Addio bei sogni ridenti del passato...la mia bellezza è impallidita e il mio amore non è qui...lui che avrebbe saputo consolare questa mia anima stanca...Dio...puoi guardare questa donna traviata e sorriderle e perdonarla e prenderla con te?...è finita sai...finito tutto...tra poco non ci saranno più gioie nè dolori...niente...è strano come ogni cosa finisca...ogni cosa...è comunque un fine la morte...puoi inventarti tutte le avventure che vuoi ma alla fine di qualsiasi viaggio è quel confine che ti trovi davanti...la morte...sulla mia morte non ci saranno lacrime o fiori...non ci sarà un nome e nella terra sulla mia morte nemmeno una croce...
lunedì 26 maggio 2008
Vi veri veniversum vivus vici

...per vostra protezione...
"Immagino che vi stiate domandando perché vi ho convocati questa sera. Bé...il fatto è che ultimamente non sono molto soddisfatto delle vostre prestazioni. Vi siete un po' lasciati andare sul lavoro e, bé temo che ci sia il rischio che vi dobbiamo licenziare. Oh, lo so, lo so, è da un pezzo che siete con la società. Da quasi... vediamo, da quasi ventimila anni. Come passa il tempo...Sembra solo ieri...Ricordo il giorno in cui foste assunti, ingenui e nervosi, scendeste dagli alberi stringendo un osso nei pugni pelosi "Che cosa devo fare, signore?" domandavate...lamentosi. Ricordo le mie precise parole: "Laggiù c'è una pila di uova di dinosauro" dissi sorridendo paternamente "Comincia a succhiare, giovanotto". Ne è passato di tempo da allora, vero? Sì, sì, lo so che non avete mai perso un giorno di lavoro. Siete stati dei dipendenti bravi e fidati. E poi, non crediate che mi scordi delle vostre ottime note personali, né di tutte le ottime cose che avete fatto per la società. Il fuoco, la ruota, l'agricoltura...un elenco davvero impressionante...vecchio mio...non c'è dubbio.Però...anche noi abbiamo avuto i nostri problemi, da questo non si scappa. E ora vi dirò da cosa nascono, secondo me, questi problemi. Si tratta della vostra indisponibilità a farvi strada nella società, a farvi carico di responsabilità vere, di essere autonomi. Dio sa che le occasioni non vi sono mancate. Vi abbiamo offerto più di una volta una promozione ma voi avete sempre rifiutato. "Non ce la farei, capo" piagnucolavate, "conosco i miei limiti". Siamo franchi...questa è cattiva volontà, no? Riposate da troppo tempo sugli allori, e questo comincia a vedersi sul lavoro. E anche, lasciatemelo dire, in tutto il vostro comportamento. Sono al corrente dei costanti litigi in fabbrica e anche dei recenti episodi di teppismo in mensa...mi dicono che non riuscite ad andare d'accordo col vostro coniuge, che gridate, che litigate, si parla anche di violenza...insomma, così non va! E se la qualità del lavoro è calata non serve imputarlo alla direzione, anche se bisogna ammettere che la direzione è pessima. Anzi, senza peli sulla lingua, la direzione è inetta. Una serie di pazzi, truffatori e cialtroni ha preso una serie di decisioni catastrofiche, questo è indiscutibile, ma chi li ha eletti? Voi! Voi li avete eletti! Voi avete permesso loro di decidere per voi! Sarà anche vero che chiunque può sbagliare ma continuare per secoli a commettere gli stessi errori micidiali mi sembra perverso. Voi avete incoraggiato questi incompetenti in malafede che hanno portato alla rovina la società. Voi avete accettato supinamente i loro ordini insensati. Voi avete permesso loro di riempire la fabbrica di macchinari pericolosi e mai collaudati. Avreste potuto fermarli. Sarebbe bastato dire "No", siete degli smidollati, non avete orgoglio. Non siete più utili alla società... Questo è tutto. Potete tornare al lavoro. I programmi normali riprenderanno al più presto..."
liberamente tratto da "v for vendetta"
...è tutto...l'entrata perfetta...la grande illusione...è tutto e farò crollare il teatro dagli applausi...
giovedì 15 maggio 2008
...rattristatrice dell'io?

"...dalle montagne a nord soffiava il vento e la prateria davanti a lui si era fatta scura sotto le nuvole che correvano. Il cavallo si trascinava con la testa bassa e Billy cavalcava eretto, con il cappello tirato sugli occhi. Il paesaggio era tutto acacie e creosoto che spuntavano dal terreno ghiaioso; non c'erano staccionate e l'erba era poca. Poche miglia più avanti incontrò la strada asfaltata e fermò il cavallo. Un camion passò cigolando e si allontanò...il vento del deserto portava con sè accenni di pioggia...l'erbaccia cresciuta sul ciglio della strada veniva scossa e frustata dal vento...voltò il cavallo e si diresse verso certi edifici che aveva visto. Sul ciglio della strada si vedevano pneumatici sventrati di camion, avvolti a spirale e ingarbugliati come la pelle squamata e annerita al sole di vecchi sauri del deserto. Il vento soffiava da nord, poi incominciò a piovere, sempre più forte a raffiche sulla strada che gli si apriva davanti.
Erano tre edifici di adobe costruiti proprio lungo la strada; un tempo erano stati una stazione di posta; avevano il tetto quasi interamente sfondato e la maggior parte delle travi del soffitto erano cadute...davanti agli edifici vi era una vecchia pompa di benzina arancione tutta arrugginita...con il vetro rotto. Portò il cavallo nel più grande degli edifici e gli tolse la sella, che appoggiò sul pavimento. In un angolo c'era un mucchio di fieno, che prese a calci per spargerlo a terra o forse semplicemente per vedere che cosa contenesse. Era asciutto e impolverato e aveva un affossamento, lì dove qualcuno aveva dormito...prese le coperte e le allargò sul fieno...si sedette a mangiare sardine in scatola, guardando la pioggia...in quel momento un cane giallo girò intorno all'edificio, entrò dalla porta aperta e si fermò...prima guardò il cavallo...poi girò la testa e lo guardò...era un cane vecchio, col muso grigio e orribilmente storpio nelle zampe posteriori...anche la testa era storta rispetto al resto del corpo e il cane si muoveva in maniera grottesca. Una bestia artritica e sbilenca che si trascinava lateralmente e annusava il pavimento per sentire l'odore dell'uomo...sollevò la testa e annusò l'aria nel tentativo di riconoscere quella che i suoi occhi lattescenti mezzo ciechi gli prospettavano come una mera ombra.
Billy spostò con attenzione le sardine da un lato...nell'umidità si sentiva l'odore dell'animale...fermo...poco dentro la porta...con la pioggia che cadeva tra le erbacce e nella ghiaia alle sue spalle; la bestia era bagnata e malandata...piena di cicatrici e avrebbe benissimo potuto essere il risultato di una ricostruzione operata da folli vivisezionisti che avessero riassemblato una bestia con pezzi provenienti da animali diversi...rimase immobile...poi si scosse in quella sua maniera grottesca e zoppicando si spostò, fino all'altro angolo della stanza...poi guardò indietro...si girò tre volte e si coricò.
Billy pulì la lama del coltello sui pantaloni, lo posò sulla scatola di sardine e si guardò attorno; staccò un pezzo di fango indurito dal muro e lo gettò verso l'animale...il cane emise uno strano gemito ma non si mosse...vattene gridò...il cane mugolò e rimase fermo...bestemmiò a bassa voce e si alzò in piedi e si mise a cercare un'arma; il cavallo lo osservò, poi si voltò verso il cane...Billy attraversò la stanza, uscì alla pioggia e fece il giro intorno all'edificio...quando tornò aveva in pugno un tubo lungo un metro...andò in direzione del cane...dai gridò...vattene...il cane si alzò con un lamento, si trascinò lungo il muro e zoppicando uscì nel cortile...quando Billy si girò per tornare alle sue coperte, il cane gli sgattaiolò di fianco, rientrando nell'edificio...Billy si voltò...lo inseguì sempre con il tubo in mano e il cane...sempre trascinandosi uscì di nuovo.
Billy lo seguì...il cane si era fermato sul ciglio della strada...sotto la pioggia e guardava indietro...forse un tempo era stato un cane da caccia...forse era stato abbandonato tra le montagne perchè creduto morto o sul ciglio della strada...depositario di diecimila cose indegne e araldo di Dio sa cosa...
Billy si chinò, afferrò alcuni sassolini e glieli tirò...il cane sollevò la testa deforme ed emise un mugolio bizzarro...andò verso il cane e questi si incamminò lungo la strada...lo inseguì gridando e poi gettò il tubo che cadendo a terra produsse un suono metallico...rotolando sulla strada alle spalle dell'animale...il cane ululò nuovamente e incominciò a correre, zoppicando su quelle gambe storte e tenendo sempre quella strana testa piegata sul collo...mentre correva sollevò di lato il muso e ululò di nuovo emettendo un suono terribile...qualcosa che non apparteneva a questa terra, come se un terribile cumulo di dolore si fosse insinuato dal passato...trotterellando risalì la strada nella pioggia con le gambe ferite, continuando a ululare tutta la disperazione che aveva nel cuore, fino a che non scomparve del tutto...poi svanì anche il suo ululato.
Billy si svegliò nel bagliore del mezzogiorno e si levò a sedere tra le coperte che puzzavano di rancido. Mentre la osservava, l'ombra del legno non lavorato del telaio della finestra sul muro di fronte incominciò ad attenuarsi e ad affievolirsi...come se una nuvola stesse coprendo il sole...con un calcio sollevò le coperte, indossò stivali e cappello, si alzò e uscì...la strada era di color grigio pallido e la luce si stendeva fino all'orizzonte...guardò la strada, verso la luce che si dissolveva...banchi di nuvole scure a nord...guardò di nuovo la strada che gli si apriva dinnanzi sempre più scura...la strada correva verso est ed era priva di sole e di alba e quando guardò nuovamente verso nord la luce si stava allontanando ancora più rapidamente e quel mezzogiorno nel quale si era svegliato era diventato prima una penombra aliena e poi un'oscurità aliena.
Fece qualche passo...dalle montagne soffiava un vento freddo, che fendeva le pendici occidentali del continente, dove la neve estiva sovrastava la linea degli alberi e attraversava le foreste di abeti e di pioppi e soffiava sulla pianura desertica più a valle. Aveva smesso di piovere quella notte...Billy arrivò sulla strada e chiamò il cane...chiamò più volte...fermo in quell'oscurità inspiegabile...non si sentivano rumori, tranne quello del vento...dopo un pò si sedette sulla strada...si levò il cappello e lo posò sull'asfalto davanti a sè...chinò la testa...si strinse il viso tra le mani e pianse...rimase lì a lungo...poi il cielo a est incominciò a farsi grigio, poi si levò il sole vero...ancora una volta per tutti...senza distinzioni"
C. McCarthy "Oltre il confine"
...andrà tutto per il meglio?...la desolazione è desolazione dappertutto e la desolazione è tutto ciò che abbiamo e la desolazione non è poi così male...
lunedì 12 maggio 2008
figure retoriche?
...e all'improvviso tutto gli fu chiaro...

Raymond Carver fece durante tutta la sua vita una cosa molto particolare...scrisse racconti...ma racconti brevi a volte anche brevissimi...in realtà le sue erano fotografie...o se volete pensare alla vita come ad un nastro, tagliava dei piccoli segmenti di questo nastro e li appiccicava sulla carta...li imprimeva...in questo è stato forse il più grande di tutti...
La vita che lui lasciava scorrere e ogni tanto tagliuzzava, era la sua vita, ma era al tempo stesso la vita di noi tutti e in genere il suo era uno sguardo da polaroid...da istantanea che inchiodava...impietosa...uno sguardo freddo e feroce e sgradevole...aveva dalla sua questo ghiaccio e non si commuoveva mai molto...
In uno dei suoi racconti ci sono un uomo e una donna sposati in un angolo qualunque dell'America e succede che un giorno arriva un vecchio amico della moglie...ed è sempre imbarazzante quando arriva il vecchio amico della moglie che tu non conosci...e questo è cieco...proprio cieco dice Carver...non dice non vedente o robe del genere...cieco...e questo era anche il suo modo di scattare fotografie...inchiodare le cose con il loro nome...chiamarle...e questo racconto dall'inizio alla fine è proprio lì per fotografare quello che di orrendo (nella sua assoluta banalità)o di stupefacente...può succedere in noi...
"Qesto cieco, un vecchio amico di mia moglie, stava arrivando da noi per trascorrere la notte. Sua moglie era morta e lui era in visita ai parenti della defunta...aveva telefonato a mia moglie dalla casa dei suoceri, avevano preso accordi, sarebbe arrivato in treno, un viaggio di cinque ore e mia moglie sarebbe andato a prenderlo alla stazione. Non lo vedeva da quando aveva lavorato per lui un'estate a Seattle, lei e il cieco si erano poi tenuti in contatto, avevano inciso dei nastri e se li scambiavano per posta...io non ero entusiasta di quella visita, quella persona non la conoscevo e il fatto che fosse cieco mi infastidiva...l'idea che avevo io della cecità proveniva dal cinema, nel film i ciechi si muovono sempre lentamente, senza mai ridere e a volte sono guidati dai cani..un cieco in casa non era il mio ideale..."
Va la moglie da sola a prendere il cieco alla stazione, lo porta a casa, il marito li aspetta sulla porta, i due scendono dalla macchina, il marito vede questo qui che arriva e la prima cosa che nota, che pensa e dice dentro di sè...ma guarda questo cieco...ha la barba...che ci fa un cieco con la barba, non è che al mattino davanti allo specchio se la guarda e se la sistema...che ci fa un cieco con la barba e mentre pensa a queste cose il cieco è lì...davanti a lui e lui deve dire qualcosa nell'imbarazzo più totale e la prima cosa che dice è "salve" e la seconda "com'era la vista dal treno? bella eh?"...e per la miseria...poi cerca di recuperare e dice "...no perchè...in quella ferrovia se uno è seduto a destra vede il fiume Hudson...no...a sinistra...no...vabbè..."...la moglie lo inchioda con gli occhi...si gira ed entra in casa...
"...non avevo mai incontrato e conosciuto personalmente uno che fosse cieco, questo qui era vicino ai 50, di corporatura pesante, avviato verso la calvizie, aveva le spalle curve come se ci portasse sopra un grande peso e indossava calzoni marroni, scarpe marroni,una camicia marrone chiaro, cravatta e una giacca sportiva, chic, aveva anche il suo bel barbone, ma non usava il bastone e non aveva occhiali scuri...io avevo sempre pensato che gli occhiali scuri fossero di prammatica per i ciechi, ma a ben guardare c'era qualcosa di diverso in lui...troppo bianco nell'iride tanto per cominciare e le pupille sembravano muoversi nelle occhiaie senza che lui riuscisse a fermarle, era una cosa da brividi e mentre fissavo la sua faccia vidi la pupilla sinistra voltarsi verso il naso, mentre l'altra si sforzava di tenersi ferma, ma era solo uno sforzo giacchè quell'occhio stava andandosene a spasso senza che lo sapesse o lo volesse..."
E' sera e bevono e mangiano e durante la cena parlano soprattutto la moglie e il vecchio amico, il marito è imbarazzato, non ha storie da raccontare e per tutta la cena guarda il cieco che taglia la carne...perfetta...ma non è una bella cena per lui e appena può si alza e dice...vabbè...magari accendo un pò la tv...bell'idea...e la moglie lo odia anche se affettuosamente e mentre si alzano per andare verso il divano la moglie sale un attimo al piano di sopra a cambiarsi...e la situazione è: un marito seduto sul sofà accanto ad un vecchio amico della moglie, cieco, da soli, davanti ad una tv accesa...una situazione assurda...e allora il marito dice...senti potremmo farci uno spinello...e il cieco non ha mai fatto spinelli in vita sua e dice veramente non ho mai provato...bè c'è sempre una prima volta...ma si dai si spinello e via...
Torna la moglie e si siede tra i due sul divano...e di nuovo la situazione è: un divano qualunque in un pezzo di America qualunque con seduti un marito, una moglie addormentata e un vecchio amico della moglie, cieco, con i resti di uno spinello, davanti alla tv accesa e alla tv danno un documentario sulle cattedrali...
"La telecamera si spostò su una cattedrale ale porte di Lisbona, la differenza tra la cattedrale portoghese e quella francese o italiana non era poi così grande, soprattutto riguardava gli interni, al che mi ricordai una cosa e dissi al cieco, mi sono ricordato di una cosa, hai idea di cosa sia una cattedrale? cioè mi spiego, se qualcuno ti dice cattedrale hai un'idea di cosa stia dicendo? la conosci per esempio la differenza tra una cattedrale e una chiesa battista?
Il cieco lasciò che il fumo gli defluisse lentamente dalla bocca so che per le cattedrali sono stati necessari centinaia di operai e cinquanta o cento anni di costruzione, ho appena sentito quell'uomo che lo diceva alla tv; so che generazioni di una stessa famiglia hanno lavorato ad un unica cattedrale e che gli uomini che hanno cominciato all'inizio della loro vita a costruire la cattedrale non l'hanno mai vista completata...in questo senso amico...non sono certo diversi da tutti noi...e poi si mise a ridere e poi di nuovo le palpebre gli si abbassarono, la testa gli andava su e giù...sembrò essersi assopito...cattedrali disse il cieco...si tirò su e scosse la testa avanti e indietro...se vuoi che ti dica la verità vecchio, è tutto quello che so, quello che ho appena detto, quello che gli ho sentito dire, ma forse tu potresti descrivermene una...magari lo facessi...mi piacerebbe...se proprio vuoi saperlo non ho un'idea molto chiara di cosa siano...
Io fissai a lungo la cattedrale sullo schermo...come cominciare a descriverla...ma poniamo che ne andasse della mia vita, poniamo che la mia vita fosse minacciata da qualche pazzo il quale mi avesse ingiunto di descriverla pena la morte...fissai ancora per qualche attimo la cattedrale ma era inutile...mi voltai verso il cieco e dissi...tanto per cominciare sono alte...e poi ci prova a spiegare e parla di viadotti, di statue, di molti crocifissi e di cose che è come se si buttassero giù dal viadotto, in parte statue e in parte mostri, e poi archi e vetrate...ma non riesce veramente a dirgli com'è fatta e alla fine...senti...sai cosa ti dico...le cattedrali sono una cosa che si vede ogni tanto alla televisione la notte tardi...
Fu in quel momento che il cieco si schiarì la gola...capisco amico...va bene così...succede...non ti preoccupare...sta a sentire me lo faresti un piacere? mi è venuta un'idea...perchè non tiri fuori un foglio di carta pesante e una penna...voglio che facciamo una cosa...dipingeremo una cattedrale insieme...dai amico...vai a prenderli...così io andai di sopra, nella stanza di mia moglie mi guardai attorno e trovai delle biro in un cestino che aveva sul tavolo e poi provai a pensare dove avrei potuto trovare il tipo di carta che voleva lui...dabbasso in cucina trovai una sporta con in fondo della carta lucida...svuotai la sporta...la scossi...portai la carta in salotto e mi sedetti...spostai degli oggetti...spiegai la carta tutta spiegazzata e la misi sul tavolino...il cieco si accomodò sul tappeto accanto a me e passò le dita sulla carta...va bene disse...facciamolo...e trovò la mia mano, quella in cui tenevo la biro e sopra ci chiuse la sua...dai vecchio...disegna...disse...io ti verrò dietro...funzionerà...così io cominciai per prima cosa disegnai un quadrato che sembrava una casa, poi ci misi sopra un tetto e ai lati del tetto ci misi dei campanili...roba da matti...benissimo...magnifico...stai andando proprio bene disse lui...hai mai pensato che una cosa del genere potesse capitarti nella vita, vero amico?...bè...la vita è strana lo sappiamo tutti...dai continua...io ci misi dentro le finestre con gli archi, disegnai i contrafforti, ci appiccicai dei grandi portoni...non riuscivo a smettere...la tv cessò anche i programmi...io posai la penna lui aprì le dita e poi tastò la carta, passò le mani su tutto quanto aveva disegnato e annuiva...vai benissimo mi disse...io ripresi la penna e lui mi ritrovò la mano e continuai...ma certo...adesso la vedo...adesso capisco...e adesso mettici della gente...cosa vuoi che sia una cattedrale senza gente...e adesso chiudi gli occhi mi disse il cieco e io lo feci...sono chiusi disse...non fingere...sono chiusi dissi...tienili così e poi non smettere...era una cosa come nessun'altra in vita mia fino a quel momento...poi mi disse penso che vada bene così...secondo me ci sei riuscito disse...dà un'occhiata, come ti pare?ma io avevo gli occhi chiusi e pensai fosse giusto tenerli così ancora per un pò...bè disse lui...stai guardando? io gli occhi li tenevo ancora chiusi...è bellissimo...dissi..."
...chissà perchè alla fine mi ritrovo sempre a pensare che una fondamentale accuratezza d'espressione sia il solo ed unico principio della scrittura...niente trucchi...punto e basta...
venerdì 2 maggio 2008
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