domenica 18 novembre 2007

ritorno alle origini...



dove eravamo rimasti...

Bes...il dio nano...

Bes...dio nano e deforme è l'unico ad essere rappresentato sempre frontalmente mentre mostra la lingua...protegge la casa dagli spiriti maligni ed è il dio della musica e dei musicisti...per le sue doti protettive, veniva spesso raffigurato sulle suppellettili all'interno delle abitazioni e nei mammisi, dato che veniva venerato anche come tutore delle gestanti e della quiete familiare...era una divinità minore del pantheon egiziano, ma fu oggetto di grande devozione popolare, soprattutto in epoca Tardo Ellenistica (seconda metà del I millennio a.c.), quando amuleti con la sua effigie vennero diffusi in tutti il Mediterraneo.

Solitamente, come già accennato, è raffigurato in veduta frontale come un nano nudo e tarchiato, dal volto barbuto simile a una maschera, circondato da una criniera come quella di un leone...sul capo porta una corona di piume di struzzo, mentre dalla bocca pende una lunga lingua.

Il busto poggia sulle gambe piegate con le ginocchia in fuori, tra le quali spunta una coda leonina o un fallo...la concezione e la pratica della sessualità erano un elemento essenziale sia per la vita terrena che per quella ultraterrena degli egizi, la rigenerazione e la rinascita, elementi base della visione religiosa, si verificano solo grazie al mantenimento del vigore sessuale tanto che nei racconti mitologici vi è una costante allusione all'impulso sessuale vivificatore...da qui l'importanza della raffigurazione di Bes con un membro di proporzioni accentuate...Bes era anche un dio combattente, armato di coltelli con i quali uccideva i serpenti, mortali nemici del dio solare.

Il dio nano è attestato altresì come divinità protettrice degli orafi...l'utilizzo di nani come orefici trovò larga diffusione, per la possibilità, offerta loro dalle minute caratteristiche fisiche, di adoperare nelle varie epoche, con straordinaria abilità, strumenti atti alla modellazione, al cesello, all'intaglio, al bulino, allo sbalzo e alle smaltature...

Questo si riallaccia anche all'usanza molto frequente nell'antico Egitto, di portare sul corpo piccoli oggetti con funzione magica e protettiva...si riteneva infatti che tali oggetti procurassero benessere e salute al loro proprietario o ne assorbissero il male...il potere magico degli amuleti poteva derivare sia dal materiale sia dalla forma o dal colore...molto spesso erano figure ibride con corpi di nano, ginocchia piegate verso l'esterno e ali spiegate dietro la schiena...la testa è di animale o umana con caratteri bestiali come la maschera leonina del nano Bes...


nano....dio nano....forse è il caso di spendere due parole sul nanismo...


Il nanismo ha sempre destato, nell'immaginario collettivo, una curiosità spesso generata dal "lusus naturae", visto come elemento di disarmonia della creazione.

Già in età Paleolitica, è attestata nella Valle del Danubio austriaco, la testimonianza di un reperto riconducibile alla divinità femminile della fecondità, in cui appaiono ben accentuati i caratteri del nanismo.

Nella civiltà egizia l'interesse per il dato naturalistico emerge spiccatamente nelle raffigurazioni di nani rinvenuti all'interno delle tombe...i nani venivano utilizzati in varie attività, artigianali o anche di indubbio prestigio sociale...loro protettore è ovviamente Bes, dio mostruoso rappresentato nelle fattezze di un nano scimmiesco dai tratti marcatamente apotropaici, protettore della casa e della famiglia...considerati anche come manifestazione del dio Ra e di Horus, per i loro caratteri giovanili riferibili al culto solare, i nani in Egitto non furono mai ritenuti creature mostruose ma, al contrario, legati ad una visione positiva della vita e della religione, da qui anche la loro diffusione tra le divinità popolari.

In Grecia i nani, per le loro caratteristiche acondroplastiche, furono inseriti nei culti dionisiaci; il loro aspetto veniva considerato di buon auspicio nei confronti delle divinità ostili...ma c'era anche un profondo disagio culturale nei confronti di questa patologia, probabilmente riferibile alla tendenza, propria del mondo ellenico, ad attribuire grande importanza alla perfezione fisica.

Nell'età regia e repubblicana a Roma le malformazioni fisiche venivano considerate come delle mostruosità ed eliminate drasticamente...durante l'età imperiale invece, poter esibire nani come accompagnatori o consiglieri divenne motivo di compiacimento.

Nel periodo tardo antico si assiste ad un radicale mutamento degli atteggiamenti sociali nei confronti dei nani: la diffusione del Cristianesimo infatti, modifica profondamente in senso religioso, il rapporto con la diversità...la consapevolezza che il diverso è altra manifestazione del concetto del divino che sfugge alla comprensione epistemica...così l'anomalos si identifica con l'anomos, il senza legge, e per estensione con l'individuo privo di valore sociale...nel patologico medievale, è insita la sofferenza intesa come espiazione di una colpa...infatti sebbene la morale cristiana imponesse per un verso l'assistenza e la carità nei confronti dei più deboli, al tempo stesso considerava la malattia come una forma di punizione dei peccati....


...che assoluto ribaltamento ideologico....


alla prossima puntata...

venerdì 16 novembre 2007

incubi...




"...non è ver che sia il vampiro il peggior di tutti i mali..."

antico proverbio rumeno

e comunque Bram Stoker scrisse di getto il suo libro sul vampiro più famoso in assoluto...Dracula...dopo aver fatto una colossale scorpacciata di gamberi ...eh eh...un nesso ci sarà...ci ritornerò...

venerdì 9 novembre 2007

E per rimanere in tema...(omaggio agli illuministi)



Gli illuministi partorirono questo pazzo progetto di scrivere un'enciclopedia nuova, che azzerasse il sapere vecchio ed imbalsamato e che descrivesse le cose così com'erano, che dicesse insomma semplicemente tutto quello che sappiamo delle cose...niente di più...un progettone...

Tra le tante, tantissime voci che popolano quest'opera incredibile...voci anche enormi nella loro importanza...si trova anche ad esempio la voce dedicata al termine "delizioso"

con metodo illuministico spiegano...delizioso è un piatto, un cibo, un vino che beviamo...però poi ad un certo punto c'è scritto che la cosa veramente deliziosa nella vita è una...quando uno si sta per addormentare...e la definiscono...la spiegano quella cosa lì proprio nel suo più piccolo funzionamento...che uno è lì nel letto...a poco a poco non si sente più una mano...non sa più bene dov'è...ma non è ancora addormentato...

"...in quel momento d'incanto e di abbandono, non resta in costui memoria del passato, non desiderio dell'avvenire, non inquietudine per il presente...se si potesse fissare con il pensiero questa condizione puramente sentimentale in cui tutte le facoltà del corpo e dell'anima sono vive senza essere attive e attribuire a tale delizioso quietismo l'idea di immutabilità...ci formeremmo la nozione della felicità più grande e pura che l'uomo possa mai immaginare..."

una costruzione, un'edificio enorme, per dire cosa...che la felicità più grande, più assoluta è quando ti stai per addormentare...che salto...la porta verso la modernità...

mercoledì 7 novembre 2007

Esseri strani




Immaginate un uomo che per 35 anni fa un mestiere un pò strano, lavora al macero e gli arriva ogni tipo di carta da tutte le parti...lui la riceve, ha una pressa meccanica, bottone rosso, bottone verde e crea questi cubi di carta pressata, delle balle di carta che poi manda al macero...35 anni questo lavoro...c'è da impazzire...ma quest'uomo semplice e geniale, decide di farne un rito, un'avventura sua personale...infatti insieme alla carta gli arrivano anche dei libri che lui incuriosito apre e legge e ne rimane incantato...e allora matura il suo sogno, il suo piano geniale, pensa che piglierà ciascuno di questi libri e lo metterà all'interno del cubo, metterà un'anima e un cuore a queste balle di carta...

questa storia raccontata da uno scrittore cecoslovacco Bohumil Hrabal nel suo libro "Una solitudine troppo rumorosa" racconta la furbizia, l'abilità e l'ostinazione, con cui i libri scappano da chi li vuole eliminare...il grande duello...

però....

"Gli ebrei sono piuttosto maldotati per le arti, biologicamente, dal fondo stesso della loro natura; cercano di fare dell'arte in Europa, quantomeno ci riescono male e di sponda, devono supplire, barare, saccheggiare di continuo, succhiare i vicini per sostenersi. Gli ebrei mancano disastrosamente di mozione diretta spontanea, come tutti gli afroasiatici, il loro sistema nervoso atavicamente è di zinco e tale rimane, grossolano, volgare e molto ordinario per dirla tutta; precoci e rozzi, sono condannati nel caso se la passino sotto i nostri climi a prodigarsi in smorfie, tam tam, imitazioni, come i negri e come tutte le scimmie...non sentono niente direttamente e assimilano ben poco in profondità, donde quell'infinito inculare le mosche, quell'iperrovistio tutto bluff, quelle forsennate didattiche, quelle analisi sfrenate e tutta quella pomposa masturbazione dottrinaria al posto dell'umanità diretta, dell'autentica ispirazione...sarebbero da compiangere...se non rompessero tanto i coglioni"

L. F. Céline "Bagatelle per un massacro"

???????

"Perchè esista un terreno vasto, profondo e fertile per lo sviluppo dell'arte, la stragrande maggioranza degli uomini deve essere al servizio di una minoranza, deve essere sottomessa alla schiavitù dei bisogni impellenti della vita; a spese di questa maggioranza e attraverso il suo lavoro supplementare, la classe privilegiata deve essere sottratta alla lotta per l'esistenza...conformemente a ciò dobbiamo trovarci d'accordo nel considerare come verità, che suona crudele, l'affermazione che la schiavitù rientra nell'essenza di una cultura, una verità che non lascia alcun dubbio sul valore assoluto dell'esistenza...la sventura degli uomini che vivono faticosamente deve essere ancora aumentata per rendere possibile ad un ristretto numero di uomini olimpici la produzione del mondo dell'arte"

F. Nietzsche "La filosofia nell'epoca tragica dei greci"

...certo di fronte a pagine come queste...la libertà...che strana parola...

eppure non sono pagine qualunque...Céline è uno dei massimi scrittori del '900...antisemita...e Nietzsche è uno dei padri del pensiero contemporaneo...e parla della necessità della schiavitù...

è ovvio che davanti a parole come queste la fatica è più evidente...il duello è più aspro...ma questa fatica è l'emblema di un'avventura bellissima...quella dei libri e della parola verso la libertà...e passaggio cruciale di quest'avventura è l'illuminismo...lì davvero...con il massimo coraggio...si è arrivati a pensare prima, e a scrivere poi, che noi siamo uomini liberi perchè siamo uomini uguali...che enorme balzo in avanti...ecco la porta che apre al moderno...


lunedì 5 novembre 2007

Nulla cambia mai



"Quando sono a corto di sdegno...leggo le cronache mondane..."


P. Marlowe, 1939


...ma possibile??

...del leggere e dello scrivere...



...allora...riprendiamo il discorso...
...si parlava di ferite...di sopravvivenza al caos del mondo...
...mi è sopraggiunta l'idea...la possibilità...che la letteratura nasca da una sorta di risentimento...

Lo scrittore è l'uomo contro, che si ribella...l'uomo offeso che non ci sta...è un mito?una bella favola che raccontiamo e che ci raccontiamo??

Tutto sommato può essere vero all'origine...molto probabilmente chi scrive, dipinge, compone, interpreta quel no che tutti gli uomini dicono alla morte...questo enorme enigma che ci attanaglia, che ci aspetta...quindi l'arte è un risentimento nei confronti dell'essere condannati...poi c'è anche il risentimento oggettivo, nei confronti dell'ingiustizia del reale, del caos del mondo.

La stessa costruzione della lingua o del linguaggio pittorico o musicale, è veramente un contrapporre al disordine del mondo un ordine, un'armonia perfetta, o al contrario è un contrapporre ad un finto ordine del mondo, un modo basso, volgare, volutamente esploso...
L'idea della morte nella vita di tutti è la ferita...forse è questa che viene interpretata come prima cosa...
ferita...presenza della morte...evasione...il dire no...l'assurdità celebrata nell'arte come dissenso...

La letteratura come parodia per dire no all'assurdità della vita...mah...potrebbe essere...oppure la figura dell'eroe perdente...l'eroe che combatte e viene sconfitto...anche...
L'ultima rappresentazione di questo eroe è il personaggio delle comiche del muto, visione parodistica e comica dell'eroe tragico perdente...

Ma ecco la vera domanda...alla luce di quanto detto...per un popolo che si ribella, può funzionare la figura dello scrittore come guida? insomma...con i libri si può fare la rivoluzione? o la rivoluzione attuata perde ogni possibilità di essere nutrita dagli scrittori?
...forse chi non sa dire di si, non può partecipare, ma solo preparare....

...complicazione...

Sistemi


L'insieme non è riconducibile alla somma delle parti.

venerdì 2 novembre 2007

già....sarebbe bello....




Certe notti per dormire mi metto a leggere,
e invece avrei bisogno di attimi di silenzio.
Certe volte anche con te, e sai che ti voglio bene,
mi arrabbio inutilmente senza una vera ragione.
Sulle strade al mattino il troppo traffico mi sfianca;
mi innervosiscono i semafori e gli stop,
e la sera ritorno con malesseri speciali.
Non servono tranquillanti o terapie
ci vuole un'altra vita.

Su divani, abbandonati a telecomandi in mano
storie di sottofondo Dallas e i Ricchi Piangono.
Sulle strade la terza linea del metrò che avanza,
e macchine parcheggiate in tripla fila,
e la sera ritorno con la noia e la stanchezza.
Non servono più eccitanti o ideologie
ci vuole un'altra vita.


...ansia...
...ansia...
...ansia...
...ansia...
ecc ecc.

giovedì 1 novembre 2007

...del leggere e dello scrivere...



In genere stiamo molto attenti alle storie che raccontano i narratori, gli scrittori, non sempre stiamo attenti a come le raccontano...

sto cercando di provare a spiare i segreti nell'officina della scrittura, per cercare di capire come si decide di narrare una storia, perchè è lì...in quel punto lì...che si sviluppa il concetto della salvezza legata all'atto dello scrivere...

E' importante il modo di scrivere degli scrittori, perchè non solo in cosa raccontano, ma a volte soprattutto in come lo raccontano c'è scritto il loro modo di tramandare il pezzo di mondo che hanno conosciuto...è una cosa difficile da fare ma molto affascinante...e ci proviamo con un grande del '900, Marcel Proust...autore della raccolta "Alla ricerca del tempo perduto"...

l'episodio che prenderemo in considerazione è di per sè abbastanza banale...è il ricordo della cuoca nella casa della sua infanzia...ma per descriverla, Proust scrive questa cosa qui...

"E come l'imenottero studiato da Fabre, la vespa scarificatrice, che per assicurare ai piccoli dopo la sua morte della carne fresca da mangiare, chiama l'anatomia in aiuto della crudeltà e, catturato qualche ragno o punteruolo, gli trafigge con una sapienza e un'abilità meravigliosa il centro nervoso da cui dipende il movimento delle zampe, ma non le altre funzioni vitali, in modo che l'insetto paralizzato, accanto al quale depone le proprie uova, fornisca alle larve quando si schiuderanno una preda docile ed inoffensiva incapace di fuga o di resistenza ma non ancora frollata, Francoise escogitava, per assecondare la sua pervicace volontà di rendere la casa insostenibile da parte di qualsiasi domestico, degli accorgimenti così sottili e così spietati che parecchi anni dopo scoprimmo, che se quell'estate avevamo mangiato asparagi quasi quotidianamente, era stato perchè il loro odore provocava alla povera sguattera incaricata di pulirli, delle crisi d'asma d'una violenza tale che alla fine fu costretta ad andarsene."
Bum...

questa non è una frase...è un monumento...è una performance...un'acrobazia...insomma...un frasone...

in realtà questa frase ha un'architettura semplice, ma molto sofisticata e precisa...innanzitutto è divisa in due parti:

e come l'insetto che fa questo e quello...così Francoise escogitava ecc ecc.

mentre si cerca di stare dietro a tutta l'enorme quantità di informazioni che ci vengono sparate addosso, Proust ci costruisce un ponte...in realtà ci sta suonando una specie di musica...

come l'insetto...così Francoise...
come l'insetto...così Francoise...

una musica che dà una sensazione precisa di ordine, di dominio, di possesso di quello che si ascolta e Proust moltiplica questo meccanismo anche all'interno della tenaglia grossa...quasi come un'ossessione la musica si ripete...domanda-risposta...fino alla fine...

ma la domanda è: perchè? perchè questa prova di bravura?

Proust scriveva così perchè coltivava un sogno...sognava che mettere in ordine queste parole, costruire e lavorare con la sintassi, fosse un modo per ordinare il mondo, il suo caos, la sua disarmonia...se tutto quello che ci sta attorno...tutto quello che ci accade...si riesce a tenerlo in qualche modo, allora forse ci si salva...

è un lavoro da chirurgo che ricuce le ferite della realtà...questo pensava Proust...

ma qui si parla di una serva...non è una ferita...che bisogno c'era...vero...ma queste sono le "prove generali"...qui Proust ci sta facendo vedere di cosa è capace, perchè quando arriverà il nemico vero, quando ci sarà da raccontare quello che ci spaventa veramente, lui avrà quell'arma lì per farlo, sarà in grado di ricucire la ferita vera...quello era il suo sogno...per la salvezza...

(continua)