sabato 29 dicembre 2007

...digressioni depressive precapodanno o delirio influenzale??



...febbre...
...dolore...
...notte insonne...
...pensieri affollati e angoscianti...

chissà perchè nel delirio finisco sempre a pensare ai simbolisti

...lui e lei...si amano...si amano da pazzi...si nascondono in un giardino in una notte buia...sono abbracciati e parlano...parole d'amore...lei sta parlando...ad un certo punto si ferma e gli dice...tu mi stai ascoltando vero, sei qui, sei qui con me?...e lui dice...si, sono qui con te, penso a te...e lei continua a parlare...poi di nuovo...un attimo di esitazione...lo guarda negli occhi...non vede i suoi occhi e allora si ferma e gli dice...dove sei? a me sembra che tu stai guardando altrove...e lui risponde...io ti stavo guardando altrove...

"Pelléas et Mélisande" M. Maeterlinck

...pensiero discutibile...
...febbre...

mercoledì 26 dicembre 2007

...dello scrivere...



"...il sole si era spostato nel cielo e le innumerevoli finestre del Ministero della Verità, avevano un aspetto sinistro, come le feritoie di una fortezza. La vista di quell'enorme struttura piramidale lo gettò nello sconforto. Era troppo forte, impossibile dargli l'assalto. Neanche mille bombe-razzo lo avrebbero abbattuto...
...ancora una volta si chiese per chi stesse scrivendo il suo diario...per il futuro, per il passato, per un'epoca che poteva essere del tutto immaginaria...e davanti a lui non si parava la morte ma l'annientamento, il diario sarebbe stato ridotto in cenere e lui, vaporizzato. Solo la Psicopolizia lo avrebbe letto, prima di spazzarlo via dall'esistenza e dalla memoria. Come potevate rivolgervi al futuro quando di voi non sarebbe sopravvissuta, fisicamente, la benchè minima traccia, nemmeno una parola, scribacchiata su un pezzo di carta?
...egli era un fantasma isolato, che proclamava una verità che nessuno avrebbe mai udito, ma finchè avesse continuato a proclamarla, in un qualche misterioso modo l'umana catena non si sarebbe spezzata...non era facendosi udire che si salvaguardava il retaggio degli uomini, ma conservando la propria integrità mentale...tornò al tavolo, intinse la penna nell'inchiostro e scrisse:

Al futuro o al passato, a un tempo in cui il pensiero sia libero, gli uomini siano gli uni diversi dagli altri e non vivano in solitudine...a un tempo in cui la verità esista e non sia possibile disfare ciò che è stato fatto...dall'età dell'uniformità, dall'età della solitudine, dall'età del Grande Fratello, dall'età del bipensiero...Salve!!

...lui era già morto, gli venne fatto di pensare. Ebbe l'impressione di aver mosso il passo decisivo solo ora, ora che aveva cominciato a dare forma scritta ai suoi pensieri. Le conseguenze di ogni azione sono racchiuse nell'azione stessa. Scrisse:

Lo psicoreato non comporta la morte, esso è la morte.

Ora che si era reso conto di essere un uomo morto, diveniva essenziale restare in vita il più a lungo possibile...

1984 G. Orwell

...digressioni depressive post natalizie...



YouTube - Angela Gheorghiu "Amami Alfredo" Traviara Rehearsal Roma '03


...l'addio più strabico della storia dell'opera...e forse...dell'arte in generale...

domenica 23 dicembre 2007

Show me the way to the next whiskey bar

- Senti, ho cambiato idea, voglio scendere.
- Ormai non si può scendere, alla partenza son stato chiaro, se parti resti.
- Ma non avevo orecchie per udire, ne voce per parlare, tantomeno la possibilità di conoscere.
- Perchè invece adesso...
- Adesso si.
- E invece adesso no, hai conosciuto solo questa chiatta, e pure male, sai esprimerti parzialmente, e sei divorato da passioni senza motivo. Vuoi scendere e non sai nuotare



Oh, show me the way to the next whiskey bar
Oh, don't ask why, oh, don't ask why
Show me the way to the next whiskey bar
Oh, don't ask why, oh, don't ask why

For if we don't find the next whiskey bar
I tell you we must die, I tell you we must die
I tell you, I tell you, I tell you we must die

Oh, moon of Alabama
We now must say goodbye
We've lost our dear old mama
And must have whiskey, oh, you know why

Oh, show me the way to the next little girl
Oh, don't ask why, oh, don't ask why
Show me the way to the next little girl
Oh, don't ask why, oh, don't ask why

For if we don't find the next little girl
I tell you we must die, I tell you we must die
I tell you, I tell you, I tell you we must die

Sogni...



diurni...notturni...esiste davvero una differenza tangibile nell'intensità o nel desiderio che li governa?

...rebus irrisolvibile...

...soluzioni molteplici...

(la definizione scientifica)
Il sogno è un fenomeno legato al sonno e in particolare alla fase REM del sonno, caratterizzato dalla percezione di immagini e suoni apparentemente reali.

...una possibile interpretazione...

...secondo Freud il sogno sarebbe la realizzazione allucinatoria durante il sonno di un desiderio inappagato durante la vita diurna...

Il sogno del prigioniero

Albe e notti qui variano per pochi segni.
Il zigzag degli storni sui battifredi
nei giorni di battaglia, mie sole ali,
un filo d'aria polare,
l'occhio del capoguardia dello spioncino,
crac di noci schiacciate, un oleoso
sfrigolio dalle cave, girarrosti
veri o supposti - ma la paglia é oro,
la lanterna vinosa é focolare
se dormendo mi credo ai tuoi piedi.

La purga dura da sempre,
senza un perché.
Dicono che chi abiura e sottoscrive
può salvarsi da questo sterminio d'oche;
che chi obiurga se stesso, ma tradisce
e vende carne d'altri, afferra il mestolo
anzichè terminare nel paté
destinato agl'Iddii pestilenziali.

Tardo di mente, piagato
dal pungente giaciglio mi sono fuso
col volo della tarma che la mia suola
sfarina sull'impiantito,
coi kimoni cangianti delle luci
sciorinate all'aurora dai torrioni,
ho annusato nel vento il bruciaticcio
dei buccellati dai forni,
mi son guardato attorno, ho suscitato
iridi su orizzonti di ragnatele
e petali sui tralicci delle inferriate,
mi sono alzato, sono ricaduto
nel fondo dove il secolo e il minuto

e i colpi si ripetono ed i passi,
e ancora ignoro se saro al festino
farcitore o farcito.
L'attesa é lunga,
il mio sogno di te non è finito.

sabato 22 dicembre 2007

Il gatto Pascià...



Quando la nave affonda i topi scappano – quando il gatto non c’è, i topi ballano.

Capitan Remo era il capo di un drappello di allegri topolini da nave, quei topi che scelgono a loro permanente dimora non la campagna, non una fogna, non lo sgabuzzino di una casetta rurale, ma la stiva di una nave. Possibilmente, una nave commerciale, quelle navi che, adibite al trasporto di generi alimentari, hanno le stive cariche di ogni ben di dio, pasta, sughi, pesce, carni, dolci, ed ogni sorta di cibarie utile per imbandire una degna tavola ‘topesca’. Quelle navi, ancora, che solcano gli oceani da un continente all’altro, in lunghi, lunghissimi viaggi densi di affascinanti avventure.

Certo, un tempo, all’alba delle grandi epiche traversate, le avventure erano all’ordine del giorno, fra tempeste, naufragi, pirati e corsari, e nuove terre da scoprire. Oggigiorno il viaggio non offre più troppe sorprese, le traversate, grazie all’alta velocità delle navi, sono divenute più brevi, i pirati si sono estinti, come i dinosauri, le fate, e le sirene.

Ad ogni modo ogni viaggio, per quanto comodo e sicuro, conserva un quid di mistero, e qualche piccolo imprevisto, qualche pericolo nascosto nell’ombra e pronto a balzare fuori con piglio felino. E proprio felino era, innanzitutto, il pericolo dal quale Capitan Remo e i suoi compagni dovevano guardarsi durante i loro viaggi: il gatto Pascià, l’obeso proprietario della nave Aurora.

Beh, non esattamente il proprietario, piuttosto il gatto del proprietario. Nondimeno Pascià si comportava precisamente da proprietario, e godeva di ogni sorta di privilegi: non era costretto a svolgere alcun lavoro, aveva libero accesso ad ogni luogo e aveva diritto al cibo migliore ed alle coccole di tutto l’equipaggio.

A dire il vero, normalmente Pascià non costituiva per i topolini di Capitan Remo un pericolo mortale. Essendo ben pasciuto, addirittura troppo pasciuto, di regola non riservava eccessive attenzioni ai topolini della stiva. Essenzialmente, spendeva il proprio tempo acciambellato su di una sedia accanto alla stufa, e se ne allontanava giusto il tempo di fare i suoi bisogni o di mangiare la sua pappa, sbocconcellando svogliatamente qui e là, da bravo gatto viziato qual era. Tuttavia un gatto è pur sempre un gatto, e come tale non cessa, per quanto pigro possa essere, di costituire per un topo un possibile, sia pur remoto, rischio. Un minimo d’attenzione era sempre consigliabile.

L’altro pericolo, non eliminabile, era il mare stesso. Certo, le navi oggi sono molto più resistenti, grandi e sicure di un tempo, ma il mare è una forza ignota e misteriosa, e dall’oleosa distesa della bonaccia può, sotto l’impeto di venti inattesi, trasformarsi d’improvviso nella più spaventosa tempesta che si sia mai vista. E spazzare via un grosso bastimento come un fuscello di canna in una brezza autunnale. E qui non c’è cautela che possa aiutare, quando la tempesta arriva, arriva e basta. E se la nave comincia ad affondare, allora resta solo la fuga.

E i topi sono dei veri esperti in questo genere di fughe. Lo dice anche il proverbio: quando la nave affonda, i topi scappano. Rapidi ed organizzati, senza farsi prendere dal panico, al primo segnale di pericolo, prendono ordinatamente posto sulle scialuppe di salvataggio, le femmine e i cuccioli per primi, i maschi poi, e si lasciano scivolare sereni verso la salvezza.

Non c’è nulla di male, al contrario, è un comportamento saggio e ragionevole. Voi non scappereste forse, se la vostra nave stesse affondando? Chiunque dotato di un briciolo di buon senso lo farebbe. Tuttavia, la saggezza e la ragione sovente non trovano posto nel nostro mondo di insensatezze. Sicché la fuga viene dai più giudicata come sintomo di vergognosa vigliaccheria. E di conseguenza i topi che, come recita il proverbio, scappano, sono universalmente ritenuti inguaribili vigliacchi. E’ sbagliato, è ingiusto, ma che ci volete fare?, così è la vita.

Per Capitan Remo questa fama di codardia che aleggiava intorno alla sua gente era però motivo di grande cruccio. Ed era determinato a mostrare al mondo che no, i topi non sono affatto i vigliacchi animali di cui tanto si vocifera, al contrario, sono coraggiosi e temerari oltre ogni limite. Al pari dei leoni, al pari delle tigri, al pari delle creature più temute e rispettate nel selvaggio mondo della natura.

E per dare finalmente la prova di tutto il misconosciuto ardire dei roditori, da tempo si era organizzato: con grande tenacia e perseveranza aveva istruito tutto il suo gruppo a resistere al naturale impulso di fuggire il pericolo. Aveva tenuto lunghe lezioni teoriche sulla virtù del coraggio, ed aveva organizzato numerose prove pratiche per forgiare il carattere dei suoi topi ed inibire la propensione alla fuga.

Un corso intensivo di temerarietà.

Al termine del corso, la prova d’esame: recarsi con aria decisa, senza esitazioni d’alcun genere, presso la ciotola del gatto Pascià, mangiarne il contenuto con indolenza, e rimanere fermi per almeno trenta secondi ad attendere intrepidi le spaventose conseguenze.

La ‘spaventosa’ conseguenza era invero che il gatto Pascià, avvolto nella sua pelliccia bianca, dall’alto della sua sedia presso la stufa, se ne restava immobile a guardare questa lunga teoria di topi che andavano e venivano dalla sua ciotola, troppo sbigottito per profferire verbo. Ma se il topo riusciva a terminare la prova resistendo all’insopprimibile impulso di darsi alla fuga, allora l’esame era superato, e il topo era promosso.

Tutti i topi di Capitan Remo superarono brillantemente l’esame.

Il capitano era soddisfatto. Quando se ne fosse presentata l’occasione, i suoi topi non sarebbero fuggiti da una nave che affonda, ma ritti sull’attenti, la zampetta destra orizzontale sulla fronte in segno di saluto militare, avrebbero affrontato la morte senza paura, e finalmente il mondo avrebbe riconosciuto il grande coraggio insito nella natura topesca.

E l’occasione si presentò, purtroppo, anche troppo presto!

La giornata era cominciata bene, c’era perfino il sole, su in coperta. I topi, sparpagliati qui e là nella stiva, erano intenti alle abituali occupazioni, chi cucinava, chi leggeva il giornale, chi schiacciava un pisolino, i piccoli si rincorrevano ruzzanti e felice… insomma, il solito. Quando all’improvviso il cielo si oscurò tutto, nubi dense come pece scivolarono sull’orizzonte, e tuoni, lampi, fulmini, e il mare prese a sollevarsi con vigore, scuotendo forte tutta la nave. Onde gigantesche si abbattevano sulla fiancata, sollevavano la nave e la proiettavano di nuovo con forza verso il basso. E infine il mare si aprì un varco nella fiancata, e la nave prese ad affondare, lenta e pesante, come un elefante che muore.

I marinai, bene addestrati, prepararono le scialuppe di salvataggio.

I topi, bene addestrati, si disposero in due file, dritti sulle zampette, immobili, concentrati, pronti a dar la prova del loro coraggio. Pronti a coraggiosamente morire.

Ma morire, era davvero coraggio? O non era piuttosto banale stupido esibizionismo?

Questo si chiedeva, Capitan Remo, al cospetto della sua truppa di topi.

E guardava quei musetti innocenti che avevano creduto alla necessità di dimostrare il loro coraggio dando la vita, che avevano creduto in lui, e d’un tratto avvertì tutta la stupida insensatezza dei suoi ordini, dei corsi, delle prove. A che pro? Cosa ne sarebbe rimasto, alla fine? Un drappello di topi morti, ecco cosa ne sarebbe rimasto. Morti inutili. Per causa sua.

Così si alzò davanti alla sua fedele truppa e diede un ordine secco, perentorio: scappare, di corsa, tutti, prima che fosse troppo tardi.

Ma troppo tardi lo era, purtroppo.

Non che non ci fosse più il tempo materiale per fuggire, no, quello in verità c’era, tutto.

Ma nel momento esatto in cui, impartito l’ordine di fuggire, i topi in coperta si apprestavano a lasciare la nave, il gatto Pascià scivolava aggraziato in una delle scialuppe e… quando il gatto non c’è, lo impone il proverbio, i topi ballano!

Così non appena il gatto fu sulla scialuppa, in salvo, fuori della nave, i topi sentirono l’irresistibile impulso a ballare. E ballarono, tutti, in coppie, in quadriglie, ballavano il tango, il foxtrot, la macarena, il flamenco… La nave affondava, e i topi ballavano.

PIZZA THE HUT

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!ATTENZIONE...le immagini nel video, per il loro contenuto altamente sconvolgente, potrebbero urtare la vostra sensibiltà...

YouTube - Balle Spaziali - Pizza margherita e Vicenzino


Pizza Margherita....il prototipo assoluto dello strozzino intergalattico...viscido e schifiltoso...capostipite di una progenie parassita diffusasi come una catastrofe epidemiologica...

...la salvezza verrà da creature straniere provenienti da un altro pianeta?????

(non potevo esimermi)

venerdì 21 dicembre 2007

tutto cambia...nulla cambia...



"...dopo il ritorno delle pecore, in una deliziosa serata, quando, finito il lavoro, gli animali stavano rientrando alle loro stalle, un terribile nitrito di cavallo risuonò nel cortile...stupiti, gli animali si arrestarono...un maiale stava camminando sulle gambe posteriori...un pò goffamente, come se non fosse abituato a portare in quella posizione il suo considerevole peso, ma con perfetto equilibrio, passeggiava su e giù per il cortile...stringeva fra le zampe una frusta...seguì un silenzio mortale...c'era qualcosa di strano nel suo viso...sembrava avere cinque menti...o no quattro...anzi no tre...era in continua mutazione...le creature di fuori guardavano dal maiale all'uomo, dall'uomo al maiale e ancora dal maiale all'uomo...ma già era loro impossibile distinguere fra i due..."


liberamente tratto da "La fattoria degli animali" di G. Orwell

giovedì 20 dicembre 2007

The end



This is the end, beautiful friend
This is the end, my only friend
The end of our elaborate plans
The end of everything that stands
The end

No safety or surprise
The end
I'll never look into your eyes again

Can you picture what will be
So limitless and free
Desperately in need of some stranger's hand
In a desperate land

Lost in a Roman wilderness of pain
And all the children are insane
All the children are insane
Waiting for the summer rain
There's danger on the edge of town
Ride the King's highway
Weird scenes inside the gold mine
Ride the highway West, baby

Ride the snake
Ride the snake
To the lake
To the lake

The ancient lake, baby
The snake is long
Seven miles
Ride the snake

He's old
And his skin is cold
The West is the best
The West is the best
Get here and we'll do the rest

The blue bus is calling us
The blue bus is calling us
Driver, where are you taking us?

The killer awoke before dawn
He put his boots on
He took a face from the ancient gallery
And he walked on down the hall

He went into the room where his sister lived
And then he paid a visit to his brother
And then he walked on down the hall
And he came to a door
And he looked inside
Father
Yes son?
I want to kill you
Mother, I want to. . .

C'mon baby, take a chance with us
C'mon baby, take a chance with us
C'mon baby, take a chance with us
And meet me at the back of the blue bus

This is the end, beautiful friend
This is the end, my only friend
The end

It hurts to set you free
But you'll never follow me

The end of laughter and soft lies
The end of nights we tried to die

This is the end


******************************************
Questa è la fine
magnifico amico
Questa è la fine
mio unico amico, la fine
dei nostri piani elaborati, la fine
di ogni cosa stabilita, la fine
né salvezza o sorpresa, la fine
non guarderò nei tuoi occhi... mai più
puoi immaginarti come sarà
così senza limiti e libero
disperatamente bisognoso di una... mano straniera
in un... paese disperato
perso in una romana... regione di dolore
E tutti i bambini sono alienati
tutti i bambini sono alienati
aspettando la pioggia estiva
C'è pericolo alla periferia della città
cavalca la King Highway, baby
strane scene all'interno della miniera d'oro
cavalca l'autostrada ovest, baby
cavalca il serpente, cavalca il serpente
fino al lago, l'antico lago, baby
Il serpente è lungo, sette miglia
cavalca il serpente... è vecchio e la sua pelle è fredda
l'ovest è il meglio, l'ovest è il meglio
Vieni qui e ci occuperemo del resto
l'autobus blu ci chiama
Autista, dove ci porti
L'assassino si svegliò prima dell'alba, s'infilò gli stivali
Prese una maschera dall'antica galleria
e s'incamminò verso l'atrio
andò nella stanza dove viveva sua sorella e... poi lui
fece una visita a suo fratello, e poi lui
s'incamminò verso l'atrio
arrivò a una porta... e guardò dentro
padre, sì figlio, voglio ucciderti
madre... ti voglio... fottere
Vieni, baby, rischia con noi
e incontrami sul fondo del bus triste
faccio un rock triste, su un bus blu
uccidi, uccidi, uccidi,
Questa è la fine
magnifico amico
questa è la fine
mio unico amico, la fine
mi fa male liberarti
ma tu non mi seguirai mai
la fine delle risate e delle dolci bugie
la fine delle notti in cui tentammo di morire
Questa è la fine

When The Music's Over



When The Music's Over
by The Doors: Jim Morrison, Ray Manzarek,
Robby Krieger e John Densmore

Yeah, c'mon
When the music's over
When the music's over, yeah
When the music's over
Turn out the lights
Turn out the lights
Turn out the lights, yeah

When the music's over (3)
Turn out the lights (3)

For the music is your special friend
Dance on fire as it intends
Music is your only friend
Until the end (3)

Cancel my subscription to the resurrection
Send my credentials to the House of Detention
I got some friends inside

The face in the mirror won't stop
The girl in the window won't drop
A feast of friends
"Alive!" she cried waitin' for me outside!

Before I sink into the big sleep
I want to hear, I want to hear
The scream of the butterfly

Come back, baby
Back into my arm
We're gettin' tired of hangin' around
Waitin' around with our heads to the ground

I hear a very gentle sound
Very near yet very far
Very soft, yeah, very clear
Come today, come today

What have they done to the Earth?
What have they done to our fair sister?
Ravaged and plundered and ripped her and bit her
Stuck her with knives in the side of the dawn
And tied her with fences and dragged her down

I hear a very gentle sound
With your ear down to the ground
We want the world and we want it...
We want the world and we want it...
Now. Now? Now!

Persian night, babe
See the light, babe
Save us! Jesus! Save us!

So when the music's over
When the music's over, yeah
When the music's over
Turn out the lights (3)

Well the music is your special friend
Dance on fire as it intends
Music is your only friend
Until the end! (3)


**********************************************
Quando La Musica è Finita
Traduzione dall'inglese di Bruno Moretti IKWQA


Sì, vieni
Quando la musica è finita
Quando la musica è finita, sì
Quando la musica è finita
Spegni le luci
Spegni le luci
Spegni le luci, sì

Quando la musica è finita (3)
Spegni le luci (3)

La musica è la tua amica speciale
Balla sul fuoco come si intende
La musica è la tua sola amica
Fino alla fine (3)

Cancella la mia sottoscrizione alla resurrezione
Spedisci le mie credenziali alla Casa di Detenzione
Ho degli amici lì dentro

La faccia nello specchio non si ferma
La ragazza alla finestra non vuole cadere
Una festa tra amici
"Vivo!" lei pianse aspettandomi fuori!

Prima che sprofondo nel grande sonno
Voglio ascoltare, voglio ascoltare
Il grido della farfalla

Torna indietro, baby,
Torna tra le mie braccia
Siamo stanchi di vagare
Aspettando con le nostre teste per terra

Ho sentito un suono molto gentile
Molto vicino e già molto lontano
Molto soffice, sì, molto chiaro
Vieni oggi, vieni oggi

Cosa hanno fatto alla Terra?
cosa hanno fatto alla nostra bella sorella?
Devastata, depredata, lacerata e colpita
Con coltelli conficcati dalla parte dell'alba
E chiusa con recinti e trascinata in giù

Sento un suono molto gentile
Con il tuo orecchio sul suolo
Noi vogliamo il mondo e lo vogliamo...
Noi vogliamo il mondo e lo vogliamo...
Adesso. Adesso? Adesso!

Notte persiana, bambina
Guarda la luce, bambina
Salvaci! Jesus! Salvaci!

Cosi quando la musica è finita
Quando la musica è finita, sì
Quando la musica è finita
Spegni le luci (3)

Bene la musica è la tua amica speciale
Balla sul fuoco come si intende
La musica è la tua sola amica
Fino alla fine! (3)

mercoledì 19 dicembre 2007

velocità...



correre...correre...correre...correre...

correre...correre...correre...correre...

correre...correre...correre...correre...


veloci...sempre più veloci...veloci...veloci...

sempre più...sempre più...sempre più...veloci...

veloci...veloci...veloci...veloci...veloci...veloci...veloci...


il ripetere continuo e sempre più veloce disgrega...scompone...quello che è frase o semplicemente parola ritorna puro fonema...suono...segno grafico...la forza visiva si sovrappone e quasi sovrasta...


Veemente dio d’una razza d’acciaio,
Automobile ebbrrra di spazio,
che scalpiti e frrremi d’angoscia
rodendo il morso con striduli denti…
scateno i tuoi giganteschi pneumatici,
per la danza che tu sai danzare
via per le bianche strade di tutto il mondo…

…Io sono in tua balìa!…Prrendimi!…Prrrendimi!…
Marinetti

mercoledì 12 dicembre 2007

“La guerra è pace; La libertà è schiavitù; L’ignoranza è forza”

"...Prese il libro di storia per bambini e guardò il ritratto del Grande Fratello che campeggiava sul frontespizio. I suoi occhi lo fissarono, ipnotici. Era come se una qualche forza immensa vi schiacciasse, qualcosa che vi penetrava nel cranio e vi martellava il cervello, inculcandovi la paura di avere opinioni personali e quasi persuadendovi a negare l’evidenza di quanto vi trasmettevano i sensi. Un bel giorno il Partito avrebbe proclamato che due più due fa cinque, e voi avreste dovuto crederci. Era inevitabile che prima o poi succedesse, era nella logica stessa delle premesse su cui si basava il Partito. La visione del mondo che lo informava negava, tacitamente, non solo la validità dell’esperienza, ma l’esistenza stessa della realtà esterna. Il senso comune costituiva l’eresia delle eresie. Ma la cosa terribile non era tanto il fatto che vi avrebbero uccisi se l’aveste pensata diversamente, ma che potevano aver ragione loro. In fin dei conti, come facciamo a sapere che due più due fa quattro? O che la forza di gravità esiste davvero? O che il passato è immutabile? Che cosa succede, se il passato e il mondo esterno esistono solo nella vostra mente e la vostra mente è sotto controllo?..."
1984 - George Orwell

martedì 11 dicembre 2007

Il sondaggio obiettivamente orietatato

Cosa c'è di più interessante di un sondaggio che vuole essere obiettivo, semplice uno che è orientato ad un obiettivo.
Alla base del problema c'è cosa pensa la gente, la volontà di sapere cosa pensa la gente, la volontà di potenza, il desiderio più forte, controllare la mente, la volontà. Solo a dirlo mi irroro di sangue...
Il punto fondamentale che sempre si tralascia è che il pensiero è discorsivo. Cosa pensiamo?? Perchè crediamo in questo o quello??
In un sondaggio non ha importanza. E' importante però considerare che per portare la gente ad un determinato modo di pensare devi assecondare la sua volontà di potenza, farla vibrare, creare un discorso, un pensiero. Se fai sentire la gente potente essa ti si affezionerà come ad una droga...
Niente di nuovo.
Ma nel mio sondaggio sono orientato ad un obiettivo. Sarà necessario assecondare la volontà di potenza di ognuno...
In tempi di abbondanza è puramente rappresentativa.

lunedì 10 dicembre 2007

dal limite al flusso

tutte le oscillazioni si propagano con una velocità che dipende solamente dalle caratteristiche del mezzo che le supporta e non dalla velocità con cui la sorgente dell'eccitazione si muove rispetto a tale mezzo...

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

è laggiù in fondo...scruta bene...


è...o è stato...

era...o era stato...

fu...o fu stato...

sarà...o sarà stato...

sia...o sia stato...

fosse...o fosse stato...

sarebbe...o sarebbe stato...


stringe...stringe fortissimo...avviluppa...è un vortice sempre più veloce...


La nostalgia (parola composta dal greco νόστος (ritorno) e άλγος (dolore): "dolore del ritorno") è uno stato di tristezza e di rimpianto per la lontananza da persone o luoghi cari o per un' evento collocato nel passato che si vorrebbe rivivere...


e la chicca...


Il momento della tristezza rappresenta l'incontro tra il desiderio e i suoi limiti propri. Non è l'esterno che in qualche modo delimita il desiderio, bensì questi limiti sono costitutivi del desiderio stesso. Accettare la propria limitatezza aiuta in qualche modo a superare la tristezza.


...io sono limitata...

...io sono limitata??????


...scruta bene...lo spiraglio è laggiù in fondo...


domenica 9 dicembre 2007

Ikea

Solo, nella luce artificiale.
Mi muovo tra le onde del traffico.
Torrenti che durante le piene si trasformano in fiumi ignoranti che travolgono ogni cosa al loro passaggio.
Flutti che strappano e si contendono tutto ciò che prima era posto di lato.
Ansia, paura angoscia.
Forse non vedrò l'uscita...

domenica 18 novembre 2007

ritorno alle origini...



dove eravamo rimasti...

Bes...il dio nano...

Bes...dio nano e deforme è l'unico ad essere rappresentato sempre frontalmente mentre mostra la lingua...protegge la casa dagli spiriti maligni ed è il dio della musica e dei musicisti...per le sue doti protettive, veniva spesso raffigurato sulle suppellettili all'interno delle abitazioni e nei mammisi, dato che veniva venerato anche come tutore delle gestanti e della quiete familiare...era una divinità minore del pantheon egiziano, ma fu oggetto di grande devozione popolare, soprattutto in epoca Tardo Ellenistica (seconda metà del I millennio a.c.), quando amuleti con la sua effigie vennero diffusi in tutti il Mediterraneo.

Solitamente, come già accennato, è raffigurato in veduta frontale come un nano nudo e tarchiato, dal volto barbuto simile a una maschera, circondato da una criniera come quella di un leone...sul capo porta una corona di piume di struzzo, mentre dalla bocca pende una lunga lingua.

Il busto poggia sulle gambe piegate con le ginocchia in fuori, tra le quali spunta una coda leonina o un fallo...la concezione e la pratica della sessualità erano un elemento essenziale sia per la vita terrena che per quella ultraterrena degli egizi, la rigenerazione e la rinascita, elementi base della visione religiosa, si verificano solo grazie al mantenimento del vigore sessuale tanto che nei racconti mitologici vi è una costante allusione all'impulso sessuale vivificatore...da qui l'importanza della raffigurazione di Bes con un membro di proporzioni accentuate...Bes era anche un dio combattente, armato di coltelli con i quali uccideva i serpenti, mortali nemici del dio solare.

Il dio nano è attestato altresì come divinità protettrice degli orafi...l'utilizzo di nani come orefici trovò larga diffusione, per la possibilità, offerta loro dalle minute caratteristiche fisiche, di adoperare nelle varie epoche, con straordinaria abilità, strumenti atti alla modellazione, al cesello, all'intaglio, al bulino, allo sbalzo e alle smaltature...

Questo si riallaccia anche all'usanza molto frequente nell'antico Egitto, di portare sul corpo piccoli oggetti con funzione magica e protettiva...si riteneva infatti che tali oggetti procurassero benessere e salute al loro proprietario o ne assorbissero il male...il potere magico degli amuleti poteva derivare sia dal materiale sia dalla forma o dal colore...molto spesso erano figure ibride con corpi di nano, ginocchia piegate verso l'esterno e ali spiegate dietro la schiena...la testa è di animale o umana con caratteri bestiali come la maschera leonina del nano Bes...


nano....dio nano....forse è il caso di spendere due parole sul nanismo...


Il nanismo ha sempre destato, nell'immaginario collettivo, una curiosità spesso generata dal "lusus naturae", visto come elemento di disarmonia della creazione.

Già in età Paleolitica, è attestata nella Valle del Danubio austriaco, la testimonianza di un reperto riconducibile alla divinità femminile della fecondità, in cui appaiono ben accentuati i caratteri del nanismo.

Nella civiltà egizia l'interesse per il dato naturalistico emerge spiccatamente nelle raffigurazioni di nani rinvenuti all'interno delle tombe...i nani venivano utilizzati in varie attività, artigianali o anche di indubbio prestigio sociale...loro protettore è ovviamente Bes, dio mostruoso rappresentato nelle fattezze di un nano scimmiesco dai tratti marcatamente apotropaici, protettore della casa e della famiglia...considerati anche come manifestazione del dio Ra e di Horus, per i loro caratteri giovanili riferibili al culto solare, i nani in Egitto non furono mai ritenuti creature mostruose ma, al contrario, legati ad una visione positiva della vita e della religione, da qui anche la loro diffusione tra le divinità popolari.

In Grecia i nani, per le loro caratteristiche acondroplastiche, furono inseriti nei culti dionisiaci; il loro aspetto veniva considerato di buon auspicio nei confronti delle divinità ostili...ma c'era anche un profondo disagio culturale nei confronti di questa patologia, probabilmente riferibile alla tendenza, propria del mondo ellenico, ad attribuire grande importanza alla perfezione fisica.

Nell'età regia e repubblicana a Roma le malformazioni fisiche venivano considerate come delle mostruosità ed eliminate drasticamente...durante l'età imperiale invece, poter esibire nani come accompagnatori o consiglieri divenne motivo di compiacimento.

Nel periodo tardo antico si assiste ad un radicale mutamento degli atteggiamenti sociali nei confronti dei nani: la diffusione del Cristianesimo infatti, modifica profondamente in senso religioso, il rapporto con la diversità...la consapevolezza che il diverso è altra manifestazione del concetto del divino che sfugge alla comprensione epistemica...così l'anomalos si identifica con l'anomos, il senza legge, e per estensione con l'individuo privo di valore sociale...nel patologico medievale, è insita la sofferenza intesa come espiazione di una colpa...infatti sebbene la morale cristiana imponesse per un verso l'assistenza e la carità nei confronti dei più deboli, al tempo stesso considerava la malattia come una forma di punizione dei peccati....


...che assoluto ribaltamento ideologico....


alla prossima puntata...

venerdì 16 novembre 2007

incubi...




"...non è ver che sia il vampiro il peggior di tutti i mali..."

antico proverbio rumeno

e comunque Bram Stoker scrisse di getto il suo libro sul vampiro più famoso in assoluto...Dracula...dopo aver fatto una colossale scorpacciata di gamberi ...eh eh...un nesso ci sarà...ci ritornerò...

venerdì 9 novembre 2007

E per rimanere in tema...(omaggio agli illuministi)



Gli illuministi partorirono questo pazzo progetto di scrivere un'enciclopedia nuova, che azzerasse il sapere vecchio ed imbalsamato e che descrivesse le cose così com'erano, che dicesse insomma semplicemente tutto quello che sappiamo delle cose...niente di più...un progettone...

Tra le tante, tantissime voci che popolano quest'opera incredibile...voci anche enormi nella loro importanza...si trova anche ad esempio la voce dedicata al termine "delizioso"

con metodo illuministico spiegano...delizioso è un piatto, un cibo, un vino che beviamo...però poi ad un certo punto c'è scritto che la cosa veramente deliziosa nella vita è una...quando uno si sta per addormentare...e la definiscono...la spiegano quella cosa lì proprio nel suo più piccolo funzionamento...che uno è lì nel letto...a poco a poco non si sente più una mano...non sa più bene dov'è...ma non è ancora addormentato...

"...in quel momento d'incanto e di abbandono, non resta in costui memoria del passato, non desiderio dell'avvenire, non inquietudine per il presente...se si potesse fissare con il pensiero questa condizione puramente sentimentale in cui tutte le facoltà del corpo e dell'anima sono vive senza essere attive e attribuire a tale delizioso quietismo l'idea di immutabilità...ci formeremmo la nozione della felicità più grande e pura che l'uomo possa mai immaginare..."

una costruzione, un'edificio enorme, per dire cosa...che la felicità più grande, più assoluta è quando ti stai per addormentare...che salto...la porta verso la modernità...

mercoledì 7 novembre 2007

Esseri strani




Immaginate un uomo che per 35 anni fa un mestiere un pò strano, lavora al macero e gli arriva ogni tipo di carta da tutte le parti...lui la riceve, ha una pressa meccanica, bottone rosso, bottone verde e crea questi cubi di carta pressata, delle balle di carta che poi manda al macero...35 anni questo lavoro...c'è da impazzire...ma quest'uomo semplice e geniale, decide di farne un rito, un'avventura sua personale...infatti insieme alla carta gli arrivano anche dei libri che lui incuriosito apre e legge e ne rimane incantato...e allora matura il suo sogno, il suo piano geniale, pensa che piglierà ciascuno di questi libri e lo metterà all'interno del cubo, metterà un'anima e un cuore a queste balle di carta...

questa storia raccontata da uno scrittore cecoslovacco Bohumil Hrabal nel suo libro "Una solitudine troppo rumorosa" racconta la furbizia, l'abilità e l'ostinazione, con cui i libri scappano da chi li vuole eliminare...il grande duello...

però....

"Gli ebrei sono piuttosto maldotati per le arti, biologicamente, dal fondo stesso della loro natura; cercano di fare dell'arte in Europa, quantomeno ci riescono male e di sponda, devono supplire, barare, saccheggiare di continuo, succhiare i vicini per sostenersi. Gli ebrei mancano disastrosamente di mozione diretta spontanea, come tutti gli afroasiatici, il loro sistema nervoso atavicamente è di zinco e tale rimane, grossolano, volgare e molto ordinario per dirla tutta; precoci e rozzi, sono condannati nel caso se la passino sotto i nostri climi a prodigarsi in smorfie, tam tam, imitazioni, come i negri e come tutte le scimmie...non sentono niente direttamente e assimilano ben poco in profondità, donde quell'infinito inculare le mosche, quell'iperrovistio tutto bluff, quelle forsennate didattiche, quelle analisi sfrenate e tutta quella pomposa masturbazione dottrinaria al posto dell'umanità diretta, dell'autentica ispirazione...sarebbero da compiangere...se non rompessero tanto i coglioni"

L. F. Céline "Bagatelle per un massacro"

???????

"Perchè esista un terreno vasto, profondo e fertile per lo sviluppo dell'arte, la stragrande maggioranza degli uomini deve essere al servizio di una minoranza, deve essere sottomessa alla schiavitù dei bisogni impellenti della vita; a spese di questa maggioranza e attraverso il suo lavoro supplementare, la classe privilegiata deve essere sottratta alla lotta per l'esistenza...conformemente a ciò dobbiamo trovarci d'accordo nel considerare come verità, che suona crudele, l'affermazione che la schiavitù rientra nell'essenza di una cultura, una verità che non lascia alcun dubbio sul valore assoluto dell'esistenza...la sventura degli uomini che vivono faticosamente deve essere ancora aumentata per rendere possibile ad un ristretto numero di uomini olimpici la produzione del mondo dell'arte"

F. Nietzsche "La filosofia nell'epoca tragica dei greci"

...certo di fronte a pagine come queste...la libertà...che strana parola...

eppure non sono pagine qualunque...Céline è uno dei massimi scrittori del '900...antisemita...e Nietzsche è uno dei padri del pensiero contemporaneo...e parla della necessità della schiavitù...

è ovvio che davanti a parole come queste la fatica è più evidente...il duello è più aspro...ma questa fatica è l'emblema di un'avventura bellissima...quella dei libri e della parola verso la libertà...e passaggio cruciale di quest'avventura è l'illuminismo...lì davvero...con il massimo coraggio...si è arrivati a pensare prima, e a scrivere poi, che noi siamo uomini liberi perchè siamo uomini uguali...che enorme balzo in avanti...ecco la porta che apre al moderno...


lunedì 5 novembre 2007

Nulla cambia mai



"Quando sono a corto di sdegno...leggo le cronache mondane..."


P. Marlowe, 1939


...ma possibile??

...del leggere e dello scrivere...



...allora...riprendiamo il discorso...
...si parlava di ferite...di sopravvivenza al caos del mondo...
...mi è sopraggiunta l'idea...la possibilità...che la letteratura nasca da una sorta di risentimento...

Lo scrittore è l'uomo contro, che si ribella...l'uomo offeso che non ci sta...è un mito?una bella favola che raccontiamo e che ci raccontiamo??

Tutto sommato può essere vero all'origine...molto probabilmente chi scrive, dipinge, compone, interpreta quel no che tutti gli uomini dicono alla morte...questo enorme enigma che ci attanaglia, che ci aspetta...quindi l'arte è un risentimento nei confronti dell'essere condannati...poi c'è anche il risentimento oggettivo, nei confronti dell'ingiustizia del reale, del caos del mondo.

La stessa costruzione della lingua o del linguaggio pittorico o musicale, è veramente un contrapporre al disordine del mondo un ordine, un'armonia perfetta, o al contrario è un contrapporre ad un finto ordine del mondo, un modo basso, volgare, volutamente esploso...
L'idea della morte nella vita di tutti è la ferita...forse è questa che viene interpretata come prima cosa...
ferita...presenza della morte...evasione...il dire no...l'assurdità celebrata nell'arte come dissenso...

La letteratura come parodia per dire no all'assurdità della vita...mah...potrebbe essere...oppure la figura dell'eroe perdente...l'eroe che combatte e viene sconfitto...anche...
L'ultima rappresentazione di questo eroe è il personaggio delle comiche del muto, visione parodistica e comica dell'eroe tragico perdente...

Ma ecco la vera domanda...alla luce di quanto detto...per un popolo che si ribella, può funzionare la figura dello scrittore come guida? insomma...con i libri si può fare la rivoluzione? o la rivoluzione attuata perde ogni possibilità di essere nutrita dagli scrittori?
...forse chi non sa dire di si, non può partecipare, ma solo preparare....

...complicazione...

Sistemi


L'insieme non è riconducibile alla somma delle parti.

venerdì 2 novembre 2007

già....sarebbe bello....




Certe notti per dormire mi metto a leggere,
e invece avrei bisogno di attimi di silenzio.
Certe volte anche con te, e sai che ti voglio bene,
mi arrabbio inutilmente senza una vera ragione.
Sulle strade al mattino il troppo traffico mi sfianca;
mi innervosiscono i semafori e gli stop,
e la sera ritorno con malesseri speciali.
Non servono tranquillanti o terapie
ci vuole un'altra vita.

Su divani, abbandonati a telecomandi in mano
storie di sottofondo Dallas e i Ricchi Piangono.
Sulle strade la terza linea del metrò che avanza,
e macchine parcheggiate in tripla fila,
e la sera ritorno con la noia e la stanchezza.
Non servono più eccitanti o ideologie
ci vuole un'altra vita.


...ansia...
...ansia...
...ansia...
...ansia...
ecc ecc.

giovedì 1 novembre 2007

...del leggere e dello scrivere...



In genere stiamo molto attenti alle storie che raccontano i narratori, gli scrittori, non sempre stiamo attenti a come le raccontano...

sto cercando di provare a spiare i segreti nell'officina della scrittura, per cercare di capire come si decide di narrare una storia, perchè è lì...in quel punto lì...che si sviluppa il concetto della salvezza legata all'atto dello scrivere...

E' importante il modo di scrivere degli scrittori, perchè non solo in cosa raccontano, ma a volte soprattutto in come lo raccontano c'è scritto il loro modo di tramandare il pezzo di mondo che hanno conosciuto...è una cosa difficile da fare ma molto affascinante...e ci proviamo con un grande del '900, Marcel Proust...autore della raccolta "Alla ricerca del tempo perduto"...

l'episodio che prenderemo in considerazione è di per sè abbastanza banale...è il ricordo della cuoca nella casa della sua infanzia...ma per descriverla, Proust scrive questa cosa qui...

"E come l'imenottero studiato da Fabre, la vespa scarificatrice, che per assicurare ai piccoli dopo la sua morte della carne fresca da mangiare, chiama l'anatomia in aiuto della crudeltà e, catturato qualche ragno o punteruolo, gli trafigge con una sapienza e un'abilità meravigliosa il centro nervoso da cui dipende il movimento delle zampe, ma non le altre funzioni vitali, in modo che l'insetto paralizzato, accanto al quale depone le proprie uova, fornisca alle larve quando si schiuderanno una preda docile ed inoffensiva incapace di fuga o di resistenza ma non ancora frollata, Francoise escogitava, per assecondare la sua pervicace volontà di rendere la casa insostenibile da parte di qualsiasi domestico, degli accorgimenti così sottili e così spietati che parecchi anni dopo scoprimmo, che se quell'estate avevamo mangiato asparagi quasi quotidianamente, era stato perchè il loro odore provocava alla povera sguattera incaricata di pulirli, delle crisi d'asma d'una violenza tale che alla fine fu costretta ad andarsene."
Bum...

questa non è una frase...è un monumento...è una performance...un'acrobazia...insomma...un frasone...

in realtà questa frase ha un'architettura semplice, ma molto sofisticata e precisa...innanzitutto è divisa in due parti:

e come l'insetto che fa questo e quello...così Francoise escogitava ecc ecc.

mentre si cerca di stare dietro a tutta l'enorme quantità di informazioni che ci vengono sparate addosso, Proust ci costruisce un ponte...in realtà ci sta suonando una specie di musica...

come l'insetto...così Francoise...
come l'insetto...così Francoise...

una musica che dà una sensazione precisa di ordine, di dominio, di possesso di quello che si ascolta e Proust moltiplica questo meccanismo anche all'interno della tenaglia grossa...quasi come un'ossessione la musica si ripete...domanda-risposta...fino alla fine...

ma la domanda è: perchè? perchè questa prova di bravura?

Proust scriveva così perchè coltivava un sogno...sognava che mettere in ordine queste parole, costruire e lavorare con la sintassi, fosse un modo per ordinare il mondo, il suo caos, la sua disarmonia...se tutto quello che ci sta attorno...tutto quello che ci accade...si riesce a tenerlo in qualche modo, allora forse ci si salva...

è un lavoro da chirurgo che ricuce le ferite della realtà...questo pensava Proust...

ma qui si parla di una serva...non è una ferita...che bisogno c'era...vero...ma queste sono le "prove generali"...qui Proust ci sta facendo vedere di cosa è capace, perchè quando arriverà il nemico vero, quando ci sarà da raccontare quello che ci spaventa veramente, lui avrà quell'arma lì per farlo, sarà in grado di ricucire la ferita vera...quello era il suo sogno...per la salvezza...

(continua)

martedì 30 ottobre 2007

La fine dei puffi


- senti piccolo puffo
- dimmi grande puffo
- cosa cazzo è sto rumore?
- grilli e cicale grande puffo
- e come fanno a far tutto sto casino?
- mi sembra il casino di sempre o grande puffo...
- eppure prima non li sentivo, in tanti anni non mi son mai accorto che fanno tutto sto casino, devono essere le correnti, quelle maledette correnti che soffiano in tutte le direzioni, eppure con tanto lavoro e tanta fatica, dei puffi schiavi, si intende, le avevamo incanalate piegate alla nostra volontà.
Che nervi...
Piccolo Puffo, dobbiamo far qualcosa.
- che fare?
- occorre reincanalare le correnti.
- sarebbe sicuramente efficace, ma non possiamo.
- e perchè mai?
- non le conosciamo, si fanno gli affari loro, non riusciamo a comprenderle.
- allora occorre zittire i grilli e le cavallette. Togliamo l'aria.
- l'aria, o grande puffo?
- l'aria... il loro suono viaggia con l'aria, noi si toglie l'aria e il gioco è fatto.
- ottima idea grande puffo, provvedo immediatamente.

lunedì 29 ottobre 2007

I treni stanno alla meraviglia come i libri alla salvezza?



...tornando sulla salvezza...

Nel 1825, in Inghilterra,
fu inaugurata la prima linea ferroviaria di tutti i tempi.
Era l’inizio del futuro.
I treni volavano sui binari di ferro, divorando tempo e spazio.
Un’emozione profonda e scioccante, fatta di meraviglia e di paura.
Per non essere travolti, gli uomini del tempo presero l’abitudine di affidarsi ad un gesto meticoloso
capace di proteggere i loro occhi e la loro mente
da quella esplosione di feroce bellezza.
Sui treni, lanciati a velocità mai viste, quegli uomini e quelle donne,
per salvarsi,
aprivano un libro e leggevano.

Il sole nero




"Era un vecchio che pescava da solo su una barca a vela nella corrente del golfo, ed erano ottantaquattro giorni ormai che non prendeva un pesce..."
E' l'inizio de Il Vecchio e il Mare, uno dei libri più famosi di Hemingway...racconta una storia molto semplice...Santiago, il vecchio pescatore, sono 84 giorni che non pesca nulla, per lui significa fame, miseria, la pesca è il suo lavoro non certo un hobby...parte con la sua barca da povero pescatore e gli accade una cosa insieme molto bella ma anche molto brutta, molto fortunata e anche molto sfortunata, abbocca ad uno dei suoi ami un pesce...ma non un pesce normale...un pesce enorme, uno dei più grandi della sua vita...ha così inizio il duello tra il vecchio e il pesce, duello che dura un giorno una notte e un giorno...il pesce appena abbocca reagisce fuggendo, non esce dall'acqua, rimane sotto e fugge trascinando con sè la barca...un lungo duello...

Insomma...una storia di pesca...scritta tra l'altro con uno stile scarno, secco, volutamente antiretorico...ma per chi legge è ovvio che questa storia non è solo la storia di un pesce e di un pescatore e se racconta un duello, non è semplicemente quello che c'è tra un cacciatore e la sua preda...
c'è un momento in cui ci si accorge che non è solo quello e che il libro in realtà racconta qualcosa di diverso...qualcosa di più...

"...poi si guardò alle spalle e vide che la terraferma era scomparsa...(ed è qui in questo momento...in questo luogo...che la storia diventa qualcosa di più...lasciati ormai tutti i riferimenti certi...) non importa pensò, posso ancora rientrare con le luci dell'Havana...ci sono ancora due ore prima che tramonti il sole e forse verrà fuori prima...sennò forse verrà fuori con la luna...sennò forse verrà fuori con l'alba...non ho crampi e mi sento forte, è lui che ha l'amo in bocca...che pesce però, per tirare così...mi piacerebbe vederlo...mi piacerebbe vederlo un momento solo per sapere contro che cosa devo combattere...

eccolo lì...
e uno pensa...ma questa frase io l'ho già sentita...è mia...mi appartiene...viene da un mondo in cui sono stato...
allora...da dove viene questa frase? perchè ci fa scattare questa sensazione?

forse perchè appartiene ad un angolo della nostra esperienza che ha a che fare con un certo tipo di dolore, anzi con una certa lotta contro un certo tipo di dolore...ci sono dolori che non si vedono, che corrono sotto e ci portano via...proprio come il pesce...dolori a cui è difficile anche solo dare un nome...

azzardiamo...proviamone uno fra tanti...disagio di vivere...di fronte a questo disagio, a questo dolore, il pensiero è sempre...va bene...io combatto...giorno...notte...sempre...ma mi piacerebbe vederlo...almeno una volta...

Hemingway l'ha nominato...molti altri l'hanno fatto...i libri che parlano di quel dolore sono moltissimi e non a caso...perchè i libri ci difendono dalle cose che più temiamo...e forse raccontandole ci salvano anche un pò...
Esiste una grande letteratura che racconta di questo...e c'è un grande scrittore che più di ogni altro forse, si è spinto in fondo nella disamina di questo disagio...Italo Svevo...che non solo nel suo capolavoro La coscienza di Zeno, ma in tutti i suoi scritti, scopre che la vita fa male, che la vita è una malattia e che l'unica cosa da fare è cercare di ignorare questa verità, cercare di aggirare la vita come malattia e riderne...

ecco quindi che Svevo parla dell'inettitudine a vivere come condizione...ma questa che all'inizio sembra una cosa negativa, alla fine diventa una paradossale salvezza...dall'inettitudine si trae una sorta di selvaggia libertà...la forza di ridere di questo disagio...e scrivere dirà Svevo assomiglia molto all'inettitudine, perchè è un modo di essere fuori dalla vita...scrivere anzichè vivere...

Il protagonista della Coscienza di Zeno dirà ad un certo punto..."io non sono mai stato malato...infatti non sono mai guarito..." e in questa frase c'è tutto il paradosso della vita come malattia...

ma la soluzione per essere completamente dentro la vita...può essere davvero esserne fuori?
...vagheggiando la salvezza...

(continua)

mercoledì 24 ottobre 2007

TANTO VA LA GATTA AL LARDO...



per continuare sull'umorismo...

PRESENTAZIONE

Personaggi: il Sig. Pericle Fischetti, l'altro signore

Il Sig. Pericle Fischetti si avvicina all'altro signore

"Permette? Io sono il Sig. Pericle Fischetti, e lei?"

"Io no..."

Sipario

Questa è una delle tragedie in due battute di Achille Campanile (1899-1977), grande maestro della letteratura umoristica italiana...anche se lui amava dire che il più bel complimento che gli avessero mai rivolto, era che le sue battute non facevano ridere.

Il critico che lo lanciò negli anni '20, disse che il suo era un "riso scemo"...e giù ad interrogarsi sul perchè questa scemenza facesse ridere...

In realtà Campanile era lui stesso un personaggio di Campanile...così avvenne la sua "scoperta" di essere un umorista...

« Un giorno, avendo bisogno di quattrini, mi presentai allo sportello di una banca e dissi al cassiere: "Per favore, mi potrebbe prestare centomila lire?". Il cassiere mi disse: "Ma sa che lei è un umorista?". Così scopersi di esserlo. »


SCHERZI DEL SUBCOSCIENTE

Personaggi: un signore che ha viaggiato tutta la notte, l'amico, facchini e viaggiatori (che non parlano)

La scena è in una stazione.
E' mattina.
All'alzarsi del sipario arriva un treno e ne scende il Signore che ha viaggiato tutta la notte, egli ha un'espressione stanca e seccatissima.

"Hai fatto buon viaggio?"

"Macchè...sapessi come sono disgraziato, ho trovato uno scomparto completamente vuoto, ho potuto stendermi e dormire...e per tutta la notte ho sognato che non riuscivo a trovare posto e facevo il viaggio in piedi..."

Sipario

...ecco...l'umorismo di Campanile è così..."sa che ore sono?" "si"...è un umorismo basato sulle situazioni, coglie tic, manie, piccoli difetti della piccola borghesia degli anni '20, '30 e '40, ma molto spesso la molla è linguistica, un corto circuito linguistico, ci si capisce, non ci si capisce...è un refuso...un gioco di parole...


DRAMMA DELL'OCEANO

Personaggi: il baccalà, nessun altro

La scena si svolge in mezzo all'oceano, ai giorni nostri; il mare è in tempesta, ondate come montagne si innalzano fino al cielo e poi si sprofondano...in lontananza si vede una nave in pericolo, marinai e passeggeri si agitano invocando salvezza.
All'alzarsi del sipario, un baccalà fa capolino tra le onde infuriate e fissa la scena con sguardo perplesso...

"...non arrivo a capire...se la nave è in pericolo perchè il mare è agitato o se il mare è agitato perchè la nave è in pericolo..."

Sipario

Campanile scriveva cose come questa negli anni '20...nessuno lo capiva...a teatro era lo stesso...

Verso la fine degli anni '20, al Teatro Manzoni di Milano...il teatro più importante d'Italia allora...va in scena una sua commedia, sempre sullo stesso genere del paradosso, il pubblico si divide in due immediatamente, metà comincia a battere le mani, ad entusiasmarsi...l'altra metà fischia...un caos infernale...al secondo tempo cominciano a volare i primi pugni...al terzo tempo non ci arriveranno mai...troppo caos...
Ma ad un certo punto...scoppia un grande applauso, fragoroso, il pubblico batte le mani non a Campanile, ma a Pirandello che era lì in un palco e puntualmente ha cominciato a ringraziare...Campanile, che aveva veramente un coraggio pazzesco, apre uno spiraglio nel sipario, si affaccia e dice "grazie per gli applausi...grazie...son contento che vi sia piaciuta la mia commedia, sono io l'autore, non Pirandello...e per ringraziarvi ve la mando di nuovo in scena..." e ha ricominciato da capo, per punirli ha fatto il bis...è venuto giù il teatro...

FURBERIA

Personaggi: un tale, un altro

L'azione si svolge di piena estate, sotto il solleone.
All'alzarsi del sipario, il tale incontra l'altro che arriva sotto un sole che spacca le pietre avendo un pesante cappotto addosso.

"Ma perchè ti sei messo il cappotto se mancano ancora due mesi all'autunno?"

"Eh...caro mio...chi ha tempo non aspetti tempo..."

Sipario


Un giorno sul tavolo del direttore di un giornale, arriva un pezzo di cronaca scritto da uno dei tanti redattori, un pezzo anche un pò lacrimevole...la storia di una vedova che da anni andava tutti i giorni sulla tomba del marito a portare i fiori...e un giorno...è morta, proprio lì, in cimitero, sulla tomba del marito...
Titolo del pezzo "Tanto va la gatta al lardo..." e lì il direttore si mise ad urlare...disse ma questo è un pazzo...ma chi è? è un cretino o un genio...
...era Campanile...non era un cretino...era un genio...








Ergonomia dei sistemi

Introduzione alla Cibernetica (passi tratti da questa interessante pagina)

Secondo il teorema di Jacopini-Bohm, tutto quello che un computer ... può fare consiste nello svolgere tre tipi fondamentali di processo algoritmico:

a.processo sequenziale, consistente nell'elaborazione, uno dopo l'altro, di una serie di passi dichiaramente prestabiliti, del tipo "passo 1 - passo 2 - passo 3 - ... - passo n";

b.processo condizionale, la possibilità di "scegliere" un percorso elaborativo piuttosto che un altro in base ad una condizione che può essere verificata o meno, secondo lo schema "se la condizione X è verificata allora segui la strada A; altrimenti segui B";

c.processo iterativo, capacità di ripetere una procedura finché una condizione è soddisfatta, ossia "finché la condizione è verificata, esegui la procedura e ritorna alla condizione di partenza".

Il modello si chiama sequenziale perché dati ed istruzioni vengono inseriti secondo una sequenza lineare, "impilati" uno di seguito all'altro in base all'ordine d'entrata o di esecuzione.


Il modello sequenziale è il modello a cui si ispira il senso comune.

Il modello di Maturana-Varela-Bateson ci aiuta a farci una rappresentazione più adeguata.

i Sistemi autopoietici (dal greco 'autos', "da sé" e 'poiesis', "produzione")

sistemi autopoietici sono in continua relazione dinamica con l'ambiente circostante tramite interazioni ricorrenti e perturbazioni di vario tipo reciproche, un procedere "fianco a fianco" che è detto accoppiamento strutturale,
è la natura stessa del sistema, in base alla sua peculiare configurazione dinamica a rete ed alle sue "soglie di sensibilità" a "selezionare" gli input dell'ambiente e ad "assestarsi" internamente di conseguenza, in un modo che l'ambiente non può ne' specificare ne' dirigere.

Questo è la teoria che sta alla base della disciplina dell'ergonomia dei sistemi così come la intendo io.

lunedì 22 ottobre 2007

...nota vagamente autobiografica...ore 5.43...


Vivere non è difficile potendo poi rinascere
cambierei molte cose un po' di leggerezza e di stupidità.
Fingere tu riesci a fingere quando ti trovi accanto a me
mi dai sempre ragione e avrei voglia di dirti
ch'è meglio se sto solo...
Ma l'animale che mi porto dentro
non mi fa vivere felice mai
si prende tutto anche il caffè
mi rende schiavo delle mie passioni
e non si arrende mai e non sa attendere
e l'animale che mi porto dentro vuole te.
Dentro me segni di fuoco è l'acqua che li spegne
se vuoi farli bruciare tu lasciali nell'aria
oppure sulla terra.
Ma l'animale che mi porto dentro
non mi fa vivere felice mai
si prende tutto anche il caffè
mi rende schiavo delle mie passioni
e non si arrende mai e non sa attendere
e l'animale che mi porto dentro vuole te.

"L'animale" F. Battiato

Tutti i pensieri di un coniglio sono conigli


seconda puntata...

problema...(non si parte sempre da un problema??)...

"Un uomo mise una coppia di conigli in un luogo circondato da tutti i lati da un muro. Quante coppie di conigli possono essere prodotte dalla coppia iniziale in un anno supponendo che ogni mese ogni coppia produca una nuova coppia in grado di riprodursi a sua volta dal secondo mese?"

...questo era il problema di Fibonacci (matematico pisano del XII sec.)...

Ma sinceramente...com'è possibile che la discendenza di due conigli immaginari abbia avuto tanta importanza per la storia della matematica (e non solo...altrimenti non sarei qui a parlarne)?

comunque...analizziamolo...questo problema...

Si inizia con una coppia. Dopo il primo mese, la prima coppia dà origine a un'altra coppia, per cui ne abbiamo due. Dopo il secondo mese, la coppia matura produce un'altra coppia giovane, mentre la precedente coppia diventa matura. Le coppie sono quindi tre. Dopo il terzo mese, ciascuna delle due coppie mature genera un'altra coppia, mentre la coppia giovane diventa matura, cosicchè le coppie sono cinque. Trascorso il quarto mese, ciascuna delle tre coppie mature genera una coppia, mentre le due coppie giovani diventano mature, portando il totale a otto coppie. Dopo il quinto mese, otteniamo una coppia giovane da ciascuna delle cinque coppie adulte, mentre tre coppie diventano mature, per un totale di tredici. Supponiamo di esaminare solo il numero di coppie adulte, un mese dopo l'altro. Tale numero risulta composto dal numero di coppie adulte nel mese precedente, più il numero di coppie giovani diventate adulte dal medesimo mese precedente. Ma questo numero di coppie giovani in effetti è uguale al numero di coppie adulte nel mese ancora precedente. Perciò, in ogni mese a partire dal terzo il numero di coppie adulte è semplicemente uguale alla somma del numero di coppie adulte nei due mesi precedenti. Il numero di coppie adulte formerà quindi la successione: 1, 1, 2, 3, 5, 8, 13, 21, 34, 55, 89, 144, 233,....in cui ciascun termine (a partire dal terzo) è uguale alla somma dei due termini precedenti...(che razza di mal di testa)...

...ecco nata la fantomatica "successione di Fibonacci"...croce e delizia....

i conigli si stanno trasformando in qualcos'altro...

se rivolgiamo l'attenzione ai rapporti degli elementi contigui della successione...

1/1 = 1,000000
2/1 = 2,000000
3/2 = 1,500000
5/3 = 1,666666
8/5 = 1,600000
13/8 = 1,625000
21/13 = 1,615385
34/21 = 1,617647
89/55 = 1,618182
144/89 = 1,617978
233/144 = 1,618056
377/233 = 1,618026
610/377 = 1,618037
987/610 = 1,618033

ecco...abracadabra...il coniglio si è trasformato...

procedendo lungo la successione, il rapporto tra un termine e il suo precedente, oscilla intorno ad un numero al quale si avvicina sempre più...il rapporto aureo...

tutto oscilla...tutto...il coniglio è diventato l'incommensurabile...

ahh...la matematica...

(fine)

Il tempo delle ippogiraffe.


Così raccontava il vecchio ippogrifo, amava ripercorrere i rivoli dei ricordi che scorrevano quasi secchi nel suo cervello.
Ai suoi tempi le ippogiraffe erano piccole e tozze come le ippoiene e amavano nutrirsi di ippocampani, trovavano deliziosa la loro putricarne, ed erano tranquille perchè nessun altro animale l'avrebbe mai assaggiata.
Cacciavano in gruppo e usavano lunghe eticorde, li circondavano e non senza fatica li impiccavano, con dolcella li scuoiavano.
Nel raccontare la sequenza della caccia l'ippogrifo sorrideva, coi 4 denti che gli rimanevano.
Amava descrivere le eticorde, la loro resistenza, la lieve elasticità che ne permetteva l'adattabilità e la resistenza.
Poi, improvvisamente si rabbuiava, lo sguardo si induriva e in un'espressione di terrore ricordava i PorciDue.
I PorciDue erano delle belve senza pietà, si nutrivano di tutto tranne che di ippocampani, ma soprattutto amavano pulirsi il culo dagli escrementi usando le eticorde. La cacca molto acida le corrodeva, ed un bel giorno di eticorde non se ne trovarono più.
La savana si riempi di ippocampani, erano ovunque, ora che le ippogiraffe non potevano più impiccarli nessuno poteva fermarli.
Grassi enormi e stolti finirono per devastare ogni cosa.
Fu fa fi fi, fu fa fi fi.

domenica 21 ottobre 2007

Preludio ad un numero...

Nel mio vagheggiare di proporzioni, alla ricerca di una definizione non banale di opera d'arte, mi sono all'improvviso ricordata di Fidia, il celebre sculture greco autore del Partenone...

Fidia applicava alle sue opere, consciamente e con grande precisione il "rapporto aureo"...

ma partiamo dall'inizio...le storie non hanno nè senso nè poesia se non le si racconta dall'inizio...

Il celebre fisico britannico William Thomson, disse una volta ad una conferenza: "Quando non possiamo esprimerla con i numeri, la nostra conoscenza è povera e insoddisfacente"...in effetti i numeri e la matematica hanno la curiosa tendenza a contribuire alla comprensione di aspetti della realtà che sono, o sembrano, molto lontani dalla scienza.

Esiste un piccolo gruppo di numeri particolari che ricorrono spesso, attirando curiosità, il più noto di questi numeri è il pi greco...meno noto di pi greco è phi, un numero per certi versi assolutamente misterioso.
Che cos'hanno in comune la disposizione dei petali di una rosa, il celebre Sacramento dell'Ultima Cena di Dalì, la spirale di alcune conchiglie e l'allevamento dei conigli?
Per quanto possa apparire strano,queste realtà così disparate condividono un numero, o una proporzione geometrica, noti fin dall'antichità e designati come "numero aureo", "rapporto aureo" e "sezione aurea".

In genere usiamo la parola proporzione per identificare un rapporto tra cose considerate secondo la grandezza o la quantità; oppure un rapporto tra cose che appaia caratterizzato da una particolare armonia.
In matematica, con proporzione, si intende di solito un'uguaglianza del tipo 9 sta a 3 come 6 sta a 2.
Vedremo che il rapporto aureo è un 'interessante commistione dei due significati, quello quantitativo e quello estetico, perchè pur essendo definito matematicamente gli viene attribuita la capacità, se applicato ad oggetti che colpiscono i sensi, di renderli armoniosi.

La prima definizione del rapporto aureo fu formulata dal fondatore della geometria deduttiva: Euclide.
Euclide si è soffermato su un particolare rapporto di lunghezze, ottenibile in modo relativamente semplice dividendo una linea secondo quella che chiamò la sua proporzione estrema e media...
"si può dire che una linea retta sia stata divisa secondo la proporzione estrema e media quando l'intera linea sta alla parte maggiore così come la maggiore sta alla minore"...

chi avrebbe mai immaginato che questa proporzione definita da Euclide a fini esclusivamente geometrici avrebbe avuto conseguenze in quasi tutti i rami del sapere e della conoscenza...
Il rapporto aureo è un esempio splendido di quel senso di meraviglia che tanta parte ha nella creazione dell'opera d'arte e nello sviluppo/anelito verso la conoscenza...

secondo Einstein, quella del mistero è la più straordinaria esperienza che ci sia dato di vivere...è l'emozione fondamentale situata al centro della vera arte e della vera scienza...

Il valore esatto del rapporto aureo è 1,6180339887...con infinite cifre decimali prive di sequenze ripetitive...un numero interminabile...
Quando il matematico greco Ippaso di Metaponto scoprì, nel V sec. A.C., che il rapporto aureo non apparteneva nè alla famiglia degli interi, nè a quella dei numeri razionali, tale novità causò una vera crisi filosofica...il fatto che la sezione aurea non si possa esprimere attraverso una frazione, significa che è impossibile trovare due numeri interi il cui rapporto corrisponda esattamente al rapporto nella proporzione di Euclide...quando come in questo caso, due lunghezze non sono multipli di un'unità di misura comune, sono dette incommensurabili...la scoperta che il rapporto aureo è un numero irrazionale fu quindi la scoperta dell'incommensurabilità...

il fascino del rapporto aureo dipende soprattutto dalla sua incredibile propensione a comparire dove meno lo si aspetta...nella disposizione dei semi di una mela divisa a metà, nel calcolo della disposizione dei petali di una rosa, nelle strutture a spirale delle conchiglie...tutto il mondo per così dire "naturale" presenta innumerevoli casi di logiche dispositive legate al rapporto aureo, ma non solo...il mondo delle arti figurative...letterarie...musicali...è attraversato molto spesso da questo rapporto, usato nella maggior parte dei casi per aumentare l'efficacia dell'opera (visiva o acustica).
Una delle proprietà che contribuiscono infatti alla riuscita di un'opera è il suo essere proporzionata...l'armonia del rapporto quantitativo sia delle parti tra di loro, sia delle parti col tutto...la storia dell'arte evidenzia che nella lunga ricerca di un canone sempre sfuggente, della perfetta proporzione, cioè di una proporzione capace di infondere automaticamente a un'opera la gradevolezza estetica, il rapporto aureo è sempre stato il candidato più tenace...

quello che fa di questo numero un protagonista attraverso i secoli, rimane comunque, al di là della sua manifestazione esplicita in tutto ciò che ci vive attorno, il suo incredibile intrecciarsi alla vita e al pensiero e allo studio di molti uomini attraverso i millenni e i continenti, tutti tesi allo sforzo di approfondire argomenti attraenti...curiosi...misteriosi...

Lo studio assiduo, incessante ed instancabile dell'apparenza del visibile...

"Solo le persone superficiali non giudicano dalle apparenze...il mistero del mondo è il visibile, non l'invisibile..."
O. Wilde

alla prossima puntata...

La nota ottimistica


Stanche angosce
si ripetono
senza spiragli di luce.

venerdì 19 ottobre 2007

La Morte della Democrazia

Oggi 19 Ottobre 2007 è mancata la

DEMOCRAZIA

Lo annunciano esterefatte e sconvolte, le persone che nonostante tutto quello che sta accadendo nel paese, ancora avevano l'illusione di vivere in uno stato dove vigesse la libertà di parola e di espressione...uno stato democratico appunto...
La democrazia è mancata per effetto dell'ennesimo disegno di legge iniquo e vessatorio, un disegno votato all'unanimità dall'intero Consiglio dei Ministri, che così spera una volta per tutte di chiudere la bocca alla rete, a tutti quelli che ancora hanno voglia di esprimersi, insomma a noi tutti.
Il nostro ringraziamento per tutto quello che è stato fatto in tale direzione, va in primis a FRANCO LEVI, che ha scritto il testo del disegno di legge e a tutti coloro che lo hanno umanamente aiutato affinchè la sua creazione guadagnasse tutto lo spazio che meritava.

La presente serve da partecipazione e ringraziamento a tutti coloro che invece nel loro piccolo o secondo le loro possibiltà vorranno attivarsi per far sì che il nostro dissenso arrivi il più in alto possibile il più in fretta possibile, a fermare quest'ennesima tirannia...quindi avete capito...non fiori...ma opere di bene...

giovedì 18 ottobre 2007

Sempre troppe ti


La campana suona per se stessa, si ingrassa del suo agitarsi.

mercoledì 17 ottobre 2007

incisive...evanescenti...parole...

1948

In questa notte d'autunno
sono pieno delle tue parole
parole eterne come il tempo
come la materia
parole pesanti come la mano
scintillanti come le stelle.
Dalla tua testa dalla tua carne
dal tuo cuore
mi sono giunte le tue parole
le tue parole cariche di te
le tue parole, madre
le tue parole, amore
le tue parole, amica.
Erano tristi, amare
erano allegre, piene di speranza
erano coraggiose, eroiche
le tue parole
erano uomini.

N. Hikmet

IL PENSIERO DI QUARTA FILA

...stavo pensando se fosse possibile provare nostalgia per qualcosa che non si è mai conosciuto...anelito misto a rimpianto...mancanza...ecco...credo sia la parola giusta...MANCANZA...

anche il gesto del raccontare, del narrare, è un modo di recuperare una sorta di nostalgia per le cose che si scrivono...

"...mio fratello mi ha domandato che cosa ne pensavo io di tutta questa storia che ho appena finito di raccontarvi, non ho saputo che accidenti dirgli...se proprio volete saperlo non so che cosa ne penso, mi dispiace però averla raccontata a tanta gente, io suppergiù so soltanto che sento la mancanza di tutti quelli di cui ho parlato...è buffo...non raccontate mai niente a nessuno...se lo fate, finisce che sentite la mancanza di tutti..."

...finisce che sentite la mancanza di tutti...

questo, è un brano tratto da "Il giovane Holden" di J.H. Salinger, per l'esattezza le parole finali di un libro dal titolo intraducibile (The catcher in the ride), che appena uscì negli anni '50 in America, divenne la bandiera di una generazione che non ci stava, che non voleva arrendersi al sistema e ad un certo tipo di vita che gli veniva imposto...

...un libro, che nella nostra ricerca della molteplicità di utilizzo e di senso della parola fatta testo, riveste un ruolo particolare nel farci scoprire una dimensione altra da quella che appare a prima vista; in realtà la trama del giovane Holden è molto semplice...un pò infantile...quasi banale...un ragazzo che esce dal college alla Vigilia di Natale, e cerca di allontanare il più possibile il momento in cui arriverà a casa davanti a suo padre, a dirgli che è stato espulso da scuola...per l'ennesima volta...tutto qui...il libro è tutto qui...se non fosse per il modo in cui questo ragazzino legge il mondo e vede quello che sta dietro...la quarta fila...quasi che la ribellione per quello che sta davanti, sia la clausola necessaria per diventare dei geni nella scoperta di ciò che sta nelle retrovie...le ragioni del vedere che si mescolano con quelle dello scrivere...

...ma niente senso della vita...niente scoperte da vecchio saggio...niente battute ad effetto...solo leggerezza...

Holden usa, per cercare di farci comprendere questa dimensione altra, un esempio strepitoso di contrapposizione, la visita al museo...immutabilità vs cambiamento...

"...ma la cosa migliore di quel museo, era che tutto stava sempre allo stesso posto, nessuno si muoveva, potevi andarci centomila volte e l'eschimese aveva sempre appena finito di prendere quei due pesci...gli uccelli stavano ancora andando a sud...i cervi stavano ancora abbeverandosi con le loro belle corna e le belle esili zampe...e la squaw col petto nudo stava ancora tessendo la stessa coperta...nessuno era mai diverso, l'unico ad essere diverso eri tu; non è che fossi molto più grande, no niente di simile, non era proprio questo, era solo che eri diverso, ecco tutto...stavolta avevi addosso il soprabito magari, oppure il bambino che avevi vicino l'ultima volta si era preso la scarlattina e avevi un nuovo compagno, oppure avevi sentito papà e mamma che litigavano come forsennati nella stanza da bagno, oppure per la strada eri appena passato vicino ad una di quelle pozzanghere dove la benzina fa l'arcobaleno...voglio dire, eri diverso, per una ragione o per l'altra, non so spiegare quello che avevo in mente per sentirmi diverso...e anche se sapessi farlo, non sono sicuro che ne avrei voglia..."

...quarta fila...

CONTRAPPOSIZIONE

Si può essere al tempo stesso grandissimi e meschini? Rivoluzionari e reazionari? Ricchissimi in spirito e miserabili?

Può l'opera d'arte scriversi da se stessa? Rotolare fuori dalle pieghe di un'anima meno che degna o saggia o autorevolmente e universalmente riconosciuta giusta?

"...il narratore è la figura in cui il giusto incontra se stesso..."
W. Benjamin

...sto riflettendo...

lunedì 15 ottobre 2007

Topo grigio prestigiatore...

allora...esaminiamo la questione...

L'illusionismo, la cui definizione esatta è "magia su larga scala", è un'arte solitamente eseguita come forma di spettacolo di intrattenimento dove l'artista, comunemente detto mago o illusionista (ma sono usati anche prestigiatore ed il francesismo prestidigitatore), crea effetti apparentemente magici usando trucchi che possono essere fisici (solitamente meccanici ma anche chimici, idraulici, etc.), ottici, psicologici.

...e fin qui....ma proseguiamo...

PRINCIPI BASE

In generale, il compito dell'illusionista è quello di creare l'illusione (appunto) di un accadimento magico nella mente dello spettatore. Lo scopo solitamente è quello di intrattenere lo spettatore generando in lui il sentimento di meraviglia. Un illusionista però potrebbe (in caso limite) utilizzare ciò per ottenere cose diverse dall'intrattenimento, come condiscendenza, gratitudine, soggezione, denaro e più in generale potere sulle persone.
L'unico modo di creare un sentimento in una persona è quello di passare per la sua mente. Dunque il fattore psicologico è dominante. Esistono illusioni realizzate esclusivamente con l'uso della psicologia (senza "trucco") ma non esistono trucchi che siano magici di per sè. Bisogna comunque che la mente dello spettatore sia preparata ad accettare il fenomeno a cui sta per assistere come magico.
Tutto ciò porta ad un altro principio base: la naturalezza. Perché un'azione "truccata" sia accettata come normale da uno spettatore essa deve essere eseguita in modo naturale, ossia deve mimare esattamente il movimento naturale cui essa si ispira.

...albeggia all'orizzonte...la luce avanza...ed elenca...

GENERI: Prestidigitazione

Etimologia: Parola di derivazione latina "Prestis Digitus"! ovvero: muovere velocemente le dita.
Il prestidigitatore, colui che pratica la prestidigitazione, nasconde la propria abilità agli astanti, per eseguire prestigi e quindi sbalordire i presenti...l'artista, anziché servirsi di attrezzi truccati per ottenere l'effetto magico, si serve della sua abilità manuale e di tecniche manipolatorie complesse per sbalordire il pubblico...Nel caso della manipolazione da scena, l'artista si trova in genere in piedi su un palco o una pedana, ad una distanza maggiore dal pubblico il quale non è concentrato solo sulle mani del prestigiatore ma in generale su tutta la sua persona.

...l'esame è accurato...la conclusione la sola possibile...

...da La Repubblica news 24 ore...

Sono due le "parole chiave" che il segretario in pectore del Pd, Walter Veltroni, indica, durante la conferenza stampa all'indomani delle primarie: "innovazione e coesione". Sono queste le richieste che gli elettori fanno al Pd con il voto di ieri. "La prima, innovazione - spiega Veltroni - e' cio' che e' mancato in questi ultimi 13 anni. Il Paese ne ha bisogno e il voto di ieri dimostra che il Paese ha voglia di innovazione". La seconda parola chiave e' "coesione, che e' qualcosa di piu' della parola unita'. Si puo' essere uniti - osserva Veltroni - contro qualcosa o qualcuno. Invece la coesione vuol dire essere coesi nell'affermare valori, idee, programmi ed e' quello che ci chiede il Paese".

...ma...ora...in questo tempo...in questa era...la domanda sgorga spontanea...chi sta sedendo alla destra del Padre????!!!!!!!

...et voilà...ecco a voi signore e signori...Topo Grigio Prestigiatore!!!!!!!!

clap clap clap clap

...beata coerenza....

...