venerdì 28 marzo 2008

...ciò che non...




Non chiederci la parola che squadri da ogni lato
l'animo nostro informe, e a lettere di fuoco
lo dichiari e risplenda come un croco
perduto in mezzo a un polveroso prato.

Ah l'uomo che se ne va sicuro,
agli altri ed a se stesso amico,
e l'ombra sua non cura che la canicola
stampa sopra uno scalcinato muro!

Non domandarci la formula che mondi possa aprirti,
sì qualche storta sillaba e secca come un ramo.
Codesto solo oggi possiamo dirti:
ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.

E. Montale

lunedì 24 marzo 2008

Tutto ciò che non si può dire se non attraverso il silenzio...



...ed ecco...ad un tratto è cambiata la prospettiva...

...interrogazione...

Ogni macchina fotografica è costituita da una camera, con un'apertura ad un'estremità per permettere alla luce di entrare e con una superficie di visualizzazione o di registrazione per catturare la luce all'altra estremità. La prima apertura è spesso controllata da un meccanismo ad iride (il diaframma), mentre la seconda è costituita da un qualche tipo di sensore fotosensibile, che può essere una pellicola fotografica (macchine fotografiche tradizionali) o un sensore digitale (macchine fotografiche digitali).

Mentre il diaframma controlla la quantità di luce che entra nella camera durante la ripresa, l'otturatore controlla la lunghezza del tempo durante il quale la luce colpisce la superficie di registrazione. Diaframma e otturatore vengono usati insieme per determinare la giusta esposizione.

...quindi...macchine fotografiche...foto...foto come archivi...o foto come sguardi sugli eventi...sguardi complessi...esseri di sguardo...foto come archivio del permanente che non si allontana dal tempo...registra un'immagine del tempo...un'istantanea colta nel suo continuum...recisa da quello che precede...separata da quello che segue...sospensione...un groviglio di nervi che aspetta il momento...che cresce...cresce...e scoppia...ed è racchiuso...ad un tempo...

ed ecco...il parallelismo...la reminiscenza...il racconto...

C'è un signore...in una qualche località della Lituania...che legge il giornale...un giorno qualunque...lo sfoglia, distrattamente...quando gli occhi gli cadono su di un annuncio...particolare...su questo annuncio c'è scritto "Vendesi collezione. Tramonti. Rivolgersi al Signor Tal dei tali in via Tal dei tali"...questo legge e pensa, qui deve esserci un errore di stampa, mancano delle parole...è curioso...è un annuncio curioso...piglia un paio di forbici, lo ritaglia, lo ripiega in quattro e se lo mette in tasca.
Un giorno il signore finisce proprio vicino alla via citata nell'annuncio e preso dalla curiosità, si reca all'indirizzo e vede che stanno traslocando, c'è un camion, uomini che portano fuori mobili...col suo annuncio in mano si avvicina al primo che incontra e gli dice..."senta...io ho questo annuncio...", "oh...meno male che è arrivato...io sono il figlio...è morto, mio padre è morto, sette giorni fa...forse aveva sentito qualcosa...aveva messo questo annuncio sul giornale...voleva vendere tutto...meno male che è arrivato...cos'è, un collezionista anche lei?", "...mah no...veramente io...giusto per curiosità", "venga...venga a vedere..."...lo porta in casa, apre la porta di una stanza vuota e dentro ci sono, barattoli...un grande ammasso di barattoli di tutti i tipi...solo barattoli..."eccoli qua", "eccoli qua...cosa?", "i tramonti", "i tramonti?"...e poi inizia a spiegare...gli dice...si, mio padre al'inizio si occupava di aurore...poi sa alla fine, probabilmente l'età, preferì i tramonti...e adesso abbiamo questa cosa...non so bene dove metterla...speravo venisse qualcuno appunto a comprarla...eccola qui...lei sarebbe, interessato?...non è che lui sia davvero interessato...vede questa montagna di barattoli, non capisce bene...alla fine gliela regala...senta per favore...li prenda...glieli porto io con la mia macchina...e lui un pò incuriosito, un pò perchè a volte nella vita si fanno cose senza senso, accetta...e si ritrova da solo nella sua casa con centinaia di barattoli chiusi.
Su tutti i barattoli c'è una piccola etichetta attaccata...e su questa etichetta c'è sempre il nome di un luogo, una data e una stagione...non sa cosa fare...ne scuote uno...gli sembra di sentire qualcosa ma...nulla...è vuoto...allora ne piglia uno di vetro foderato di carta scura...svita il tappo...lo apre...e d'improvviso...nella stanza esplode un tramonto...l'orizzonte...colori...odori...una cosa bellissima e stranissima lì nella sua stanza...e ne apre un altro...un altro tramonto...decide di aprirne dieci al giorno, sono centinaia e quando ha finito di aprirli tutti, decide che ora si...ha capito quello che deve fare...quindi un giorno esce di casa con un barattolo, va in aperta campagna, aspetta il tramonto e quando arriva, apre il barattolo e cerca di farci entrare il tramonto dentro...ovviamente non ci riesce subito...ma alla fine capisce il segreto...il segreto è che i tuoi sentimenti...le tue idee...i tuoi pensieri...tutto bisognava mettere in quel tramonto...se tu riuscivi a metterci tutto, allora il tramonto ti sarebbe entrato nel barattolo...
Così una sera in aperta campagna...riesce a dimenticare tutto tranne quello che vede e il tramonto all'improvviso si condensa e scivola nel barattolo...allora chiude il barattolo...mette un etichetta e lo pone da parte...sta nascendo una collezione...sua...

T. Kondratas "Il collezionista"

...vedere è un tutto...

...necessario...



Sidùn

(F. De Andrè - M. Pagani, Creuza de mà, 1984)

U mæ ninin u mæ
u mæ
lerfe grasse au su
d'amë d'amë
tûmù duçe benignu
de teu muaè
spremmûu 'nta maccaia
de staë de staë
e oua grûmmu de sangue ouëge
e denti de laete
e i euggi di surdatti chen arraggë
cu'a scciûmma a a bucca cacciuéi de baë
a scurrï a gente cumme selvaggin-a
finch'u sangue sarvaegu nu gh'à smurtau a qué
e doppu u feru in gua i feri d'ä prixún
e 'nte ferie a semensa velenusa d'ä depurtaziún
perchè de nostru da a cianûa a u meü
nu peua ciû cresce ni ærbu ni spica ni figgeü
ciao mæ 'nin l'eredítaë
l'è ascusa
'nte sta çittaë
ch'a brûxa ch'a brûxa
inta seia che chin-a
e in stu gran ciaeu de feugu
pe a teu morte piccin-a



Sidone

Il mio bambino il mio,
il mio,
labbra grasse al sole
di miele, di miele,
tumore dolce benigno
di tua madre
spremuto nell'afa umida
d'estate, d'estate,
e ora grumo di sangue, orecchie
e denti di latte,
e gli occhi dei soldati cani arrabbiati
con la schiuma alla bocca, cacciatori di agnelli
a inseguire la gente come selvaggina,
finché il sangue selvatico non gli ha spento la voglia,
e dopo il ferro in gola, i ferri della prigione
e nelle ferite il seme velenoso della deportazione
perché di nostro dalla pianura al molo
non possa più crescere albero né spiga né figlio.
Ciao bambino mio, l'eredità
è nascosta
in questa città
che brucia, che brucia
nella sera che scende,
e in questa grande luce di fuoco
per la tua piccola morte.

martedì 18 marzo 2008

...incontro intorno al mondo...



...gli incontri sono viaggi...ma come se ne esorcizza la fine...la sicura consapevolezza della perdita?

il metodo Almayer...

come tanti altri europei questo Almayer era finito in un posto in culo al mondo per fare fortuna...un bianco finito in una terra non sua attirato dal sogno della ricchezza...Almayer passa anni ad inseguire questa ricchezza che poi per lui ha soprattutto il profilo di un tesoro un pò misterioso che dovrebbe essere nascosto in una foresta vicina ma che ovviamente non trova mai...si fa costruire una villa stupenda, un pò pazza, che tutti quelli del luogo chiamano la follia di Almayer...una casa enorme...da ricco...completamente vuota...ha una moglie che odia e che ha dovuto sposare per motivi di interesse...vive ormai con questo sogno sempre più stanco di questo tesoro e con una sola cosa che gli sta a cuore...la figlia Nina...
Almayer ormai stanco, ormai vecchio, non spera più nulla per sè ma ha un sogno per il quale continua a vivere...lui sogna di trovare questo tesoro...di trovare la ricchezza per portare la figlia indietro in Europa...un giorno...ma Nina si innamora di un principe balinese, un guerrigliero che combatte contro gli olandesi e fa il contrabbandiere di armi...
Nina scappa con questo Den e inseguiti dagli olandesi che cercano lui...è lo stesso Almayer che li deve far fuggire...li fa salire velocemente su una barca, li porta su un isolotto , combina un incontro con un'altra nave che li porterà via per sempre e aspetta...la nave si avvicina...la figlia...l'unico sogno e speranza rimastagli ormai nella vita...si allontana...sale sulla nave e parte...per sempre...e lì Almayer è un uomo finito...e rimane lì a vedere andarsene l'unica cosa che dava un senso alla sua vita e una cosa pensa...io posso salvarmi solo se dimenticherò...

"...lo tormentava l'idea che se non fosse riuscito a dimenticare prima di morire, avrebbe dovuto ricordare per tutta l'eternità....ora che lei se n'era andata bisognava dimenticare e lui si era formato la convinzione che la cosa dovesse essere fatta sistematicamente e con ordine..."

...una partita con l'oblio...non un gesto qualunque...ed ecco l'azione...a suggellare per sempre l'immagine...il sentimento...Almayer è lì piantato nella sabbia, c'è un servo che cerca di portarlo via e Almayer dice aspetta...poi cade sulle ginocchia...ci sono le orme della figlia davanti a lui che vanno fino al mare e allora lui una ad una le copre con la sabbia...striscia sulle ginocchia e copre le orme fino al mare...ed eccolo lì...fissato per sempre...non lo dimentichi...

"...ammonticchiò mucchietti di sabbia lasciandosi dietro fin giù sul mare una lunga fila di tombe in miniatura..."

J. Conrad "La follia di Almayer"

...il metodo Almayer...dimenticare...con ordine...

About


Progettato e realizzato da:
Marco Bessone

Grazie alla collaborazione di:
Daniela Rossi
Luca Bellorio

Questo software è sviluppato con Visual Studio 2005
C# su framework 2.0.
utilizzando criteri di sviluppo ergonomico partecipativo,
in accordo con i più moderni sistemi di progettazione ergonomica.

Il software si è sviluppato dalla concomitanza e dalla sincronia di una serie di necessità individuali tese
al raggiungimento di un sistema integrato che gestisse l’ambiente magazzino in senso lato ed in ogni
sua parte, ponendo in campo un livello progettuale tale da considerare i vari e possibili contesti d’uso,
le interazioni e gli obiettivi.

Principio fondante di una tale interazione è capire gli utenti e i compiti che intendono svolgere,
ne deriva quindi una stretta necessarietà della fase di analisi e di coinvolgimento, nella progettazione,
dell’utente finale, delle sue funzioni, delle sue preferenze e del livello di conoscenza.

La fase consistita nel riassetto e conseguente riordino dei locali materialmente adibiti a magazzino
ha perseguito, nella dislocazione della cartellonistica e degli altri dispositivi atti all’individuazione
del materiale e degli ambiti di legittimo movimento dei fruitori, obiettivi di sicurezza, usabilità,
comprensibilità, gradevolezza, nella consapevolezza che l’ideazione e la visibilità dei contenuti discende
dalla loro comunicabilità visuale.

L’architettura del software, nelle sue componenti di gestione magazzino, creazione dei
Documenti di Trasporto e inventario cancelleria, nata dalla sinergia di sistemi informativi in grado
di offrire servizi e funzionalità nuove con le prerogative dell’utente, si propone quindi di mettere
in relazione le strutture delle informazioni, dei contenuti, dei processi e delle funzionalità destinate
alla fruizione, così come le modalità di accesso e le eventuali limitazioni allo scopo di migliorare
le soddisfazioni e l’insieme delle prestazioni.

lunedì 17 marzo 2008

Prototipo Stereotipato.


Esercizio di sviluppo professionale.
Visualizza te stesso per come pensi che tu sarai tra 10/20 ann. Usa le domande sottostanti per aiutarti a focalizzare la tua immagine. Evita di pensare a ciò che tu desidereresti fare o che altre persone a te vicine desidererebbero tu facessi; considera solo quello che tu ti vedi fare o essere.
1) Come pensi di apparire esteriormente? Quale sarà il tuo tipico stile di abbigliamento durante il lavoro?
2) Quanti soldi all'anno ti vedi guadagnare?
3) Quante responsabilità ti vedi prendere per gli altri o per le organizzazioni di cui fai parte? Vedi molte persone, poche o nessuna che "riferiscono" a te. Fino a che punto vedi te stesso riferire o relazionare a qualcuno?
4) Quale vedi essere la tua attività lavorativa primaria? Ti vedi lavorare primariamente con persone, informazioni, macchine o strumenti? Ti vedi come leader di altre persone? Come parte di un team? Oppure ti vedi lavorare da solo?
5) Quanto ti vedi attivo? E' più probabile che tu abbia un lavoro di scrivania o un lavoro che richieda di viaggiare? Ti vedi lavorare molto, poco o per nulla?
6) In quale tipo di ambiente ti vedi? In un laboratorio? In un ufficio? All'aria aperta? A casa? In quale regione geografica ti vedi vivere?
7) Che tipo di relazione primaria immagini per te? Ti ci vedi ad avere un figlio e a crescerlo? Se sì, quanti bambini immagini di avere?
8) Quanto tempo alla settimana ti vedi approssimativamente passare con i membri della tua famiglia, con gli amici, in attività di servizio alla comunità, in chiesa o in attività religiose, al lavoro o in attività legate al lavoro?

sabato 15 marzo 2008

...viaggio al termine di una notte...



...ho camminato attorno...per molte ore...ma...attorno a cosa?

"...amara scienza si ricava dal viaggio!...il mondo...piccolo...monotono...oggi come ieri e come domani...sempre...ci mostra l'immagine nostra: un'oasi d'orrore posta in mezzo a un deserto di tedio..."

...deserto...desere...abbandonare...

mercoledì 12 marzo 2008

...bozzolo...protezione contro l'evaporazione...




"...quando ci hanno messo al mondo i nostri procreatori, ossia i nostri genitori, si trovano in uno stato di totale ignoranza e volgarità e dopo che siamo nati essi non riescono più a sbrigarsela con noi...svaniscono...e così si arrendono presto ma sempre troppo tardi...sempre e soltanto nel momento in cui ormai ci hanno da gran tempo distrutti perchè nei primi tre anni di vita...negli anni di vita decisivi, dei quali però i nostri procreatori in quanto genitori non sanno nulla, non vogliono sapere nulla, non possono sapere nulla, perchè per secoli è sempre stato fatto di tutto per favorire questa loro atroce ignoranza...perchè nei primi tre anni di vita i nostri procreatori ci hanno distrutti e annientati con la loro ignoranza...ogni volta distruggendoci e annientandoci per tutta la nostra esistenza e la verità è che a questo mondo abbiamo sempre e soltanto a che fare con persone distrutte e annientate nei primi anni...annientate per tutta la loro esistenza dai loro ignoranti e volgari e disinformati procreatori in quanto genitori..."

T. Bernhard "L'origine"

...ondeggia...la ripetizione ossessiva che diventa ritmo...ondeggia...la ripetizione divenuta rappresentazione...atroce...sempre più atroce...i passaggi si moltiplicano e si caricano...hai anche una seppur vaga possibilità di capire il significato ultimo in questa ossessione...in questo rancore...feroce...per il mondo...per gli uomini...per l'esistenza...quando tutto viene cucito e attorcigliato con una tale meticolosa e chirurgica pazzia da divenire infine paradosso e lacerare invece di tessere?...puoi solo salire e battere il tempo...prendere il ritmo...

martedì 4 marzo 2008

...è come un'esplosione...






Stravinsky

...musica esplosa...

"Quando si cammina per la via bisogna sempre posare i piedi con attenzione sui ciottoli in modo da non pestare i fili d'erba lucenti tutti ansiosi è più facile se si stringe la mano della mamma e ci si fa reggere, così si possono alzare i piedi ma camminando in fretta bisogna pestare troppi fili d'erba le povere lingue verdi ferite si raggrinzano sotto i piedi forse è perciò che quella gente è tanto infuriata e ci segue agitando i pugni gettano sassi, gente adulta che getta sassi La mamma cammina in fretta e noi corriamo la punta acuta delle sue scarpe sporge netta tra i poveri fili calpestati sotto le pieghe agitate della sottana marrone Inglese un sasso tintinna sui ciottoli. Presto tesoro presto nel negozio di cartoline è tranquillo la gente infuriata sta fuori e non può entrare Non nein nicht inglese, amerikanisch americain Hoch Amerika Vive l'Amerique Mamma ride Caro mi avevano proprio spaventata
La guerra nel veldt Kruger Bloemfontein Lady smith e regina Vittoria una vecchia signora con la cuffia a punta mandò cioccolato ai soldati per Natale sotto il banco è scuro e la signora la brava signora olandese che ama gli americani e ha parenti a Trenton mostra cartoline che risplendono nell'oscurità begli alberghi e palazzi O que c'est bean schon carino carino e la luna luccica luccica sotto un ponte e i piccoli reverbères sono accesi nell'oscurità sotto il banco e le finestrine degli alberghi intorno al porto O que c'est bean la lune e la luna piena."

J. Dos Passos "Il quarantaduesimo parallelo"

...letteratura esplosa...

Che modo di scrivere è questo?...sembra una confusa accozzaglia...il dramma c'è...ma il ritmo?...si forse...ma non ti guida...non c'è una sintassi che conduce, un binario da seguire...è come se dei pezzi di storia...voci pensieri oggetti...la faccia della mamma...la sua sottana marrone...voci...sassi che volano...pezzi di mondo che ti arrivano addosso senza un ordine, senza gerarchia... finissero nella pagina così come sono...senza un canone definito...ecco cos'è forse in questo caso l'esplosione...a cosa conduce...tutto viene aperto per rendere il mondo più emozionante...perchè ti arrivi addosso con più forza tutto...la paura...il terrore...l'ansia...poi...all'improvviso...calma...poesia...divertimento...

...la parola non è più un momento fermato del dinamismo universale...è decisamente la sensazione dinamica eternata come tale...

domenica 2 marzo 2008

I quesiti della sfinge



Dimmi cosa c'è di serio nel camminare su una palla che gira?