...ha raggiunto il marito...arriva a Fallmerayer una cartolina dall'Italia, poi più nulla...scoppia però la prima guerra mondiale e Fallmerayer riesce a farsi mandare sul fronte orientale, e durante tutto il conflitto fa l'unica cosa che lo interessa davvero...impara il russo...e comincia a parlare alla contessa, così...di giorno a voce alta...riesce a farsi mandare non lontano da dove lei vive e in un giorno di licenza, indossa la divisa bella e si presenta a casa sua...la contessa è felice di vederlo, bevono il tè insieme, al momento di salutarsi lei gli chiede di tornare e lui tornerò le promette...e in effetti torna qualche giorno dopo...piove...come durante il loro primo incontro...e loro passeggiano sotto la pioggia nel parco...


...il duello di Bartleby è il più sorprendente...preferirei di no...la scena si ripete nei giorni successivi...Bartleby continua a lavorare in modo impeccabile quando fa il suo lavoro...non gli si può chiedere niente altro però...alla fine l'avvocato decide di licenzarlo, lo convoca e gli dice di andarsene perchè lui non può avere un collaboratore che si rifiuta di fare il lavoro che gli viene assegnato...e Bartleby risponde...preferirei di no...non riesce nemmeno a licenziarlo...una sera gli dà le chiavi dell'ufficio...gli dice io adesso me ne vado Bartleby, lei esce, chiude la porta, posa le chiavi e non si fai mai più vedere...io torno domani mattina e non la voglio vedere Bartleby...non la voglio mai più vedere...l'avvocato torna il mattino dopo e trova Bartleby alla sua scrivania...le avevo detto di sparire Bartleby...preferirei di no...l'avvocato è costretto a traslocare...se ne vanno e Bartleby resta...l'avvocato pensa di essersi liberato del problema e invece quando arrivano i nuovi avvocati lo chiamano e gli dicono che c'è questo strano personaggio nei locali, che vive lì, non esce mai...l'avvocato torna, parla con Bartleby, gli dice lei dovrebbe provare ad esssere un pò ragionevole e Bartleby risponde...al momento preferirei non essere un pò ragionevole...non lo convincono...lo sbattono fuori e lui si accuccia sulle scale per qualche giorno poi finisce in prigione...


...come esce un uomo da una situazione del genere?


c'è una via d'uscita per un uomo che è condannato a morte e ricercato come un bandito da uno stato intero?


c'è una via d'uscita per un uomo che ha una moglie, due bambine e nel mezzo della guerra mondiale passeggia sotto la pioggia con l'unica donna che abbia mai amato?


...si...


E' a questo punto che accade qualcosa che improvvisamente risolve il grande duello e riporta la vita su una specie di linea retta...il colpo di scena che apre al finale...alla risoluzione che riordina...


...spesso è la morte che riordina la vita...


...il colpo di scena di Bartleby è il più misterioso e il più geniale...Bartleby finisce in galera e l'avvocato va a trovarlo perchè alla fine si è anche affezionato a quest'uomo così assurdo...non lo trova nella sua cella...state cercando l'uomo che non parla? disse un secondino...è laggiù disteso dorme nel cortile, sarà una ventina di minuti, l'ho visto che si stendeva...l'avvocato entra nel cortile e vede Bartleby accucciato contro il muro...mi accostai a lui...mi chinai e vidi che i suoi occhi opachi erano aperti...per il resto pareva egli immerso in un profondo sonno...qualcosa in me mi spinse a toccarlo...tastai la sua mano, mentre un acuto brivido correva per il mio braccio e lungo la schiena fino ai piedi...ora la faccia tonda del vivandiere mi spiava alle spalle...cos'è non mangia neppure oggi oppure quello lì vive senza pranzare?...vive senza pranzare dissi e gli chiusi gli occhi...se la dorme disse il secondino...e l'avvocato rispose...dorme con i re e i consiglieri della terra...


...la cosa strana e bellissima è che questa storia non ha una vera soluzione...quello di Bartleby è un duello strano una specie di rifiuto del duello stesso...perchè questa fine?...perchè preferirei di no?...Melville nell'ultima pagina lascia intravedere con geniale delicatezza una possibile soluzione...


...nell'ultima pagina l'avvocato racconta che lui questa storia di Bartleby non l'ha più dimenticata...gli è rimasta in testa ed ha continuato a chiedersi perchè doveva finire così...e ha cercato di scoprire qualcosa di lui...della sua vita...scoprì solamente dove lavorava prima di arrivare da lui...Bartleby prima lavorava in un deposito di lettere smarrite....e improvvisamente capisci...che lui era una lettera smarrita e che il singolare duello col destino che lui aveva compiuto era il duello di un uomo che all'improvviso scopre che lui un destino suo non ce l'ha più...


...la linea retta...

...preferirei di no...




martedì 1 gennaio 2008

...lussuria...girone infernale...



"Or incomincian le dolenti note
a farmisi sentire; or son venuto
là dove molto pianto mi percuote.

Io venni in loco d'ogne luce muto,
che mugghia come fa mar per tempesta,
se da contrari venti è combattuto.

La bufera infernal, che mai non resta,
mena li spirti con la sua rapina;
voltando e percotendo li molesta.

Quando giungon davanti a la ruina,
quivi le strida, il compianto, il lamento;
bestemmian quivi la virtù divina.

Intesi ch'a così fatto tormento
enno dannati i peccator carnali,
che la ragion sommettono al talento.

E come li stornei ne portan l'ali
nel freddo tempo, a schiera larga e piena,
così quel fiato li spiriti mali

di qua, di là, di giù, di sù li mena;
nulla speranza li conforta mai,
non che di posa, ma di minor pena"

Dante Alighieri, Inferno Canto V


...lussuria...bufera incessante e continua...
...sbigottimento...