lunedì 28 aprile 2008

...esempi...




Ci sono parole che hanno il suono di ciò che significano...e non sono tutte banali come rimbombare...un esempio su tutti...addio...addio è come una ferita...come un lampo...come qualcosa che si strappa...ha il suono di ciò che significa...fa male solo a dirlo...figuriamoci a viverlo...


I will leave behind all of my clothes,
I wore when i was with you,
all I need's my railroad boots
and my leather jacket
as i say goodbye to Ruby's arms
although my heart is breaking,
i will steal away out through your
blinds, for soon you will be waking.

The morning light has washed your face
and everything is turning blue now,
hold on to your pillow case
there's nothing i can do now,
as i say goodbye to Ruby's arms,
you'll find another soldier,
and i swear to god by christmastime,
there'll be someone else to hold you.

The only thing i'm taking is
the scarf off of your clothesline,
i'll hurry past your chest of drawers
and your broken wind chimes,
as i say goodbye
i'll say goodbye,
say goodbye to Ruby's arms.

I will feel my way down the darkened hall,
and out into the morning,
the hobos at the freightyards
have kept their fires burning,
so jesus christ this goddamn rain,
will someone put me on a train,
i'll never kiss your lips again
or break your heart,
as i say goodbye
i'll say goodbye,
say goodbye to Ruby's arms.


Mi lascerò dietro tutti i miei vestiti
Che indossavo quand'ero con te
Tutto ciò di cui ho bisogno ora sono i miei stivali da ferroviere
e la mia giacca di pelle
Come dirò addio alle braccia di Ruby
Sebbene il mio cuore sia spezzato
Me ne andrò via attraverso le tue tende
Per un pò resterai sveglia

La luce del mattino ha lavato la tua faccia
e tutto sta diventando blu ora
aggrappati al tuo cuscino
non c'è nulla che possa fare ora
Come dirò addio alle braccia di Ruby;
Troverai un altro soldato
e giuro su Dio che per Natale
ci sarà qualcun'altro a stringerti

L'unica cosa che porto via è
la sciarpa del tuo armadio
mi muoverò veloce tra la cesta dei tuoi pantaloni
e le tue campanelline scosse dal vento
Come dirò addio
Dirò addio,
Dirò addio alle braccia di Ruby

Sentirò la mia via giù per l'oscuro atrio
E fuori verso il mattino
I lavoranti ai cortili merci
hanno tenuto accesi i loro fuochi
così come Gesù Cristo questa maledetta pioggia
Qualcuno mi metterà su un treno
Non bacerò mai più le tue labbra
O spezzerò più il tuo cuore
Come dirò addio
Dirò addio,
Dirò addio alle braccia di Ruby

T. Waits "Ruby's arms"

domenica 27 aprile 2008

...stride la vampa...



...questa è tregua...poesia...magistero supremo dello stile...come trovare gli equivalenti verbali alla trama di un'opera d'arte e poi rappresentarla in maniera inconfondibile ed indimenticabile con le parole...

...ma ora e qui non c'è tregua...

"Era una gioia appiccare il fuoco.
Era una gioia speciale vedere le cose divorate, vederle annerite, diverse. Con la punta di rame del tubo fra le mani, con quel grosso pitone che sputava il suo cherosene venefico sul mondo, il sangue gli martellava contro le tempie e le sue mani diventavano le mani di non si sa quale direttore d'orchestra che suonasse tutte le sinfonie fiammeggianti, incendiarie, per far cadere tutti i cenci e le rovine carbonizzate della storia. Col suo elmetto simbolicamente numerato 451 sulla stolida testa, con gli occhi tutta una fiamma arancione al pensiero di quanto sarebbe accaduto la prossima volta, l'uomo premette il bottone dell'accensione, e la casa sussultò in una fiammata divorante che prese ad arroventare il cielo vespertino, poi ad ingiallirlo e infine ad annerirlo. Egli camminava dentro una folata di lucciole. Voleva soprattutto, come nell'antico scherzo, spingere un'altea su un bastone dentro la fornace, mentre i libri, sbatacchiando le ali di piccione, morivano sulla veranda e nel giardinetto della casa, salivano in vortici sfavillanti e svolazzavano via portati da un vento fatto nero dall'incendio.
Montag ebbe il sorriso crudele di tutti gli uomini bruciacchiati e respinti dalla fiamma.
Sapeva che quando fosse ritornato alla sede degli incendiari avrebbe potuto ammiccare a se stesso, specie di giullare negro, sporco di carbon fossile, davanti allo specchio. Poi all'atto di coricarsi, si sarebbe sentito quel sorriso, una sorta di smorfia, ancora artigliato nei muscoli facciali, al buio. Non scompariva mai, quel sogghigno, non se n'era andato mai, nemmeno una volta per quanto riandasse con la memoria al passato..."

R. Bradbury "Fahrenheit 451"

...tutto attorno a noi stride...

martedì 22 aprile 2008

...di pure rivederti...la speranza...(omaggio)...



...Tourn, il piemontese, era il più allegro di tutti anche se aveva un pò di paura...l'avevano mandato al nostro battaglione per punizione perchè era rientrato in ritardo dalla licenza...in principio non si era trovato bene con noi ma poi sì...e molto...quando rientrava nella tana, dopo il suo turno di vedetta, gridava "Madamin c'al porta 'na buta!"...Bodei che era bresciano come tutti gli altri, rispondeva "Bianco o negher?"..."Basta c'al sia!" riprendeva Tourn e poi cantava nel suo dialetto "All'ombretta di un cespuglio..."...un giorno gli chiesi "Tourn, hai ricevuto posta da casa?"..."Sì" disse lui "l'ho già fumata tutta"...Tourn infatti raccoglieva tutte le cicche, ne levava il tabacco e con le lettere che riceveva da casa...per via aerea...faceva cartine...lui così fumava sempre e faceva in modo che da casa gli scrivessero sempre per via aerea...per aver carta migliore...più sottile...si fumava "Caro amore mio, ti voglio tanto bene..."...voleva lettere lunghe e dettagliate...

da "Il sergente della neve" di M. Rigoni Stern

...strani i giochi...strane le volute somiglianti a tripli carpiati compiute dalla coscienza nello spostare in un incessante andirivieni le sensazioni dal rimando al ricordo al rimpianto al desiderio o viceversa...o mescolando...

...incredibilmente...nel gioco seppur infinitesimale di queste parole...l’etimologia della parola desiderio ci rimanda al De bello Gallico...i desiderantes erano i soldati che stavano sotto le stelle ad aspettare quelli che dopo aver combattuto durante il giorno, non erano ancora tornati...

...ma desiderio può anche derivare da “de” ovvero lontananza, distacco e “siderium” ossia stella, astro...una condizione di lontananza da qualcosa che dà calore, luce, emozione...

Pareva facile giuoco
mutare in nulla lo spazio
che m'era aperto, in un tedio
malcerto il certo tuo fuoco.

Ora a quel vuoto ho congiunto
ogni mio tardo motivo,
sull'arduo nulla si spunta
l'ansia di attenderti vivo.

da "Le occasioni" di E. Montale

mercoledì 16 aprile 2008

il viaggio come metafora...o l'importante è andare?



(In constant sorrow through his days)

I am a man of constant sorrow
I've seen trouble all my day.
I bid farewell to old Kentucky
The place where I was born and raised.
(The place where he was born and raised)

For six long years I've been in trouble
No pleasures here on earth I found
For in this world I'm bound to ramble
I have no friends to help me now.

[chorus] He has no friends to help him now

It's fare thee well my old lover
I never expect to see you again
For I'm bound to ride that northern railroad
Perhaps I'll die upon this train.

[chorus] Perhaps he'll die upon this train.

You can bury me in some deep valley
For many years where I may lay
Then you may learn to love another
While I am sleeping in my grave.

[chorus] While he is sleeping in his grave.

Maybe your friends think I'm just a stranger
My face you'll never see no more.
But there is one promise that is given
I'll meet you on God's golden shore.

[chorus] He'll meet you on God's golden shore.


...ansia...frenesia...aspirazione che è sogno e insieme intenso desiderio...alla parola...metamorfosi di lettere e sillabe...il compito di evocare il viaggio...


In nessuna
parte
di terra
mi posso
accasare

A ogni
nuovo
clima
che incontro
mi trovo
languente
che
una volta
già gli ero stato
assuefatto

E me ne stacco sempre
straniero

Nascendo
tornato da epoche troppo
vissute

Godere un solo
minuto di vita
iniziale

Cerco un paese
innocente

G. Ungaretti "Girovago"

lunedì 14 aprile 2008

...la persistenza della visione...



persistenza retinica come persistenza emozionale?

fotogrammi...ripetizione...singole immagini che vengono percepite come immagini in movimento e non come una sequenza di immagini fisse...miracolo dell'impressione...

...due giorni dopo la battaglia di Austerlitz, un uomo a cavallo arrivò al lago di Costanza...un ussaro a cavallo due giorni dopo la battaglia...è pieno inverno...è tutto gelato, il lago, e c'è neve attorno...fa così freddo che se volesse l'ussaro non potrebbe nemmeno togliere la sciabola dal fodero, incrostata di ghiaccio...è fermo davanti al lago e tutto intorno escono dalle baracche i contadini e iniziano a gridare...non andare...si romperà il ghiaccio...morirai...ed escono le donne...hanno questi grembiuli bianchi...li tolgono e li sventolano in aria...il bianco della neve...il ghiaccio...i grembiuli...l'ussaro guarda attorno a sè...guarda il ghiaccio...guarda la neve...i contadini...e poi sprona il cavallo e parte al galoppo...e all'improvviso attorno è immobilità...solo lui che galoppa attraverso il lago e scompare nella nebbia...

succede alle volte, che si apre un libro e si rimane fulminati da un'immagine, da quello che ti appare come il ritratto pennellato di un sentimento...a volte non ha spiegazione...ti colpisce forte come se avesse dentro di sè qualcosa che crepita per emergere e ti usa per farlo...tramanda un pezzo di qualcosa in cui tu c'entri...è qualcosa che hai dimenticato forse...ma poi pensi che un giorno dovrai spiegare qualcosa a qualcuno e ti servirà proprio quell'immagine lì...sospensione...attesa...galleggiamento...

...l'ussaro attraversa il lago...vivo...e poi attraversa villaggi, paesi...cerca un posto, non lo trova...viaggia...continua a cavalcare...poi un giorno ci arriva in questo posto...in questo paese...ma non trova nulla...il paese è morto, tutti morti...trova una vecchietta che gli offre da mangiare e gli racconta la storia..è arrivata la peste delle anime in questo paese e ha cancellato tutto e attorno a lei è solo più rovina...c'è solo lei e lo invita a restare, ma l'ussaro dice no, che non può restare, che deve partire, proseguire...proseguire per dove? dove dovete andare? io cerco un paese, un paese come il mio...ho tutto il tempo al mondo per trovarlo...tutto il tempo al mondo...

e non è una risposta...non è una vera risposta...ma ha a che fare con te...che forse quello che si fa sempre è cercare il proprio paese e spiegare a qualcuno perchè non rimani, perchè lo devi lasciare, perchè devi proseguire e poi andare, cavalcare, attraversare laghi per andare a cercare un paese com'era il tuo...e allora...misteriosa persistenza...ti verrà in mente l'ussaro e tutto il tempo al mondo...

corsi e ricorsi...




1) "assicurarsi dè nemici"
2) "guadagnarsi delli amici"
3) "vincere o per forza o per fraude"
4) "farsi amare e temere dà populi"
5) "farsi sequire e reverire dà soldati"
6) "spegnere quelli che ti possano o debbano offendere"
7) "innovare con nuovi modi gli ordini antiqui"
8) "sapere intrare nel male, necessitato"
9) "spegnere la milizia infedele, creare della nuova"
10) "mantenere le amicizie dè re e dè principi in modo che ti abbino o a beneficare o offendere con respetto"

...tutti li tempi tornano, li uomini sono sempre li medesimi...

liberamente tratto da N. Machiavelli "De Principatibus" 1513

nota al testo...

Tre primi ministri italiani del Novecento curarono edizioni del Principe: Benito Mussolini, autore del Preludio al Machiavelli, pubblicato per la prima volta nel 1924 su «Gerarchia» e usato poi come introduzione a diverse edizioni; Bettino Craxi (N. Machiavelli, Il Principe, presentazione di B. Craxi, Milano, Mondadori, 1986) e Silvio Berlusconi (N. Machiavelli, Il Principe, Milano, Silvio Berlusconi editore, 1992).

giovedì 10 aprile 2008

...i giorni del nulla e della miseria...



La mamma morta m'hanno
alla porta della stanza mia;
Moriva e mi salvava!
poi a notte alta
io con Bersi errava,
quando ad un tratto
un livido bagliore guizza
e rischiara innanzi a' passi miei
la cupa via!
Guardo!
Bruciava il loco di mia culla!
Cosi fui sola!
E intorno il nulla!
Fame e miseria!
Il bisogno, il periglio!
Caddi malata,
e Bersi, buona e pura,
di sua bellezza ha fatto un mercato,
un contratto per me!
Porto sventura a chi bene mi vuole!
Fu in quel dolore
che a me venne l'amor!
Voce piena d'armonia e dice:
"Vivi ancora! Io son la vita!
Ne' miei occhi e il tuo cielo!
Tu non sei sola!
Le lacrime tue io le raccolgo!
Io sto sul tuo cammino e ti sorreggo!
Sorridi e spera! Io son l'amore!
Tutto intorno e sangue e fango?
Io son divino! Io son l'oblio!
Io sono il dio che sovra il mondo
scendo da l'empireo, fa della terra
un ciel! Ah!
Io son l'amore, io son l'amor, l'amor"
E l'angelo si accosta, bacia,
e vi bacia la morte!
Corpo di moribonda e il corpo mio.
Prendilo dunque.
Io son gia morta cosa!

U. Giordano "Andrea Chenier"

lunedì 7 aprile 2008

...congedo...



Godi se il vento ch'entra nel pomario
vi rimena l'ondata della vita:
qui dove affonda un morto
viluppo di memorie,
orto non era, ma reliquiario.

Il frullo che tu senti non è un volo,
ma il commuoversi dell'eterno grembo;
vedi che si trasforma questo lembo
di terra solitario in un crogiuolo.

Un rovello è di qua dall'erto muro.
Se procedi t'imbatti
tu forse nel fantasma che ti salva:
si compongono qui le storie, gli atti
scancellati pel giuoco del futuro.

Cerca una maglia rotta nella rete
che ci stringe, tu balza fuori, fuggi!
Va, per te l'ho pregato,- ora la sete
mi sarà lieve, meno acre la ruggine…

E. Montale "In limine"

...inettitudine contro attitudine...a vivere?...lo scontro è qui...titanico...

...può essere l'arte la forma di vita di chi veramente non vive?...un surrogato?...un compendio?...nè rinuncia nè giustificazione...protezione dalla fuggevolezza?

...il miracolo evidente come la necessità...

giovedì 3 aprile 2008

La mozza di Capra


c'era una volta
un ippotalamo campano
che produceva mozzarella di capra
la mozza di capra
era stata di moda
verso la fine dell'800
ma lui
convinto + che mai fosse una risorsa rivoluzionaria
continuava a produrla
naturalmente
faceva schifo a tutti
ma si sà...
nei regimi dispotici
la polizia ti obbliga...
e così che nacque
il gioco:
ammazza la mozza
il lancio trasparente della mozza di capra
all'inizio
la si lanciava a cani e gatti
ma...
poverini...
quasi tutti
la sputavano
e quelli che non la sputavano
morivano a breve
così
furono create dalla mafia
delle discarica abusive
di mozza
altamente tossiche
ma
il desiderio di sbarazzarsene
era troppo alto
e la gente era disposta a tutto
pur di riuscirci...
all'inizio furono solo
dei piccoli agglomerati
in terreni
di proprietà di altri ippotalami
compiacenti
ma il vero dramma
era la megalomania
dell'ippotalamo campano
una sorta di reazione inversa
quanto più il rifiuto si faceva generalizzato
e sempre meno sotterraneo
più l'ippotalamo produceva
produceva
e produceva
ammassi di mozza informe
senza più nemmeno una parvenza di quello che era stato l'aspetto originario
ormai la tossicità
era a livelli tali
che all'atto stesso dello scarico
nelle discariche
tutto l'intorno
subiva mutamenti
orrorifici
miasmi esalavano da pozze di liquami infestanti
mentre orde di vermi
attaccavano gli ammassi informi
nutrendosi della loro tossicità
poi un bel giorno.
il politico che reggeva le fila di tutta sta follia
tirò le cuoia
e l'ippotalamo campano
fu costretto a chiudere
morì solo ed isolato
...