martedì 30 ottobre 2007

La fine dei puffi


- senti piccolo puffo
- dimmi grande puffo
- cosa cazzo è sto rumore?
- grilli e cicale grande puffo
- e come fanno a far tutto sto casino?
- mi sembra il casino di sempre o grande puffo...
- eppure prima non li sentivo, in tanti anni non mi son mai accorto che fanno tutto sto casino, devono essere le correnti, quelle maledette correnti che soffiano in tutte le direzioni, eppure con tanto lavoro e tanta fatica, dei puffi schiavi, si intende, le avevamo incanalate piegate alla nostra volontà.
Che nervi...
Piccolo Puffo, dobbiamo far qualcosa.
- che fare?
- occorre reincanalare le correnti.
- sarebbe sicuramente efficace, ma non possiamo.
- e perchè mai?
- non le conosciamo, si fanno gli affari loro, non riusciamo a comprenderle.
- allora occorre zittire i grilli e le cavallette. Togliamo l'aria.
- l'aria, o grande puffo?
- l'aria... il loro suono viaggia con l'aria, noi si toglie l'aria e il gioco è fatto.
- ottima idea grande puffo, provvedo immediatamente.

lunedì 29 ottobre 2007

I treni stanno alla meraviglia come i libri alla salvezza?



...tornando sulla salvezza...

Nel 1825, in Inghilterra,
fu inaugurata la prima linea ferroviaria di tutti i tempi.
Era l’inizio del futuro.
I treni volavano sui binari di ferro, divorando tempo e spazio.
Un’emozione profonda e scioccante, fatta di meraviglia e di paura.
Per non essere travolti, gli uomini del tempo presero l’abitudine di affidarsi ad un gesto meticoloso
capace di proteggere i loro occhi e la loro mente
da quella esplosione di feroce bellezza.
Sui treni, lanciati a velocità mai viste, quegli uomini e quelle donne,
per salvarsi,
aprivano un libro e leggevano.

Il sole nero




"Era un vecchio che pescava da solo su una barca a vela nella corrente del golfo, ed erano ottantaquattro giorni ormai che non prendeva un pesce..."
E' l'inizio de Il Vecchio e il Mare, uno dei libri più famosi di Hemingway...racconta una storia molto semplice...Santiago, il vecchio pescatore, sono 84 giorni che non pesca nulla, per lui significa fame, miseria, la pesca è il suo lavoro non certo un hobby...parte con la sua barca da povero pescatore e gli accade una cosa insieme molto bella ma anche molto brutta, molto fortunata e anche molto sfortunata, abbocca ad uno dei suoi ami un pesce...ma non un pesce normale...un pesce enorme, uno dei più grandi della sua vita...ha così inizio il duello tra il vecchio e il pesce, duello che dura un giorno una notte e un giorno...il pesce appena abbocca reagisce fuggendo, non esce dall'acqua, rimane sotto e fugge trascinando con sè la barca...un lungo duello...

Insomma...una storia di pesca...scritta tra l'altro con uno stile scarno, secco, volutamente antiretorico...ma per chi legge è ovvio che questa storia non è solo la storia di un pesce e di un pescatore e se racconta un duello, non è semplicemente quello che c'è tra un cacciatore e la sua preda...
c'è un momento in cui ci si accorge che non è solo quello e che il libro in realtà racconta qualcosa di diverso...qualcosa di più...

"...poi si guardò alle spalle e vide che la terraferma era scomparsa...(ed è qui in questo momento...in questo luogo...che la storia diventa qualcosa di più...lasciati ormai tutti i riferimenti certi...) non importa pensò, posso ancora rientrare con le luci dell'Havana...ci sono ancora due ore prima che tramonti il sole e forse verrà fuori prima...sennò forse verrà fuori con la luna...sennò forse verrà fuori con l'alba...non ho crampi e mi sento forte, è lui che ha l'amo in bocca...che pesce però, per tirare così...mi piacerebbe vederlo...mi piacerebbe vederlo un momento solo per sapere contro che cosa devo combattere...

eccolo lì...
e uno pensa...ma questa frase io l'ho già sentita...è mia...mi appartiene...viene da un mondo in cui sono stato...
allora...da dove viene questa frase? perchè ci fa scattare questa sensazione?

forse perchè appartiene ad un angolo della nostra esperienza che ha a che fare con un certo tipo di dolore, anzi con una certa lotta contro un certo tipo di dolore...ci sono dolori che non si vedono, che corrono sotto e ci portano via...proprio come il pesce...dolori a cui è difficile anche solo dare un nome...

azzardiamo...proviamone uno fra tanti...disagio di vivere...di fronte a questo disagio, a questo dolore, il pensiero è sempre...va bene...io combatto...giorno...notte...sempre...ma mi piacerebbe vederlo...almeno una volta...

Hemingway l'ha nominato...molti altri l'hanno fatto...i libri che parlano di quel dolore sono moltissimi e non a caso...perchè i libri ci difendono dalle cose che più temiamo...e forse raccontandole ci salvano anche un pò...
Esiste una grande letteratura che racconta di questo...e c'è un grande scrittore che più di ogni altro forse, si è spinto in fondo nella disamina di questo disagio...Italo Svevo...che non solo nel suo capolavoro La coscienza di Zeno, ma in tutti i suoi scritti, scopre che la vita fa male, che la vita è una malattia e che l'unica cosa da fare è cercare di ignorare questa verità, cercare di aggirare la vita come malattia e riderne...

ecco quindi che Svevo parla dell'inettitudine a vivere come condizione...ma questa che all'inizio sembra una cosa negativa, alla fine diventa una paradossale salvezza...dall'inettitudine si trae una sorta di selvaggia libertà...la forza di ridere di questo disagio...e scrivere dirà Svevo assomiglia molto all'inettitudine, perchè è un modo di essere fuori dalla vita...scrivere anzichè vivere...

Il protagonista della Coscienza di Zeno dirà ad un certo punto..."io non sono mai stato malato...infatti non sono mai guarito..." e in questa frase c'è tutto il paradosso della vita come malattia...

ma la soluzione per essere completamente dentro la vita...può essere davvero esserne fuori?
...vagheggiando la salvezza...

(continua)

mercoledì 24 ottobre 2007

TANTO VA LA GATTA AL LARDO...



per continuare sull'umorismo...

PRESENTAZIONE

Personaggi: il Sig. Pericle Fischetti, l'altro signore

Il Sig. Pericle Fischetti si avvicina all'altro signore

"Permette? Io sono il Sig. Pericle Fischetti, e lei?"

"Io no..."

Sipario

Questa è una delle tragedie in due battute di Achille Campanile (1899-1977), grande maestro della letteratura umoristica italiana...anche se lui amava dire che il più bel complimento che gli avessero mai rivolto, era che le sue battute non facevano ridere.

Il critico che lo lanciò negli anni '20, disse che il suo era un "riso scemo"...e giù ad interrogarsi sul perchè questa scemenza facesse ridere...

In realtà Campanile era lui stesso un personaggio di Campanile...così avvenne la sua "scoperta" di essere un umorista...

« Un giorno, avendo bisogno di quattrini, mi presentai allo sportello di una banca e dissi al cassiere: "Per favore, mi potrebbe prestare centomila lire?". Il cassiere mi disse: "Ma sa che lei è un umorista?". Così scopersi di esserlo. »


SCHERZI DEL SUBCOSCIENTE

Personaggi: un signore che ha viaggiato tutta la notte, l'amico, facchini e viaggiatori (che non parlano)

La scena è in una stazione.
E' mattina.
All'alzarsi del sipario arriva un treno e ne scende il Signore che ha viaggiato tutta la notte, egli ha un'espressione stanca e seccatissima.

"Hai fatto buon viaggio?"

"Macchè...sapessi come sono disgraziato, ho trovato uno scomparto completamente vuoto, ho potuto stendermi e dormire...e per tutta la notte ho sognato che non riuscivo a trovare posto e facevo il viaggio in piedi..."

Sipario

...ecco...l'umorismo di Campanile è così..."sa che ore sono?" "si"...è un umorismo basato sulle situazioni, coglie tic, manie, piccoli difetti della piccola borghesia degli anni '20, '30 e '40, ma molto spesso la molla è linguistica, un corto circuito linguistico, ci si capisce, non ci si capisce...è un refuso...un gioco di parole...


DRAMMA DELL'OCEANO

Personaggi: il baccalà, nessun altro

La scena si svolge in mezzo all'oceano, ai giorni nostri; il mare è in tempesta, ondate come montagne si innalzano fino al cielo e poi si sprofondano...in lontananza si vede una nave in pericolo, marinai e passeggeri si agitano invocando salvezza.
All'alzarsi del sipario, un baccalà fa capolino tra le onde infuriate e fissa la scena con sguardo perplesso...

"...non arrivo a capire...se la nave è in pericolo perchè il mare è agitato o se il mare è agitato perchè la nave è in pericolo..."

Sipario

Campanile scriveva cose come questa negli anni '20...nessuno lo capiva...a teatro era lo stesso...

Verso la fine degli anni '20, al Teatro Manzoni di Milano...il teatro più importante d'Italia allora...va in scena una sua commedia, sempre sullo stesso genere del paradosso, il pubblico si divide in due immediatamente, metà comincia a battere le mani, ad entusiasmarsi...l'altra metà fischia...un caos infernale...al secondo tempo cominciano a volare i primi pugni...al terzo tempo non ci arriveranno mai...troppo caos...
Ma ad un certo punto...scoppia un grande applauso, fragoroso, il pubblico batte le mani non a Campanile, ma a Pirandello che era lì in un palco e puntualmente ha cominciato a ringraziare...Campanile, che aveva veramente un coraggio pazzesco, apre uno spiraglio nel sipario, si affaccia e dice "grazie per gli applausi...grazie...son contento che vi sia piaciuta la mia commedia, sono io l'autore, non Pirandello...e per ringraziarvi ve la mando di nuovo in scena..." e ha ricominciato da capo, per punirli ha fatto il bis...è venuto giù il teatro...

FURBERIA

Personaggi: un tale, un altro

L'azione si svolge di piena estate, sotto il solleone.
All'alzarsi del sipario, il tale incontra l'altro che arriva sotto un sole che spacca le pietre avendo un pesante cappotto addosso.

"Ma perchè ti sei messo il cappotto se mancano ancora due mesi all'autunno?"

"Eh...caro mio...chi ha tempo non aspetti tempo..."

Sipario


Un giorno sul tavolo del direttore di un giornale, arriva un pezzo di cronaca scritto da uno dei tanti redattori, un pezzo anche un pò lacrimevole...la storia di una vedova che da anni andava tutti i giorni sulla tomba del marito a portare i fiori...e un giorno...è morta, proprio lì, in cimitero, sulla tomba del marito...
Titolo del pezzo "Tanto va la gatta al lardo..." e lì il direttore si mise ad urlare...disse ma questo è un pazzo...ma chi è? è un cretino o un genio...
...era Campanile...non era un cretino...era un genio...








Ergonomia dei sistemi

Introduzione alla Cibernetica (passi tratti da questa interessante pagina)

Secondo il teorema di Jacopini-Bohm, tutto quello che un computer ... può fare consiste nello svolgere tre tipi fondamentali di processo algoritmico:

a.processo sequenziale, consistente nell'elaborazione, uno dopo l'altro, di una serie di passi dichiaramente prestabiliti, del tipo "passo 1 - passo 2 - passo 3 - ... - passo n";

b.processo condizionale, la possibilità di "scegliere" un percorso elaborativo piuttosto che un altro in base ad una condizione che può essere verificata o meno, secondo lo schema "se la condizione X è verificata allora segui la strada A; altrimenti segui B";

c.processo iterativo, capacità di ripetere una procedura finché una condizione è soddisfatta, ossia "finché la condizione è verificata, esegui la procedura e ritorna alla condizione di partenza".

Il modello si chiama sequenziale perché dati ed istruzioni vengono inseriti secondo una sequenza lineare, "impilati" uno di seguito all'altro in base all'ordine d'entrata o di esecuzione.


Il modello sequenziale è il modello a cui si ispira il senso comune.

Il modello di Maturana-Varela-Bateson ci aiuta a farci una rappresentazione più adeguata.

i Sistemi autopoietici (dal greco 'autos', "da sé" e 'poiesis', "produzione")

sistemi autopoietici sono in continua relazione dinamica con l'ambiente circostante tramite interazioni ricorrenti e perturbazioni di vario tipo reciproche, un procedere "fianco a fianco" che è detto accoppiamento strutturale,
è la natura stessa del sistema, in base alla sua peculiare configurazione dinamica a rete ed alle sue "soglie di sensibilità" a "selezionare" gli input dell'ambiente e ad "assestarsi" internamente di conseguenza, in un modo che l'ambiente non può ne' specificare ne' dirigere.

Questo è la teoria che sta alla base della disciplina dell'ergonomia dei sistemi così come la intendo io.

lunedì 22 ottobre 2007

...nota vagamente autobiografica...ore 5.43...


Vivere non è difficile potendo poi rinascere
cambierei molte cose un po' di leggerezza e di stupidità.
Fingere tu riesci a fingere quando ti trovi accanto a me
mi dai sempre ragione e avrei voglia di dirti
ch'è meglio se sto solo...
Ma l'animale che mi porto dentro
non mi fa vivere felice mai
si prende tutto anche il caffè
mi rende schiavo delle mie passioni
e non si arrende mai e non sa attendere
e l'animale che mi porto dentro vuole te.
Dentro me segni di fuoco è l'acqua che li spegne
se vuoi farli bruciare tu lasciali nell'aria
oppure sulla terra.
Ma l'animale che mi porto dentro
non mi fa vivere felice mai
si prende tutto anche il caffè
mi rende schiavo delle mie passioni
e non si arrende mai e non sa attendere
e l'animale che mi porto dentro vuole te.

"L'animale" F. Battiato

Tutti i pensieri di un coniglio sono conigli


seconda puntata...

problema...(non si parte sempre da un problema??)...

"Un uomo mise una coppia di conigli in un luogo circondato da tutti i lati da un muro. Quante coppie di conigli possono essere prodotte dalla coppia iniziale in un anno supponendo che ogni mese ogni coppia produca una nuova coppia in grado di riprodursi a sua volta dal secondo mese?"

...questo era il problema di Fibonacci (matematico pisano del XII sec.)...

Ma sinceramente...com'è possibile che la discendenza di due conigli immaginari abbia avuto tanta importanza per la storia della matematica (e non solo...altrimenti non sarei qui a parlarne)?

comunque...analizziamolo...questo problema...

Si inizia con una coppia. Dopo il primo mese, la prima coppia dà origine a un'altra coppia, per cui ne abbiamo due. Dopo il secondo mese, la coppia matura produce un'altra coppia giovane, mentre la precedente coppia diventa matura. Le coppie sono quindi tre. Dopo il terzo mese, ciascuna delle due coppie mature genera un'altra coppia, mentre la coppia giovane diventa matura, cosicchè le coppie sono cinque. Trascorso il quarto mese, ciascuna delle tre coppie mature genera una coppia, mentre le due coppie giovani diventano mature, portando il totale a otto coppie. Dopo il quinto mese, otteniamo una coppia giovane da ciascuna delle cinque coppie adulte, mentre tre coppie diventano mature, per un totale di tredici. Supponiamo di esaminare solo il numero di coppie adulte, un mese dopo l'altro. Tale numero risulta composto dal numero di coppie adulte nel mese precedente, più il numero di coppie giovani diventate adulte dal medesimo mese precedente. Ma questo numero di coppie giovani in effetti è uguale al numero di coppie adulte nel mese ancora precedente. Perciò, in ogni mese a partire dal terzo il numero di coppie adulte è semplicemente uguale alla somma del numero di coppie adulte nei due mesi precedenti. Il numero di coppie adulte formerà quindi la successione: 1, 1, 2, 3, 5, 8, 13, 21, 34, 55, 89, 144, 233,....in cui ciascun termine (a partire dal terzo) è uguale alla somma dei due termini precedenti...(che razza di mal di testa)...

...ecco nata la fantomatica "successione di Fibonacci"...croce e delizia....

i conigli si stanno trasformando in qualcos'altro...

se rivolgiamo l'attenzione ai rapporti degli elementi contigui della successione...

1/1 = 1,000000
2/1 = 2,000000
3/2 = 1,500000
5/3 = 1,666666
8/5 = 1,600000
13/8 = 1,625000
21/13 = 1,615385
34/21 = 1,617647
89/55 = 1,618182
144/89 = 1,617978
233/144 = 1,618056
377/233 = 1,618026
610/377 = 1,618037
987/610 = 1,618033

ecco...abracadabra...il coniglio si è trasformato...

procedendo lungo la successione, il rapporto tra un termine e il suo precedente, oscilla intorno ad un numero al quale si avvicina sempre più...il rapporto aureo...

tutto oscilla...tutto...il coniglio è diventato l'incommensurabile...

ahh...la matematica...

(fine)

Il tempo delle ippogiraffe.


Così raccontava il vecchio ippogrifo, amava ripercorrere i rivoli dei ricordi che scorrevano quasi secchi nel suo cervello.
Ai suoi tempi le ippogiraffe erano piccole e tozze come le ippoiene e amavano nutrirsi di ippocampani, trovavano deliziosa la loro putricarne, ed erano tranquille perchè nessun altro animale l'avrebbe mai assaggiata.
Cacciavano in gruppo e usavano lunghe eticorde, li circondavano e non senza fatica li impiccavano, con dolcella li scuoiavano.
Nel raccontare la sequenza della caccia l'ippogrifo sorrideva, coi 4 denti che gli rimanevano.
Amava descrivere le eticorde, la loro resistenza, la lieve elasticità che ne permetteva l'adattabilità e la resistenza.
Poi, improvvisamente si rabbuiava, lo sguardo si induriva e in un'espressione di terrore ricordava i PorciDue.
I PorciDue erano delle belve senza pietà, si nutrivano di tutto tranne che di ippocampani, ma soprattutto amavano pulirsi il culo dagli escrementi usando le eticorde. La cacca molto acida le corrodeva, ed un bel giorno di eticorde non se ne trovarono più.
La savana si riempi di ippocampani, erano ovunque, ora che le ippogiraffe non potevano più impiccarli nessuno poteva fermarli.
Grassi enormi e stolti finirono per devastare ogni cosa.
Fu fa fi fi, fu fa fi fi.

domenica 21 ottobre 2007

Preludio ad un numero...

Nel mio vagheggiare di proporzioni, alla ricerca di una definizione non banale di opera d'arte, mi sono all'improvviso ricordata di Fidia, il celebre sculture greco autore del Partenone...

Fidia applicava alle sue opere, consciamente e con grande precisione il "rapporto aureo"...

ma partiamo dall'inizio...le storie non hanno nè senso nè poesia se non le si racconta dall'inizio...

Il celebre fisico britannico William Thomson, disse una volta ad una conferenza: "Quando non possiamo esprimerla con i numeri, la nostra conoscenza è povera e insoddisfacente"...in effetti i numeri e la matematica hanno la curiosa tendenza a contribuire alla comprensione di aspetti della realtà che sono, o sembrano, molto lontani dalla scienza.

Esiste un piccolo gruppo di numeri particolari che ricorrono spesso, attirando curiosità, il più noto di questi numeri è il pi greco...meno noto di pi greco è phi, un numero per certi versi assolutamente misterioso.
Che cos'hanno in comune la disposizione dei petali di una rosa, il celebre Sacramento dell'Ultima Cena di Dalì, la spirale di alcune conchiglie e l'allevamento dei conigli?
Per quanto possa apparire strano,queste realtà così disparate condividono un numero, o una proporzione geometrica, noti fin dall'antichità e designati come "numero aureo", "rapporto aureo" e "sezione aurea".

In genere usiamo la parola proporzione per identificare un rapporto tra cose considerate secondo la grandezza o la quantità; oppure un rapporto tra cose che appaia caratterizzato da una particolare armonia.
In matematica, con proporzione, si intende di solito un'uguaglianza del tipo 9 sta a 3 come 6 sta a 2.
Vedremo che il rapporto aureo è un 'interessante commistione dei due significati, quello quantitativo e quello estetico, perchè pur essendo definito matematicamente gli viene attribuita la capacità, se applicato ad oggetti che colpiscono i sensi, di renderli armoniosi.

La prima definizione del rapporto aureo fu formulata dal fondatore della geometria deduttiva: Euclide.
Euclide si è soffermato su un particolare rapporto di lunghezze, ottenibile in modo relativamente semplice dividendo una linea secondo quella che chiamò la sua proporzione estrema e media...
"si può dire che una linea retta sia stata divisa secondo la proporzione estrema e media quando l'intera linea sta alla parte maggiore così come la maggiore sta alla minore"...

chi avrebbe mai immaginato che questa proporzione definita da Euclide a fini esclusivamente geometrici avrebbe avuto conseguenze in quasi tutti i rami del sapere e della conoscenza...
Il rapporto aureo è un esempio splendido di quel senso di meraviglia che tanta parte ha nella creazione dell'opera d'arte e nello sviluppo/anelito verso la conoscenza...

secondo Einstein, quella del mistero è la più straordinaria esperienza che ci sia dato di vivere...è l'emozione fondamentale situata al centro della vera arte e della vera scienza...

Il valore esatto del rapporto aureo è 1,6180339887...con infinite cifre decimali prive di sequenze ripetitive...un numero interminabile...
Quando il matematico greco Ippaso di Metaponto scoprì, nel V sec. A.C., che il rapporto aureo non apparteneva nè alla famiglia degli interi, nè a quella dei numeri razionali, tale novità causò una vera crisi filosofica...il fatto che la sezione aurea non si possa esprimere attraverso una frazione, significa che è impossibile trovare due numeri interi il cui rapporto corrisponda esattamente al rapporto nella proporzione di Euclide...quando come in questo caso, due lunghezze non sono multipli di un'unità di misura comune, sono dette incommensurabili...la scoperta che il rapporto aureo è un numero irrazionale fu quindi la scoperta dell'incommensurabilità...

il fascino del rapporto aureo dipende soprattutto dalla sua incredibile propensione a comparire dove meno lo si aspetta...nella disposizione dei semi di una mela divisa a metà, nel calcolo della disposizione dei petali di una rosa, nelle strutture a spirale delle conchiglie...tutto il mondo per così dire "naturale" presenta innumerevoli casi di logiche dispositive legate al rapporto aureo, ma non solo...il mondo delle arti figurative...letterarie...musicali...è attraversato molto spesso da questo rapporto, usato nella maggior parte dei casi per aumentare l'efficacia dell'opera (visiva o acustica).
Una delle proprietà che contribuiscono infatti alla riuscita di un'opera è il suo essere proporzionata...l'armonia del rapporto quantitativo sia delle parti tra di loro, sia delle parti col tutto...la storia dell'arte evidenzia che nella lunga ricerca di un canone sempre sfuggente, della perfetta proporzione, cioè di una proporzione capace di infondere automaticamente a un'opera la gradevolezza estetica, il rapporto aureo è sempre stato il candidato più tenace...

quello che fa di questo numero un protagonista attraverso i secoli, rimane comunque, al di là della sua manifestazione esplicita in tutto ciò che ci vive attorno, il suo incredibile intrecciarsi alla vita e al pensiero e allo studio di molti uomini attraverso i millenni e i continenti, tutti tesi allo sforzo di approfondire argomenti attraenti...curiosi...misteriosi...

Lo studio assiduo, incessante ed instancabile dell'apparenza del visibile...

"Solo le persone superficiali non giudicano dalle apparenze...il mistero del mondo è il visibile, non l'invisibile..."
O. Wilde

alla prossima puntata...

La nota ottimistica


Stanche angosce
si ripetono
senza spiragli di luce.

venerdì 19 ottobre 2007

La Morte della Democrazia

Oggi 19 Ottobre 2007 è mancata la

DEMOCRAZIA

Lo annunciano esterefatte e sconvolte, le persone che nonostante tutto quello che sta accadendo nel paese, ancora avevano l'illusione di vivere in uno stato dove vigesse la libertà di parola e di espressione...uno stato democratico appunto...
La democrazia è mancata per effetto dell'ennesimo disegno di legge iniquo e vessatorio, un disegno votato all'unanimità dall'intero Consiglio dei Ministri, che così spera una volta per tutte di chiudere la bocca alla rete, a tutti quelli che ancora hanno voglia di esprimersi, insomma a noi tutti.
Il nostro ringraziamento per tutto quello che è stato fatto in tale direzione, va in primis a FRANCO LEVI, che ha scritto il testo del disegno di legge e a tutti coloro che lo hanno umanamente aiutato affinchè la sua creazione guadagnasse tutto lo spazio che meritava.

La presente serve da partecipazione e ringraziamento a tutti coloro che invece nel loro piccolo o secondo le loro possibiltà vorranno attivarsi per far sì che il nostro dissenso arrivi il più in alto possibile il più in fretta possibile, a fermare quest'ennesima tirannia...quindi avete capito...non fiori...ma opere di bene...

giovedì 18 ottobre 2007

Sempre troppe ti


La campana suona per se stessa, si ingrassa del suo agitarsi.

mercoledì 17 ottobre 2007

incisive...evanescenti...parole...

1948

In questa notte d'autunno
sono pieno delle tue parole
parole eterne come il tempo
come la materia
parole pesanti come la mano
scintillanti come le stelle.
Dalla tua testa dalla tua carne
dal tuo cuore
mi sono giunte le tue parole
le tue parole cariche di te
le tue parole, madre
le tue parole, amore
le tue parole, amica.
Erano tristi, amare
erano allegre, piene di speranza
erano coraggiose, eroiche
le tue parole
erano uomini.

N. Hikmet

IL PENSIERO DI QUARTA FILA

...stavo pensando se fosse possibile provare nostalgia per qualcosa che non si è mai conosciuto...anelito misto a rimpianto...mancanza...ecco...credo sia la parola giusta...MANCANZA...

anche il gesto del raccontare, del narrare, è un modo di recuperare una sorta di nostalgia per le cose che si scrivono...

"...mio fratello mi ha domandato che cosa ne pensavo io di tutta questa storia che ho appena finito di raccontarvi, non ho saputo che accidenti dirgli...se proprio volete saperlo non so che cosa ne penso, mi dispiace però averla raccontata a tanta gente, io suppergiù so soltanto che sento la mancanza di tutti quelli di cui ho parlato...è buffo...non raccontate mai niente a nessuno...se lo fate, finisce che sentite la mancanza di tutti..."

...finisce che sentite la mancanza di tutti...

questo, è un brano tratto da "Il giovane Holden" di J.H. Salinger, per l'esattezza le parole finali di un libro dal titolo intraducibile (The catcher in the ride), che appena uscì negli anni '50 in America, divenne la bandiera di una generazione che non ci stava, che non voleva arrendersi al sistema e ad un certo tipo di vita che gli veniva imposto...

...un libro, che nella nostra ricerca della molteplicità di utilizzo e di senso della parola fatta testo, riveste un ruolo particolare nel farci scoprire una dimensione altra da quella che appare a prima vista; in realtà la trama del giovane Holden è molto semplice...un pò infantile...quasi banale...un ragazzo che esce dal college alla Vigilia di Natale, e cerca di allontanare il più possibile il momento in cui arriverà a casa davanti a suo padre, a dirgli che è stato espulso da scuola...per l'ennesima volta...tutto qui...il libro è tutto qui...se non fosse per il modo in cui questo ragazzino legge il mondo e vede quello che sta dietro...la quarta fila...quasi che la ribellione per quello che sta davanti, sia la clausola necessaria per diventare dei geni nella scoperta di ciò che sta nelle retrovie...le ragioni del vedere che si mescolano con quelle dello scrivere...

...ma niente senso della vita...niente scoperte da vecchio saggio...niente battute ad effetto...solo leggerezza...

Holden usa, per cercare di farci comprendere questa dimensione altra, un esempio strepitoso di contrapposizione, la visita al museo...immutabilità vs cambiamento...

"...ma la cosa migliore di quel museo, era che tutto stava sempre allo stesso posto, nessuno si muoveva, potevi andarci centomila volte e l'eschimese aveva sempre appena finito di prendere quei due pesci...gli uccelli stavano ancora andando a sud...i cervi stavano ancora abbeverandosi con le loro belle corna e le belle esili zampe...e la squaw col petto nudo stava ancora tessendo la stessa coperta...nessuno era mai diverso, l'unico ad essere diverso eri tu; non è che fossi molto più grande, no niente di simile, non era proprio questo, era solo che eri diverso, ecco tutto...stavolta avevi addosso il soprabito magari, oppure il bambino che avevi vicino l'ultima volta si era preso la scarlattina e avevi un nuovo compagno, oppure avevi sentito papà e mamma che litigavano come forsennati nella stanza da bagno, oppure per la strada eri appena passato vicino ad una di quelle pozzanghere dove la benzina fa l'arcobaleno...voglio dire, eri diverso, per una ragione o per l'altra, non so spiegare quello che avevo in mente per sentirmi diverso...e anche se sapessi farlo, non sono sicuro che ne avrei voglia..."

...quarta fila...

CONTRAPPOSIZIONE

Si può essere al tempo stesso grandissimi e meschini? Rivoluzionari e reazionari? Ricchissimi in spirito e miserabili?

Può l'opera d'arte scriversi da se stessa? Rotolare fuori dalle pieghe di un'anima meno che degna o saggia o autorevolmente e universalmente riconosciuta giusta?

"...il narratore è la figura in cui il giusto incontra se stesso..."
W. Benjamin

...sto riflettendo...

lunedì 15 ottobre 2007

Topo grigio prestigiatore...

allora...esaminiamo la questione...

L'illusionismo, la cui definizione esatta è "magia su larga scala", è un'arte solitamente eseguita come forma di spettacolo di intrattenimento dove l'artista, comunemente detto mago o illusionista (ma sono usati anche prestigiatore ed il francesismo prestidigitatore), crea effetti apparentemente magici usando trucchi che possono essere fisici (solitamente meccanici ma anche chimici, idraulici, etc.), ottici, psicologici.

...e fin qui....ma proseguiamo...

PRINCIPI BASE

In generale, il compito dell'illusionista è quello di creare l'illusione (appunto) di un accadimento magico nella mente dello spettatore. Lo scopo solitamente è quello di intrattenere lo spettatore generando in lui il sentimento di meraviglia. Un illusionista però potrebbe (in caso limite) utilizzare ciò per ottenere cose diverse dall'intrattenimento, come condiscendenza, gratitudine, soggezione, denaro e più in generale potere sulle persone.
L'unico modo di creare un sentimento in una persona è quello di passare per la sua mente. Dunque il fattore psicologico è dominante. Esistono illusioni realizzate esclusivamente con l'uso della psicologia (senza "trucco") ma non esistono trucchi che siano magici di per sè. Bisogna comunque che la mente dello spettatore sia preparata ad accettare il fenomeno a cui sta per assistere come magico.
Tutto ciò porta ad un altro principio base: la naturalezza. Perché un'azione "truccata" sia accettata come normale da uno spettatore essa deve essere eseguita in modo naturale, ossia deve mimare esattamente il movimento naturale cui essa si ispira.

...albeggia all'orizzonte...la luce avanza...ed elenca...

GENERI: Prestidigitazione

Etimologia: Parola di derivazione latina "Prestis Digitus"! ovvero: muovere velocemente le dita.
Il prestidigitatore, colui che pratica la prestidigitazione, nasconde la propria abilità agli astanti, per eseguire prestigi e quindi sbalordire i presenti...l'artista, anziché servirsi di attrezzi truccati per ottenere l'effetto magico, si serve della sua abilità manuale e di tecniche manipolatorie complesse per sbalordire il pubblico...Nel caso della manipolazione da scena, l'artista si trova in genere in piedi su un palco o una pedana, ad una distanza maggiore dal pubblico il quale non è concentrato solo sulle mani del prestigiatore ma in generale su tutta la sua persona.

...l'esame è accurato...la conclusione la sola possibile...

...da La Repubblica news 24 ore...

Sono due le "parole chiave" che il segretario in pectore del Pd, Walter Veltroni, indica, durante la conferenza stampa all'indomani delle primarie: "innovazione e coesione". Sono queste le richieste che gli elettori fanno al Pd con il voto di ieri. "La prima, innovazione - spiega Veltroni - e' cio' che e' mancato in questi ultimi 13 anni. Il Paese ne ha bisogno e il voto di ieri dimostra che il Paese ha voglia di innovazione". La seconda parola chiave e' "coesione, che e' qualcosa di piu' della parola unita'. Si puo' essere uniti - osserva Veltroni - contro qualcosa o qualcuno. Invece la coesione vuol dire essere coesi nell'affermare valori, idee, programmi ed e' quello che ci chiede il Paese".

...ma...ora...in questo tempo...in questa era...la domanda sgorga spontanea...chi sta sedendo alla destra del Padre????!!!!!!!

...et voilà...ecco a voi signore e signori...Topo Grigio Prestigiatore!!!!!!!!

clap clap clap clap

...beata coerenza....

...

Attenzione Beppe...


(http://www.cgilmugello.it/mensi/quadri/30a.jpg)
Attenzione Beppe,
al prossimo V-Day manderanno gente addestrata a creare disordini, ci saranno scontri con la polizia, o comunque se li inventeranno. Adotteranno le tecniche classiche, quelle degli anni 70.
Occorrerà fare molta attenzione, cercare una formula che non gli conceda questo spazio.
Hanno paura, sono pronti a tutto.

domenica 14 ottobre 2007

Vuol dire che...


Le primarie sono "truccate" ma in tanti sono andati a votare.
Vuol dire che agli italiani sta bene così?
Vuol dire che l'enorme pubblicità televisiva ha raggiunto il suo effetto?
Vuol dire che sono io a sbagliare è che è giusto farsi prendere per il culo per qualche motivo che non riesco a capire?
Vuol dire che siamo in pochi ad aver in fondo perso completamente fiducia in questa sinistra?

Forse vuol dire soltanto che siamo completamente disinformati, e che ci bastano le parole e dei fatti poco ci importa.

Adesso questo pd crederà di essere legittimato a fare tutte le porcate del mondo.

sabato 13 ottobre 2007

Il pensiero analitico uccide

Quando il pensiero analitico viene applicato all'esperienza, qualcosa resta sempre ucciso ...

- Te l'avevo detto di non dire niente...

giovedì 11 ottobre 2007

IL GRANDE SPECCHIO...continua...

Ho parlato l'ultima volta di uno scrittore inglese dell'800 che aveva la straordinaria capacità di fissare per sempre ciò che lo attorniava attraverso lo specchio impietoso dell'ironia...questo autore era Charles Dickens...

vorrei adesso ripartire dal significato della parola stessa...IRONIA...

ironia è contemporaneamente un tema, una struttura discorsiva ed una figura retorica.

In senso freudiano l'ironia consiste nell'esprimere idee che violano la censura dei tabù.
In alcuni casi consiste nel far intendere una cosa mediante una frase di senso esattamente opposto.
La parola greca eirōneía si riferisce appunto ad una sorta di dissimulazione, che implica l'assunzione di una posizione scettica, un atteggiamento di rifiuto del dogma e di ogni convinzione che non basi la sua validità sulla ragione.

ma l'IRONIA è anche una figura retorica...nel caso di Dickens un'iperbole...
l'iperbole sviluppa un ragionamento o una situazione finché non appare evidente la loro assurdità, e questo nelle pagine di Dickens consiste in un'accumulazione di dettagli, un'enumerazione di precisazioni che, invece di mostrare il valore di qualcosa, lo discreditano.

Un esempio assolutamente puntuale di come l'ironia sia un'iperbole lo ritroviamo anche e stupendamente nelle pagine dell'opera forse più famosa di Carlo Emilio Gadda...La cognizione del dolore...

Gadda usava la parola, questo strumento pazzesco, così esatto ed implacabile, per divertirsi, e lo usava per fare a pezzi delle fette di umanità che odiava perchè le riteneva mortificanti per se stessi e per gli altri, e con la parola fatta bisturi li faceva sapientemente a pezzi...li inforcava come gli insetti con gli spilloni...nei musei...per esporli al pubblico ludibrio...

in questo libro se la prende con la bella società milanese e la esamina in un'occasione "speciale"...quando si reca a pranzo al ristorante...tutti belli...eleganti...impeccabili...manichini impagliati...e li segue per tutto il pranzo...dall'ossobuco alla mela...ma è nel loro ultimo gesto che li becca per sempre...

"Fumavano. Subito dopo la mela. Apprestandosi a scaricare il fascino che da lunga pezza oramai, cioè fin dall'epoca dell'ossobuco, si era a mano a mano andato accumulando nella di loro persona...ed erano appunto in procinto di addivenire a quell'atto imprevisto, e però curiosissimo, ch'era così instantemente evocato dalla tensione delle circostanze.
Estraevano, con distratta noncuranza, di tasca, il portasigarette d'argento: poi, dal portasigarette, una sigaretta, piuttosto piena e massiccia, col bocchino di carta d'oro; quella te la picchiettavano leggermente sul portasigarette, richiuso nel frattempo dall'altra mano, con un tatràc; la mettevano ai labbri; e allora, come infastiditi, mentre che una sottil ruga orizzontale si delineava sulla lor fronte, onnubilata di cure altissime, riponevano il trascurabile portasigarette. Passati alla cerimonia dei fiammiferi, ne rinvenivano finalmente, dopo aver cercato in due o tre tasche, una bustina a matrice: ma, apertala, si constatava che n'erano già stati tutti spiccati, per il che, con dispitto, la bustina veniva immantinenti estromessa dai confini dell'Io. E derelitta, ecco giaceva nel piatto, con bucce. Altra, infine, soccorreva, stanata ultimamente dal 123° taschino. Dissigillavano il francobollo-sigillo, ubiqua immagine del Fisco Uno e Trino, fino a denudare in quella pettinetta miracolosa la Urmutter di tutti gli spiritelli con capocchia. Ne spiccavano una unità, strofinavano, accendevano; spianando a serenità nuova la fronte, già così sopraccaricata di pensiero: (ma pensiero fessissimo, riguardante per lo più articoli di bigiutteria in celluloide). Riponevano la non più necessaria cartina in una qualche altra tasca: quale? oh! se ne scordavano all'atto stesso; per aver motivo di rinnovare la importantissima e fruttuosa ricerca.
Dopo di che, oggetto di stupefatta ammirazione da parte degli altri tavoli, aspiravano la prima boccata di quel fumo d'eccezione; in una voluttà da sibariti in trentaduesimo, che avrebbe fatto pena a un turco, stitico.
Così rimanevano: il gomito appoggiato al tavolino, la sigaretta fra medio e indice, emanando voluttuosi ghirigori; mescolati di miasmi, questo si sa, dei bronchi e dei polmoni felici, mentre che lo stomaco era tutto messo in giulebbe, e andava dietro come un disperato ameboide a mantrugiare e a peptonizzare l'ossobuco.
La peristalsi veniva via con un andazzo trionfale, da parer canto e trionfo, e presagio lontano di tamburo, la marcia trionfale dell'Aida o il toreador della Carmen.
Così rimanevano. A guardare. Chi? Che cosa? Le donne?Ma neanche. Forse a rimirare se stessi nello specchio delle pupille altrui. In piena valorizzazione dei loro polsini, e dei loro gemelli da polso. E della loro faccia di manichini ossibuchivori."

C.E. Gadda, La cognizione del dolore


martedì 9 ottobre 2007

La volontà di potenza



Dopo attente riflessioni mi ritrovo a chiedermi perchè è importante conoscere.
Non so qual'è il movente, il motivo il motore.
Perchè mi pongo questa domanda? Perchè alla base di ogni discussione occorre cercare di specificare l'intento primo, cosa muove e me la pongo per lo stesso motivo per cui è importante conoscere.
E' conoscibile, non è conoscibile? In fondo non interessa.
Ci muoviamo all'interno di sistemi che derivano la loro esistenza dal fatto di essere chiusi, il movente sarebbe quindi l'essere chiusi? No. Si sposta. Perchè ci si muove e si spendono energie per essere chiusi?
Non lo possiamo sapere, ma a questo punto lo si deve postulare, per necessaria chiarezza espositiva.
Alla base assumiamo che vi sia la volontà di potenza.
La volontà di potenza è la volontà che vuole sé stessa, ovvero la volontà come perpetua trascendenza e rinnovamento dei propri valori. La volontà di potenza non si afferma dunque come desiderio concreto di uno o più oggetti specifici, ma come il meccanismo del desiderio nel suo stesso funzionamento incessante: esso vuole, continuamente, senza sosta, il suo stesso accrescimento, ovvero è pulsione infinita di rinnovamento (Wilhelm Friedrich Nietzsche) .

La stessa volontà che Freud postula come motore incessante dell'es. "Lo stimolo è una fonte di energia in continuo flusso endosomatico".

La parte ironica del discorso è che alla fine si postula che è così perchè è così... eh eh eh

Alla base del discorso del perchè occore fare una scelta piuttosto che un'altra c'è un assunto che per esteso recita: è meglio fare così perchè è meglio.

Questo concetto fa molta paura alla psicologia e a tutte le ideologie collegate, mina alla base in modo incontrovertibile tutte le convinzioni e le affermazioni su cosa è meglio o peggio per una persona, per una società per un insieme di società. Ossia: "perchè è meglio non lo sappiamo, ma sicuramente ci da più gusto, più emozione, è quello che vogliamo."

Incredibile. Dobbiamo aver a che fare con questi problemi sostanziali.

Questo è un tentativo di risposta al punto primo del mio post precedente. Ho preferito ironizzare perchè secondo me rende meglio l'idea...

La risposta la Primo punto (Perchè è importante conoscere) è:
perchè mi piace.

E non parliamone più che è un casino.

lunedì 8 ottobre 2007

Conoscere (applicazione)



Primo punto. Perchè è importante conoscere.
Perchè "ogni azione è conoscenza e ogni conoscenza è azione", conoscere quindi non è importante, è inevitabile. Si può conoscere bene o male, la domanda sarebbe meglio riformularla in modo diverso: "Perchè è importante conoscere bene?". La questione si sposta ma rimane comunque assai controversa, e sinceramente proprio non ho risposte precise.

Si assume quindi che conoscere bene è un giusto obiettivo, ma non si spiega perchè.

Quello che è il mio intento non è parlare della conoscenza in sè, bensì di una teoria, che tra l'altro intendo perseguire, sull'utilizzo del software in una azienda, sul suo controllo e sulle dinamiche di evoluzione che può avere.

Obiettivo:
creare una struttura di consuetudini che permettano ai dipendenti dell'azienda di poter utilizzare il software migliore per il tipo di attività che sta svolgendo, nella convinzione che solo chi utilizza il software possa comprenderne limiti e potenzialità.

Riprendendo Maturana:
conoscere è un'azione effettiva, è decidere, realtà operativa nel dominio di esistenza dell'essere vivo.

Conoscere è decidere.
Per poter usare proficuamente un software occorre conoscerlo, la conoscenza è un'azione e un'azione è frutto di una decisione.

Per sostenere quindi il processo di conoscenza occorre garantire la circolazione delle informazioni riguardo al software e le reali possibilità di azione/decisione delle persone.

Il modello a cui mi voglio ispirare è quello della “spirale della conoscenza", ossia del flusso della conoscenza e del modo che essa ha di evolvere.

Il modello si sviluppa su due concetti fondamentali.

Conoscenza tacita,
modo "personale" per la costruzione della conoscenza, influenzata dalle emozioni ed acquisita alla fine di un processo di creazione attiva e di riorganizzazione delle conoscenze di ogni individuo. Quando un individuo conosce tacitamente, egli fa e agisce senza una chiara consapevolezza, usa il proprio corpo ed ha una gran difficoltà a spiegare in parole, regole e algoritmi il processo nel quale è coinvolto.

Conoscenza esplicita,
al contrario, è quella codificata, espressa secondo modalità formali e linguistiche, facilmente trasmissibile e conservabile, per questo esprimibile in parole con comunicazioni faccia a faccia, telefoniche o scritte; questo tipo di conoscenza, però, rappresenta solo la punta dell'iceberg dell'intero corpo della conoscenza.

Il meccanismo della creazione della conoscenza consiste in un’integrazione delle due conoscenze.

Ponte con Maturana.
La conoscenza tacita è propria della struttura dei sistemi organizzativamente chiusi. Quando i sistemi chiusi si pongono in interazione traducono la conoscenza in messaggi che possano essere veicolati dal medium e raggiungere efficacemente l'altro sistema chiuso. Questi messaggi sono l'eplicitazione della conoscenza.

(...continua)

domenica 7 ottobre 2007

IL GRANDE SPECCHIO

Ci sono autori che hanno la capacità di fissare per sempre ciò che li attornia attraverso lo specchio formidabile dell'ironia...sottile...fintamente lieve...scoperchiante...come un'istantanea...

...uno di questi era Dickens...

"Il grande specchio sopra la credenza riflette la tavola e i commensali. Riflette il nuovo stemma dei Veneering, in oro e argento lavorati a freddo e a caldo, un cammello riprodotto in tutti i modi possibili. Il Collegio Araldico, infatti, ha scoperto un'antenato di Veneering crociato, il quale portava sullo scudo un cammello (o lo avrebbe portato, se ci avesse pensato), e quindi un'intera carovana di cammelli reca sulla groppa frutti, fiori, candele, mentre altri si inginocchiano per ricevere carichi di sale. Lo specchio riflette il Signor Veneering, quarant'anni, bruno, capelli ondulati, tendenza alla pinguedine, espressione furba, misteriosa, un pò velata: una specie di profeta, abbastanza di bell'aspetto, che tiene per sè le proprie profezie. Riflette la signora Veneering, bionda, naso aquilino e dita adunche, capelli meno biondi di quanto potrebbero essere, gioielli e abiti fastosi, entusiasta, benevola, sa benissimo che un angolo del velo del marito copre anche lei. Riflette Podsnap, mentre si nutre abbondantemente, testa calva ornata ai lati da due alette irte e scolorite, simili più a spazzole che a capelli, panorama di foruncoli rossi sparsi sulla fronte, e dietro la nuca una grossa porzione di colletto di camicia sgualcito. Riflette la signora Podsnap; magnifico soggetto per il professor Owen, studioso di animali estinti, molte ossa, collo e narici da cavallo a dondolo, tratti duri, acconciatura maestosa sulla quale il marito ha appeso offerte auree. Riflette Twemlow, grigio, secco, beneducato, sensibile alle correnti d'aria, colletto e cravatta alla Giorgio IV, guance infossate, come se anni fa avesse fatto un grande sforzo per ritirarsi in se stesso e si fosse fermato a quel punto e non fosse mai più andato avanti. Riflette una signorina matura, boccoli corvini, colorito abbastanza roseo, quando è bene incipriato - come ora - che fa notevoli progressi nell'arte di accattivarsi un giovanotto maturo, dotato di troppo naso sul volto, di troppo rosso sulle basette, di troppo torace dentro al panciotto, di troppo luccichio nei bottoni della camicia e della giacca, nella conversazione, negli occhi e nei denti. Riflette la deliziosa vecchia Lady Tippins, alla destra di Veneering: faccione oblungo, ottuso e scialbo, come rispecchiato in un cucchiaio; in cima alla testa un lungo viale fiorito che pare un utile mezzo per avvicinarsi alla ciocca di capelli finti sulla nuca; contenta di proteggere la signora Veneering di fronte a lei, la quale è contenta di essere protetta. Riflette un certo Mortimer, un altro vecchissimo amico di Veneering; non ha mai messo piede in quella casa prima d'ora e pare abbia poca voglia di riprovarci; siede sconsolato a sinistra della signora Veneering; è stata Lady Tippins (un'amica d'infanzia) a trascinarlo da quella gente perchè faccia conversazione, ma lui non vuole conversare. Riflette Eugene, amico di Mortimer, sepolto vivo dentro lo schienale della sua sedia, dietro un spalla della matura donzella, il quale ricorre con aria cupa alla coppa di champagne ogni volta che il Dottore in Chimica offre di riempirgliela. E finalmente lo specchio riflette Boots e Brewer e altri due Cuscinetti imbottiti, inseriti fra gli altri commensali per scongiurare eventuali incidenti. I pranzi in casa Veneering sono eccellenti e tutto si svolge alla perfezione."

C. Dickens, Il nostro comune amico

...microscopio impietoso... congelati per sempre...eh eh...

...tanto per rimanere in tema...

l'hai mai fissato il film?
...frontale...laterale...evidente...ambiguo...esplicativo...evocativo...
...lascialo scorrere...
...non perderti....

e per rimanere in tema..."il viaggio è proprio utile, fa lavorare l'immaginazione. Tutto il resto è delusione e fatica. Il viaggio che ci è dato è interamente immaginario...ecco la sua forza. Va dalla vita alla morte. Uomini, bestie, città e cose, è tutto inventato. E' un romanzo, nient'altro che una storia fittizia...e poi in ogni caso tutti possono fare altrettanto...chiudi gli occhi...è dall'altra parte della vita"

...presta attenzione...

inquietudine....

penso spesso al significato della parola inquietudine...ansia...desiderio di fuga...anelito misto a paura...forse vigliaccheria...ho trovato nelle parole di Céline l'inquietudine associata alla miseria...quella vera e quella dell'anima, degli esseri normali che sono sempre sbagliati e non hanno dentro le armi per essere più grandi della vita e si aggirano per l'esistenza ricavandosi l'unica salvezza possibile minati appunto dall'inquietudine...soggetto...oggetto...

"Ah! Se l'avessi incontrata prima, Molly, quando c'era ancora il tempo di prendere una strada invece che un'altra! Ma era troppo tardi per rifarmi una giovinezza, non ci credevo più! Si diventa rapidamente vecchi e in modo irrimediabile per giunta. Te ne accorgi dal modo che hai preso di amare le tue disgrazie tuo malgrado. La natura è più forte di te, ecco tutto. Ci prende le misure in un certo genere e non puoi più uscirne da quel genere lì. Avevo preso la strada dell'inquietudine. Si prende pian piano sul serio il proprio ruolo e il proprio destino senza rendersene ben conto e poi quando ci si volta indietro è troppo tardi per cambiare. Si diventa tutti agitati e rimane tutto così per sempre.
Son tornato a trovare Molly e le ho raccontato tutto. Per nascondermi la pena che le facevo s'è data un gran daffare, ma comunque non era difficile vedere che ce l'aveva... E' un pò umiliante, ma comunque, è proprio pena, non è orgoglio, non è nemmeno gelosia, nè scene, è nient'altro che la vera pena del cuore e bisogna ben dirsi che tutto questo ci manca dentro e quanto al piacere di provare della pena siamo a secco...Ti assicuro che ti amo Molly, e ti amerò sempre, come posso, a modo mio...il mio modo, non era molto. Ma avevo anche quella brutta inclinazione per i fantasmi. Forse nient'affatto per colpa mia. La vita vi obbliga a restare un pò troppo spesso con i fantasmi...Tu sei molto affettuoso Ferdinand, mi rassicurava lei, non piangere per me, tu sei come malato della voglia di saperne sempre di più, ecco tutto, insomma devi fare la tua strada, di là, tutto solo, è il viaggiatore solitario quello che va più lontano. Partirai presto allora? Si, vado a finire gli studi in Francia e poi tornerò, l'assicuravo io con faccia di bronzo. No Ferdinand, non tornerai più, e poi non sarò nemmeno più qui...Non era stupida...Arrivò il momento della partenza...Ecco che sei già lontano Ferdinand. Tu fai vero, Ferdinand, esattamente quello che hai voglia di fare! Ecco quel che importa...è solo questo che conta...Il treno è entrato in stazione. Non ero più molto sicuro della mia avventura quando ho visto la macchina. L'ho abbracciata Molly con tutto il coraggio che avevo ancora nella carcassa. Avevo una gran pena, autentica, una volta tanto, per il mondo intero, per me, per lei, per tutti gli uomini. E' forse questo che si cerca nella vita, nient'altro che questo, la più gran pena possibile per diventare se stessi prima di morire. Sono passati degli anni da quella partenza e poi ancora anni...Buona, ammirevole Molly, vorrei se può ancora leggermi, da un posto che non conosco, che lei sapesse che non sono cambiato per lei, che l'amo ancora e sempre, a modo mio, che lei può venire qui quando vuole a dividere il mio pane e il mio destino furtivo...Per lasciarla mi ci è voluta proprio della follia, della specie più brutta e fredda. Comunque ho difeso la mia anima fino ad oggi, e se la morte, domani, venisse a prendermi, non sarei, ne sono certo, mai tanto freddo, cialtrone, volgare come gli altri, per quel tanto di gentilezza e di sogno che Molly mi ha regalato nel corso di qualche mese d'America"

Céline, Viaggio al termine della notte

giovedì 4 ottobre 2007

credere? sperare?

dicono non si possa vivere senza...chi lo dice?...e chi lo dice lo pensa?
sei disposto a perdere tutto?
pensaci...

"in ordine agli uomini...ho già perduto due virtù teologali, la fede e la speranza. Resta l'amore, cioè la terza virtù della quale peranco non mi posso spogliare, con tutto che non creda nè speri più niente."
G. Leopardi

credere...sperare...

martedì 2 ottobre 2007

Dialogo tra puffi.



- Ciao...
senti, ma tu che ci vedi qui...
- è un fungo!
- ah, un fungi
- no, un fungo
- si fungo
- ma che stai facendo??? lo mangi???
- volevo assaggiarlo, m'è venuto istintivo.
- sei matto??? è un fungo cattivo, non vedi che è rosso...
- rosso non va bene?
- ma dio... lo sanno tutti! che sei? un puffordo?
- se lo dici tu...
- se lo mangi muori, è un fungo cattivo.
- ma tu come l'ho sai?
- me l'hanno detto.
- ah, allora non l'hai mai mangiato!
- non sarei qui a raccontartelo... non trovi.
- mmmm, mi sembra ragionevole.
quindi fungo rosso = cattivo
- bravo!!! puoi solo mangiare i funghi color cacca molle.
quelli vanno bene...
- grazie superPuf!!!
- di niente normalPuf...

(tratto da "vita e dintorni" di Gnese Seccelame)

baleno......

un baleno...un attimo...una percezione...film laterale...

una frase scritta da uno scrittore silenzioso....

"...si deve tentare di portare a galla dall'imo del proprio essere, ogni giorno un accento, un residuo fossile o vegetale di qualche cosa che non sia il pensiero, ma bizzarria, rimpianto, un dolore, qualche cosa di sincero, anatomizzato...insomma fuori della penna non c'è salvezza..."
I. Svevo

ecco fatto....

anche per oggi abbiamo conquistato la salvezza...

MISTIFICAZIONE!!!!!!!!

La mistificazione consiste nel "distorcere intenzionalmente la realtà", col fine di ingannare qualcuno. È molto usata nella propaganda e nella teoria dei giochi (per ingannare gli avversari).
Alcune delle tecniche della mistificazione sono la mimetizzazione, il travestimento (detto incognito in alcuni casi), la distrazione e l'imitazione.

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

...

la mistificazione consiste nel distorcere intenzionalmente la realtà col fine di ingannare qualcuno

....

(l'hanno detto...)

lunedì 1 ottobre 2007

a sinistra sono onesti

Solo adesso mi rendo veramente conto di aver sempre avuto una convinzione radicata: a sinistra sono onesti.
Non riesco a ricordare perchè. Eran forse loro che lo dicevano? O lo facevano solo trasparire? Forse non l'hanno mai neanche detto.

PERCHE'?

Ha bisogno di qualche ristoro
il mio buio cuore disperso

Negli incastri fangosi dei sassi
come un'erba di questa contrada
vuole tremare piano alla luce

Ma io non sono
nella fionda del tempo
che la scaglia dei sassi tarlati
dell'improvvisa strada
di guerra

Da quando
ha guardato nel viso
immortale del mondo
questo pazzo ha voluto sapere
cadendo nel labirinto
del suo cuore crucciato

Si è appiattito
come una rotaia
il mio cuore in ascoltazione
ma si scopriva a seguire
come una scia
una scomparsa navigazione

Guardo l'orizzonte
che si vaiola di crateri

Il mio cuore vuole illuminarsi
come questa notte
almeno di zampilli di razzi

Reggo il mio cuore
che s'incaverna
e schianta e rintrona
come un proiettile
nella pianura
ma non mi lascia
neanche un segno di volo

Il mio povero cuore
sbigottito
di non sapere

Carsia Giulia, 1916

Giuseppe Ungaretti
L'ALLEGRIA - IL PORTO SEPOLTO